Finalmente rivediamo sugli scaffali delle nostre amate Librerie e sul bancone del Thriller Café, il nuovo atteso romanzo di Marco Vichi con protagonista il Commissario Franco Bordelli.

Poche settimane sono passate dal precedente mistero (Un caso maledettoGuanda, 2020) che ha richiesto tutte le doti e la caparbietà di uno dei più amati commissari di Pubblica Sicurezza che lo “scorso secolo” abbia visto.

Firenze, bella e magica come sempre ci accoglie sul finire del mese di marzo del 1970, a due sole settimana dalla fatidica e “tragica” data del 2 aprile: il sessantesimo compleanno del Commissario Bordelli, ma allo stesso tempo il giorno in cui andrà in pensione.

Proprio l’incombente pensionamento del protagonista sarà il leitmotiv di tutto il romanzo, in un conto alla rovescia di bilanci e di speranze, di momenti malinconici e risvegli della positività. Il protagonista conta i giorni con apprensione, sperando che non gli capiti un ultimo caso che comprometta la fine della sua grande carriera.

Ma, si sa, il destino è in agguato e il corpo di una giovanissima e bellissima ragazza, seviziata, drogata e lasciata morire, è stato rinvenuto in un fosso poco lontano da casa del Commissario.

Determinato a risolvere il caso prima del 2 aprile, Franco Bordelli e tutti i suoi personaggi-corollari, unici, perfetti, dovranno dare vita ad un’indagine complessa, che potrebbe finire in una bolla di sapone, o peggio, in un gran caos, per rendere giustizia a quella povera ragazza.

Straordinaria la scelta dell’autore di dare subito una scadenza alle indagini, instillare nel lettore quel senso di stress dato dal poco tempo, da quelle lancette che per tutto il libro si sentono ticchettare in vista del giorno X, ma, allo stesso tempo, proporci un’indagine lenta, composta da pochi passaggi, meno ritmata del solito, fatta sostanzialmente di decisioni prese subito e molta attesa conseguente.

Risultato: una spasmodica staticità in un momento di fretta, uno sguardo fisso verso un orologio che va, imperterrito, nonostante l’azione sia a volte ferma.

Tanto di cappello a Marco Vichi, insomma, per averci donato questa immagine di un Bordelli alle soglie della pensione, nel momento più frenetico e stressante della sua carriera, che cammina avanti e indietro nel suo ufficio a contemplare l’affresco dell’Annunciazione, senza poter fare nulla di diverso, senza poter fare nulla per accelerare le indagini.

Un Bordelli che sorride di più, meno triste e meno preoccupato parrebbe, alla ricerca di ricordi del passato, dei rapporti veri della sua vita, che saluta e accoglie con un abbraccio e con cui brinda nella solita, meravigliosa cena, a cui ogni affezionato lettore vorrebbe poter prendere parte almeno una volta.

Un brindisi dal bancone del Thriller Café col vino dei Balzini, dunque, all’autore fiorentino che ancora una volta ci dona un altro fiore del bellissimo giardino del noir all’italiana, pur lasciandoci un grande ma taciuto timore, celato dietro le ultime parole del romanzo: … e adesso?

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