L'oro degli Dei - Marco Buticchi

Un tardo pomeriggio di fine estate.

Il crepuscolo, tanto lentamente quanto inesorabilmente, ammanta il paesaggio come un sipario di sfumature tendenti allo scuro.

Il sole al tramonto, con quel suo flemmatico incedere, si cala nel mare all’orizzonte e infiamma di un arancione ardente il castello di Lerici.

Un uomo seduto su una terrazza in riva al Golfo della Spezia che ammira lo spettacolo offerto dalla natura, sempre lo stesso, eppure ogni volta così ipnotizzante.

Un’altra estate agli sgoccioli, un altro autunno alle porte. L’uomo lascia vagare lo sguardo su quello strepitoso panorama e riflette, medita, lima gli ultimi dettagli da mettere nero su bianco durante l’inverno, e dar vita all’ennesima trama, ad una nuova storia che si svilupperà tra i misteri di cui è permeata la millenaria Storia umana.

Me lo immagino un po’ così Marco Buticchi, classe 1957, esponente di spicco della casa editrice milanese Longanesi e presenza fissa della collana “I maestri dell’avventura”.

In una recente intervista lo scrittore spezzino ha dichiarato di scrivere prevalentemente durante la stagione invernale, ritagliandosi il periodo estivo per ricaricare le pile, plasmare nuove idee, rilassarsi presso lo stabilimento balneare gestito insieme alla famiglia a Lerici, praticare la professione di bagnino e godersi la magnificenza della sua Liguria. E quale posto migliore al mondo in cui trovare l’ispirazione se non, appunto, il Golfo della Spezia, conosciuto anche come il Golfo dei Poeti?

L’ultima fatica di Buticchi in vetrina oggi a Thriller Cafè è L’oro degli dei, la ricerca di un favoloso tesoro attraverso un affascinante viaggio che si sviluppa in tre epoche storiche ben distinte.

Ci troviamo nel V secolo a.c.. Fidia, il celebre scultore greco, ha appena terminato la realizzazione della gigantesca statua in onore di Atena, oltre una tonnellata di oro zecchino. Poco dopo, i detrattori di Pericle, protettore dello scultore, accuseranno Fidia e lo stesso politico ateniese di un ingente furto del metallo prezioso dalle casse dello stato e li incarcereranno fino alla morte. Dell’oro, però, non se ne saprà niente.  

Il salto temporale ci porta poi in Gran Bretagna, agli inizi dell’800. Un diplomatico, sulla base di misteriosi indizi, riesce ad individuare il luogo in cui si cela l’oro di Fidia; la nave che lo trasporta, tuttavia, si inabissa prima di giungere in Inghilterra, innescando a ruota il subdolo gioco al massacro di spie inglesi, napoleoniche e papali per accaparrarsi il pregiato bottino.

Infine i giorni nostri, dove gli oramai ben noti eroi Oswald Breil e Sara Terracini, in un dedalo di enigmi e peripezie, dovranno portare alla luce una volta per tutte l’oro di Fidia e sottrarlo così alla famelica avidità umana.

Viaggiare non è solo un’azione che si compie nello spazio. Venendo a contatto con luoghi lontani e culture diverse, è anche l’unica, vera macchina del tempo che permette, al pari di nessun’altra esperienza, di conoscere epoche passate. Marco Buticchi, dall’alto dei suoi viaggi di lavoro in qualità di trader petrolifero prima di intraprendere la carriere di scrittore, ne è ben conscio. In questo romanzo d’avventura, come nei precedenti, ci accompagna nell’esplorazione del mondo geografico e, allo stesso tempo, di quei misteri della Storia che spesso sui testi scolastici sono quasi accennati e ancora non del tutto chiariti.

A rendere perfetta l’essenza del viaggio, si sa, è sapere che esiste sempre un approdo sicuro a cui far ritorno. La propria terra, le proprie origini, in una parola casa, e magari, un anno via l’altro, ritrovarsi ancora a rimirare un tramonto di fine estate nel momento in cui, come dice Umberto Eco, “L’aria fresca della sera è il respiro del vento che si addormenta placido tra le braccia della notte.

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Articolo protocollato da Damiano Del Dotto

Mi chiamo Damiano, abito a Pistoia, sono sposato con Barbara e sono più vicino ai 50 anni che ai 40. Poche cose colloco nella memoria come il momento temporale e il libro che in qualche modo mi ha cambiato la vita e mi ha infuso la gioia della lettura: avevo 11 anni, frequentavo la prima media e il romanzo è IT di Stephen King. Da allora non posso fare a meno di questa passione viscerale che mi accompagna quotidianamente. Si sente spesso dire che siamo la somma delle nostre esperienze. Allo stesso modo credo che l'amore che provo per la vita sia la somma dei libri che leggo.

Damiano Del Dotto ha scritto 53 articoli: