La vedova nera di Daniel SilvaHarperCollins Italia pubblica La vedova nera di Daniel Silva e, a meno di un anno dal precedente romanzo dell’autore americano, continua a offrirci le opere di quella che è probabilmente la più interessante serie contemporanea dedicata allo spionaggio.
Comparso in lingua originale nel 2016 con il titolo di The Black Widow, La vedova nera è il sedicesimo titolo del ciclo dedicato alla spia Gabriel Allon e arriva ora nelle librerie italiane con la traduzione di Giovanni Zucca.

Si tratta di un volume particolarmente importante all’interno della storia del personaggio, vuoi per la vicenda narrata, che ribadisce, oltre alle grandi abilità narrative di Daniel Silva anche la sua attenzione nei confronti degli avvenimenti mondiali del presente, vuoi anche per il futuro che si prospetta per il carismatico e affascinante Gabriel Allon.
Prima di esprimervi il nostro parere su La vedova nera, diamo un’occhiata alla trama del romanzo.

Poco dopo i fatti narrati ne La spia inglese, ritroviamo Gabriel Allon che, in attesa di diventare il nuovo capo dell’intelligence israeliana, sostituendo quindi Uzi Navot e abbandonando le operazioni sul campo, sta passando il tempo restaurando un dipinto che dovrebbe essere noto ai fan della serie.

Purtroppo, prima di occupare la nuova e importante posizione, un’esplosione compie una strage in un quartiere ebraico di Parigi. L’attentato è rivendicato dall’Isis e il governo francese, messo in difficoltà, chiede il suo aiuto. La richiesta avviene in modo particolare e fondamentalmente scorretto: una delle vittime della strage era una donna che Gabriel conosceva (incontrata in The Messenger. Terrore in Vaticano, sesto romanzo della serie, pubblicato in Italia da Vertigo nel 2008) e ha lasciato in eredità alla nota spia un dipinto del valore di circa una ventina di milioni di dollari, dipinto che il governo francese intende trattenere fino al termine della missione di Gabriel.

Allon dovrà quindi momentaneamente allontanarsi dalla moglie e dai suoi due figli gemelli nati da poco, Irene e Raphael, per tornare un’ultima volta in azione. Ben presto diventa evidente che l’ideatore e responsabile della strage è il terrorista conosciuto come Saladino, un uomo così paranoico, capace e accorto da risultare praticamente irraggiungibile. Lui e la sua rete di contatti sono protetti da un complesso e impenetrabile sistema di crittografia e a Gabriel non rimane che tentare una mossa disperata, cercando di colpire Saladino in quella che sembra essere l’unica apparente falla del suo sistema: la ricerca di nuove reclute per l’Isis.

Approfittando del fatto che un numero sempre maggiore di donne aderisce al gruppo radicale, Allon si mette in contatto con Natalie Mizrahi, una dottoressa ebrea nata in Francia che lavora a Gerusalemme, per impiegarla come cavallo di Troia nell’organizzazione del feroce Saladino. La donna fingerà di essere la figlia di un rifugiato palestinese: se Natalie riuscirà ad avvicinarsi e contattare il terrorista, per Gabriel sarà poi relativamente semplice uccidere Saladino e arrivare finalmente a essere il capo dell’intelligence israeliana.

Come potete immaginare, le cose non fileranno lisce, anche perché Mizrahi non ha la classica formazione ed esperienza da agente segreto e la missione si rivelerà tanto complicata quanto pericolosa, trascinando il lettore dalle banlieue parigine all’isola di Santorini e dal nuovo califfato fino a Washington, dove Saladino intende colpire l’Occidente con la madre di tutti gli attentati, un piano destinato a stravolgere l’ordine mondiale e cambiare per sempre il corso della storia.

