Non è stagione di Antonio Manzini, pubblicato da pochi giorni da Sellerio, spazza via ogni dubbio già da quella copertina con un orso polare che regge, tutto contento, un paio di sci in mezzo a una nevicata: Rocco Schiavone è ancora prigioniero di Aosta. E di se stesso.
Il nostro vicequestore preferito e uno dei personaggi più “romani” che sia possibile trovare nella narrativa gialla e poliziesca italiana non è ancora riuscito a sfuggire dall’ombra delle Alpi e dal freddo e neve di quelle regioni, sogna ancora il Trastevere e il sole e non ha perso nemmeno un grammo della sua attitudine critica nei confronti del potere, così come non è cambiato il suo carattere problematico.
Antonio Manzini continua quindi ad alternare felicemente la sua carriera di attore a quelle di sceneggiatore e scrittore: lo abbiamo visto recentemente in Tutta di colpa di Freud di Paolo Genovese ed ecco che ora torniamo ad ammirarne stile e capacità narrativa nelle pagine di questo nuovo romanzo che ci propone il personaggio di Rocco Schiavone, già protagonista di titoli quali Pista Nera e La costola di Adamo, ma che i completisti potranno trovare anche nei racconti contenuti nelle antologie poliziesche Capodanno in giallo, Ferragosto in giallo e Regalo di Natale, sempre pubblicate da Sellerio.
Come in precedenza negli altri titoli della serie e come accade in genere sempre più spesso in molti romanzi gialli e thriller italiani, l’ossatura e i meccanismi della narrativa di genere, oltre a servire per emozionare e intrattenere il lettore, permettono anche di narrare l’Italia contemporanea, con una efficacia che talvolta sfugge ad altri generi letterari.
Cade la neve ad Aosta.
A maggio.
E a Rocco Schiavone, che una volta tanto era quasi felice, o perlomeno allegro per l’arrivo della bella stagione, torna il malumore.
Un umore nero che non è dovuto solo alle cattive condizioni atmosferiche ma anche a un passato che si ripresenta puntuale a tormentarlo, ma che per fortuna non riesce a distrarlo dalle indagini.Indagini che in questa occasione si presentano ancora più complicate del solito: è scomparsa Chiara Berguet, studentessa assai popolare e figlia di una famiglia molto nota e ricca.
E inizia così per il vicequestore un viaggio oscuro in quella zona che collega criminalità e affari, racket e finanza…
Il collegamento narrato in Non è stagione lo vediamo anche, quasi ogni giorno, nei telegiornali e lo leggiamo spessissimo sui quotidiani, così come ci capita spesso di avere fra amici e conoscenti persone come Schiavone, uomini ai quali il carattere problematico da un lato assicura grande potenziale e capacità ma che allo stesso tempo rappresenta, in alcuni frangenti, una gabbia dalla quale è difficile scappare.
Un po’ come la Aosta di Antonio Manzini.