Recensione odierna dedicata al nuovo romanzo di John Connolly, Il lupo in inverno, titolo con protagonista Charlie “Bird” Parker.
L’uomo è cacciatore, recita un proverbio, e spesso le sue prede sono altri uomini. Lo sono quelle del Collezionista, serial killer che guidato dai consigli dell’Avvocato si fa giuria e boia di coloro che ritiene colpevoli. A sua volta questo assassino è cacciato da una task force che vuole vendicare la morte di un loro collega. Inizia così il nuovo romanzo di John Connolly, riprendendo i fili dei libri precedenti ma introducendo subito una nuova indagine. A Portland un senzatetto di nome Jude sta morendo impiccato, non per sua volontà. L’ultimo desiderio è quello di chiedere all’investigatore privato Charlie “Bird” Parker di indagare sulla scomparsa di sua figlia, una sbandata forse più del padre, di cui non si ha più traccia da quando è andata a Prosperous, nel Maine. L’eroe della saga dell’autore irlandese si mette alla ricerca della ragazza. Oltre all’atteggiamento da duro senza essere spaccone, abituato al lavoro da strada, erede della tradizione degli hard boiled statunitensi, a catturarci è l’ironia del personaggio, una cifra stilistica che si ritrova nelle sue battute, nelle descrizioni e in agganci narrativi che anticipano gli eventi rialzando l’attenzione del lettore, passaggi come come “Quando la rividi, stavo morendo” gettati con nonchalance dal detective.
Sotto l’apparente tranquilla normalità provinciale si nasconde un vero e proprio inferno.
Prosperous è una gabbia, una grande gabbia invisibile ma opprimente. Un villaggio dove vivono regole ancestrali, la macabra e distorta versione di una comunità tenuta assieme da un patto fatto di riti, superstizioni e violenza, fondati su un credo derivante da un’antica setta religiosa dedita a culti misteriosi, in cui il rapporto tra l’uomo e la natura si trasforma in un legame di sangue. Un buco nero come le tenebre, isolato dal mondo e deciso a difendersi da intromissioni esterne.
La gola di Harry si seccò. Avrebbe pregato, se non avesse smesso da tempo di credere in Dio. L’esistenza stessa di Prosperous era l’argomento più valido con cui poteva confutare l’idea di una divinità benevola che provvedesse all’umanità.
In questà comunità apparentemente granitica stanno però cominciando ad aprirsi delle crepe: una coppia di anziani coniugi, stanca di accettare i compiti spaventosi che la città esige che facciano, cova la ribellione, ma non è facile liberarsi dall’abbraccio mortale di Prosperous. Il capo della polizia, un antagonista ben costruito, è intenzionato a difendere la propria città a qualunque costo. La rottura dell’alleanza primigenia su cui si è fondato il paese scatena forze arcane, la bestia ferita diventa più feroce; il thriller si tinge di esoterismo, seguendo lo schema del ciclo dedicato a Parker. Ma il romanzo (che avvicinandosi al finale abbandona gli elementi polizieschi lasciando spazio a quelli sovrannaturali) non vira verso il gotico, mantenendo invece toni realistici in un mix originale per il genere.
In un susseguirsi senza soluzioni di continuità di scene differenti, il narratore ci avvicina a vari personaggi, calandosi tra l’altro anche negli insoliti panni di un lupo, un passaggio interessante scritto in modo originale, sospeso la descrizione esterna e quella interna dei “pensieri” dell’animale. In generale, pur esprimendo ciò che provani i protagonisti Connolly mantiene sempre un certo distacco formale che rende peculiare la sua prosa. I continui cambi di punti di vista mutano anche la condizione dei lettori, che a volte vivono le scene “in tempo reale” scoprendo quello che scoprono i personaggi e a volte sanno invece più dei protagonisti e possono così prefigurarsi i pericoli che stanno correndo, il che a volte genera risultati curiosi, come quando leggiamo i dubbi di Parker (l’unico ad esprimersi in prima persona) sulla direzione presa dalla sua indagine quando già sappiamo che è nel giusto, e forse in quel caso lo scarto di sapere tra noi e il personaggio è un limite e non un vantaggio per il romanzo. In un modo o nell’altro la trama tiene comunque in sospeso e spinge a continuare la lettura: il mistero regge bene fino alla fine, viene lasciato intendere che periodicamente la città celebra qualcosa di simile a sacrifici umani ma si mantiene sempre l’ambiguità sui dettagli e, soprattutto, su chi o cosa si voglia soddisfare e placare grazie a simili azioni.
Mentre rivoltava la terra a mani nude, aveva percepito la presenza di un’ostilità perfetta e profonda, di un odio famelico fatto di sostanza.
Pur essendo indipendente dalle altre indagini di Bird, Il lupo in inverno fa parte di un universo coerente in cui sono inseriti anche i precedenti volumi: a tenere unite le diverse avventure c’è ad esempio il Collezionista ma anche altri personaggi ricorrenti e riferimenti incrociati ai casi passati. Ritorna anche Cambion, una figura indimenticabile che non descriviamo per lasciare a chi non si è mai imbattuto in lui la gioia di conoscerlo per la prima volta, così come non riveliamo il colpo di scena piazzato da Connolly a due terzi del romanzo che lascerà a lungo in sospeso gli amanti di Charlie Parker. La narrazione si allarga e il caso di Prosperous diventa un tassello di una battaglia più grande, in un mondo dominato da poteri tenebrosi e inquietanti. Un’altra trasformazione per questo romanzo multiforme che fonde i generi per una nuovo capitolo della saga di Bird.
“Il nostro cammino non può proseguire nel mondo moderno. Alla fine, ci scopriranno.”
“Perciò credi che dovremmo fermarci?”
“Possiamo fermarci, oppure qualcuno ci fermerà. La prima opzione potrebbe essere meno dolorosa della seconda.”
“E il vecchio dio?”
“Cos’è un dio senza credenti? Solamente un mito che aspetta di essere dimenticato.”
- Connolly, John (Autore)