Arrivare a firmare il sedicesimo volume di una serie non è mai impresa facile; riuscire a farlo senza attraversare le classiche flessioni e cadute di forma, stile e contenuto è ancora meno facile: giungerci praticamente migliorando la qualità del proprio lavoro di opera in opera è davvero raro.

Molti scrittori dopo qualche titolo cadono inevitabilmente (e comprensibilmente) in una routine fatta di ripetizioni e mestiere, cercando di barcamenarsi e di mungere tutto il possibile dal loro personaggio più famoso.
Daniel Silva, al contrario, sembra amare sempre di più i romanzi di spionaggio e con La vedova nera sforna uno degli episodi più impressionanti, tenebrosi, minacciosi e importanti nella collana dedicata a Gabriel Allon.

E amare il proprio personaggio significa anche rispettarlo e operare scelte che potrebbero rivelarsi scomode per la propria carriera di scrittore: Silva sa bene quanti guai, rischi e problemi ha passato in vita la spia e, mettendosi nei suoi panni, immagina il desiderio di Gabriel di godersi di più la famiglia e pensare a un futuro sicuro, dietro a una scrivania e lontano da scontri e proiettili, così da assicurare un futuro altrettanto sicuro a moglie e figli.

Questo significa se non far sparire del tutto Allon, almeno relegarlo a un ruolo di secondo piano nei prossimi romanzi. Ovviamente le nostre sono solo illazioni ma pensiamo che così come l’autore, anche noi lettori dovremmo rispettare uno dei nostri personaggi preferiti ed essere contenti se potrà diventare più felice e tranquillo.
In fondo lo abbiamo seguito lungo molte avventure e siamo preparati a un cambio di marcia, anzi, al sottoscritto piacerebbe vedere un Allon defilato, che però spunterà di quando in quando nelle prossime vicende, strappandoci un sorriso nostalgico.

E se di cambio si tratta, Silva lo ha organizzato alla perfezione: alla sua ormai proverbiale capacità di preveggenza (La vedova nera è stato scritto prima dei più recenti attentati in area franco-belga) ha aggiunto una serie di azioni e scelte diverse dal consueto, una percentuale di rischio ancora maggiore del solito e una capacità di confrontarsi con il presente e l’attualità che, sempre per chi vi scrive, è alla base delle migliori spy story.

La preveggenza dell’autore non è data da qualche sorta di potere esoterico ma da una profonda conoscenza dello scacchiere globale e delle cause reali di certi eventi. Conoscenza che è dovuta in parte alla sua precedente carriera giornalistica (e all’essere sposato con una corrispondente speciale della CNN) e che porta Daniel Silva a esporsi nei suoi romanzi con opinioni che altri autori lascerebbero fuori dal testo.

Ne La vedova nera, per esempio, l’autore non esita a indicare negli ultimi governi statunitensi i principali responsabili della nascita dell’Isis, idea che a molti, sia in USA che in Europa, non è gradita, forse perché è più semplice percepire il mondo in bianco e nero, in Bene e Male, dare sempre tutta la colpa all’altro, in particolare se l’altro è straniero e alieno, e autoassolversi senza esitazioni.

Il mondo nel quale si muove Gabriel Allon è invece complesso e in scala di grigi, e proprio per questo più realistico e contemporaneamente più affascinante delle facili avventure di altri agenti, continuamente impegnati con organizzazioni segrete e cattivoni da fumetto ormai troppo slegati e lontani dalla realtà.

E, parlando di cattivoni, Saladino (per quanto il nome risulti un po’ ridicolo) è uno dei migliori antagonisti creati da Silva, così come spiccano due agenti del team di Allon fra i quali, chissà, potrebbe nascondersi il futuro protagonista dei prossimi romanzi.
La pubblicazione di House of spies, il prossimo romanzo di Daniel Silva, è prevista entro la fine del 2017: sia che Gabriel finisca dietro una scrivania o che, al contrario, cambi idea e torni a essere un agente operativo, a noi lettori andrà comunque molto bene.

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