Tornano gli incipit su ThrillerCafé: oggi, La fabbrica dei corpi, di Patricia Cornwell.
Davanti alla mia finestra ombre di cervi balenavano al limitare della scura boscaglia, mentre il sole faceva capolino dal confine della notte. Era il sedici ottobre. Intorno a me le tubature gemevano, e a una a una anche le altre stanze si illuminarono, mentre secche esplosioni da poligoni di tiro invisibili crivellavano l’alba. Ero andata a letto e mi ero alzata accompagnata da un sottofondo di spari.
E’ un rumore incessante, a Quantico, in Virginia, dove l’Accademia dell’FBI sorge come un’isola circondata dai marines. Ogni mese trascorrevo alcuni giorni nel piano di massima sicurezza, una zona dove nessuno poteva rintracciarmi se non ero io stessa a volerlo, né seguirmi dopo aver bevuto qualche birra di troppo in mensa.
A differenza degli spartani dormitori in cui venivano alloggiati i nuovi agenti e i membri della polizia, la mia suite era fornita di tv, cucina, telefono e bagno privato. E, benché fosse proibito fumare e tenere alcolici, immaginando che le spie e i testimoni sotto protezione normalmente segregati qui non fossero più ligi alle regole di quanto lo era la sottoscritta.
Mentre il caffé si scaldava nel forno a microonde, aprii la valigetta portadocumenti ed estrassi un dossier che mi aspettava dalla sera precedente. Se non gli avevo ancora dato un’occhiata dal momento del mio arrivo era perché non riuscivo più a costringere la mia mente a concentrarsi su materiale simile prima di addormentarmi. In questo senso, ero cambiata.