Una donna francese sta stendendo il suo memoir che, se nelle mani sbagliate, potrebbe rivelarsi estremamente pericoloso. È la storia dell’uomo che amò molto tempo prima a Beirut e del figlio che le fu strappato dalle mani con l’accusa di tradimento. Quella donna custodisce un’informazione di massimo riserbo per il Cremlino: l’infiltrazione di una talpa del KGB nel cuore dell’Occidente, ormai giunta molto vicino ai massimi gradi del potere.
Ancora una volta sarà Gabriel Allon, leggendario restauratore d’arte e agente segreto israeliano, a portare alla luce la cospirazione. Per farlo, dovrà tornare indietro nel tempo, fino alla scoperta del più grande tradimento del XX secolo.
L’altra donna, il nuovo romanzo di Daniel Silva, tiene fede alle premesse e alle promesse che la sinossi racconta: questo nuovo romanzo della serie “Gabriel Allon” è una spy story fatta di amori e tradimenti nella più classica tradizione di questo tipo di romanzo: e proprio in questo sono i pregi e i limiti maggiori di questo buon romanzo.
Silva costruisce un racconto molto classico, che si inserisce nella tradizione del racconto di spionaggio ben scritto, raccontato attraverso le atmosfere a tratti eleganti che ci si aspetterebbe di trovare: hotel di lusso, donne affascinanti, uomini che custodiscono segreti che potrebbero cambiare i destini di una nazione. Siamo lontani dalle atmosfere alla “Mission impossible” e – grazie anche a una scrittura a tratti colta – Silva costruisce un’atmosfera intensa e per certi versi malinconica. Le vicende si rincorrono in un tuffo nel passato, creando nel lettore la sensazione di vivere un colpo d’occhio su un mondo parallelo di intrighi e pericoli che sfiora il mondo reale nel quale viviamo.
Questi sono sicuramente aspetti positivi che, al lettore amante del genere spy o di Daniel Silva in particolare, non possono che piacere: un romanzo poderoso – oltre 400 pagine – , di solida costruzione e che mantiene le promesse.
I limiti sono quelli propri della serialità, sopratutto quando il numero di romanzi dedicati a un personaggio è alto, come in questo caso: il lettore che non conoscesse l’autore e che si accosti a Silva con questo L’altra donna non riuscirà probabilmente ad apprezzare fino in fondo le atmosfere e Gabriel Allon, protagonista. Ed è un peccato, perché Allon è un personaggio davvero carismatico, ricco di sfumature, e che tra l’altro Silva usa come pretesto per riferimenti culturali importanti: come tutti i personaggi che vivono attraverso numerosi romanzi, e in questo caso sono una quindicina, l’empatia con il lettore si crea attraverso la crescita parallela lettore – personaggio, un legame che si protrae negli anni. Un esempio calzante è l’atmosfera con la quale viene descritta Vienna, piuttosto cupa e malinconica che a primo impatto sembrerebbe calzare meglio per una Berlino Est oltre cortina: solo a posteriori si intuiscono i motivi personali che rendono la capitale austriaca così fredda, ma anche quando l’autore con poche righe spiega cosa successe anni prima è come se ci fosse un tassello mancante, la sensazione di non aver tutti gli elementi necessari per ricostruire il vissuto di Gabriel. E in un romanzo dove la resa dei conti del protagonista con gli antagonisti di sempre è fondamentale per la dinamica della storia, questo limite “di empatia” si fa sentire.
Altro limite, forse legato in particolare a questa storia che affonda saldamente le sue radici nel passato, è la sensazione che il romanzo abbia un punto di visto un po’ datato, con i russi nel ruolo dei cattivi e un universo di spie che, forse, nel mondo reale sarebbero sorpassate dalla Storia.
Consigliato per gli amanti della serie, spunto di lettura per chi fosse alla ricerca di un personaggio da conoscere attraverso una produzione letteraria consistente.