
Tra le novità editoriali di questo periodo, cari avventori del Thriller Café, c’è anche l’ultimo romanzo tradotto in Italia di John Connolly. Si chiama “Sporco Sud”, esce grazie all’editore Fanucci nella serie “Time Crime” con la traduzione di Stefano Bortolussi, il cui talento, fatemi dire, è palpabile. L’edizione in lingua originale risale al 2020 e segue di un anno l’uscita del precedente “Il libro di ossa”, anche questo appartiene alla serie del detective Charlie “Bird” Parker, ma non potrebbe essere più diverso dal precedente e per certi versi, diverso anche dall’opera di Connolly in generale. Tanto il precedente lasciava spazio a una contaminazione con il Fantasy, nello stile narrativo e nel soggetto scelto, con personaggi che attraversavano i secoli e “spiriti” che infarcivano la trama, quanto l’attuale è una pura crime novel, che più classica non si potrebbe. Charlie Parker è qui più che mai detective investigativo, mani e piedi dentro l’inchiesta. Parker, per chi non lo sapesse, è il personaggio preferito di Connolly, ex detective della polizia di New York, che ha perso moglie e figlia per mano di un ignoto ed efferato killer e ancora, in pena, vaga alla ricerca del colpevole.
Il titolo è di per sé già molto evocativo. Il protagonista del romanzo è anche, se non prima di tutto, il Sud degli States. Come categoria dello spirito prima ancora che come luogo geografico. Il sud tradizionalista, il cui pragmatismo poco moralista sconfina spesso nella corruzione, misero e povero, terra di eroi poco in odore di santità. Terra nella quale persino i progressisti sono almeno in parte conservatori, nella quale il razzismo è ancora molto presente sotto traccia. Il Sud dei Grisham, dei Lansdale. Anche il Sud di William Jefferson Clinton, che appare talvolta dietro le quinte del romanzo, a confermare che Connolly (lo dice anche nei suoi ringraziamenti finali) è in questo caso molto con i piedi per terra.
Proprio negli anni di Bill Clinton si svolge la vicenda di “Sporco Sud” e proprio nell’Arkansas di cui l’ex Presidente fu governatore. Nei pressi del Lago Karagol (che esiste per davvero), nella Contea di Burdon, nel paesino di Cargill (entrambi inventati dall’autore). Parker è lì perché i suoi informatori nell’FBI gli hanno comunicato che due donne sono state uccise con modalità che potrebbero somigliare a quelle di chi gli ha ucciso moglie e figlia. La locale polizia brancola nel buio e il capo Evan Griffin incrocia per caso il forestiero Charlie Parker. Non capita spesso un forestiero a Cargill e il Sud per definizione non ama i forestieri. Magari del Nord, magari intelligenti e ambigui. Griffin arresta quindi subito Parker (il Sud non è esattamente la patria dei diritti civili), ma ben presto capisce che può chiedere il suo aiuto per risolvere i misteriosi delitti.
La storia, che procede nel solco dei classici crime thriller, è molto ben raccontata e la corposità del romanzo viene annullata dalla costante tensione che cattura il lettore. I personaggi sono centrati e credibili e tutto è costruito con grande mestiere. Il gioco è quello del contrasto tra il colto anti-eroe intellettuale e raffinato e, appunto, lo “Sporco Sud”, greve, grezzo e corrotto. Terra di desolazione che continuamente cerca riscatto e redenzione. Terra profondamente razzista nella quale sono all’ordine del giorno le guerre tra poveri. Dove il miraggio della ricchezza e del denaro sono gli unici incentivi al cambiamento e dove le “famiglie” la fanno da padrone.
A differenza però del Connolly cui eravamo abituati, dolente e quasi tragico, qui c’è molta rabbia positiva che emerge tra le righe. C’è un Parker anche molto ostinato e alla ricerca della verità che crede in qualcosa e che non vuole arrendersi. In questo modo, anche una storia sordida nello “Sporco Sud” può far sperare che non tutto sia perduto e che qualcosa possa fare breccia tra le macerie.