
Recensiamo oggi al Thriller Café La moglie silenziosa di Karin Slaughter, nuovo capitolo della serie Wilbur “Will” Trent pubblicato da HarperCollins.
Ad Atlanta, in Georgia, una giovane universitaria corre nei boschi intorno al campus, all’alba, per smaltire la discussione avuta con le compagne di stanza: è sicura che non ci sia motivo di aver paura ma si sbaglia perché qualcuno si nasconde nell’ombra e aspetta il momento giusto per colpire, una persona che perseguita le donne della contea. Le indagini si chiudono con l’arresto di Daryl Nesbitt ma, dieci anni dopo, un’altra ragazza viene aggredita e uccisa con lo stesso turpe modus operandi. Il colpevole, che si è sempre professato innocente, viene nuovamente interrogato; sostiene di essere stato incastrato da un gruppo di poliziotti corrotti guidati da Jeffrey Tolliver, l’allora capo del dipartimento, morto ormai da diversi anni. Che possa essersi sbagliato, lui che è ricordato come un eroe? Riaprire il caso è l’unica via da seguire, anche a costo di infangare la memoria di Tolliver perché è certo che ci sia un serial killer alla ricerca di nuove vittime e va fermato. L’inchiesta viene affidata all’agente speciale Will Trent che oltre alla difficoltà di lottare contro il tempo e riannodare i fili di una trama vecchia di dieci anni, dovrà coinvolgere – suo malgrado – il medico legale Sara Linton, sua fidanzata e vedova di Tolliver.
La moglie silenziosa è un thriller tosto, passatemi il termine, che si sviluppa intorno al tema della violenza sessuale: se da un lato la scrittrice racconta con lucidità e dovizia di particolari il punto di vista medico e la brutalità del crimine, dall’altro descrive l’aspetto psicologico con umanità ed empatia fuori dal comune attraverso gli occhi di Sara, personaggio straordinario, medico preparato e sensibile, vittima anche lei di stupro quando era una studentessa. Karin Slaughter parla con franchezza e senza mezzi termini di questo orribile abuso, mostra la vera faccia della violenza e gli effetti devastanti del trauma che le donne portano dentro di loro per tutta la vita.
La storia si svolge su due piani temporali ed è molto complessa perché abbraccia un decennio di vicende e perché i protagonisti, di conseguenza, sono numerosi; non è però difficile da seguire: passato e presente sono ben distinti, i flashback ci portano indietro nel tempo e narrano l’investigazione di Tolliver, l’oggi è nelle mani di Trent e nella capacità, sua e della squadra, di svelare finalmente la verità nonostante gli anni abbiano fatto perdere le prove, scomparire i testimoni, annebbiato la memoria e insabbiato parecchie bugie.
Il libro supera le quattrocento pagine ma vi assicuro che volano: il ritmo è sostenuto e vivace, la caratterizzazione dei personaggi è un grande punto di forza della scrittrice, lo stile e il modo di trattare un argomento così scabroso e allo stesso tempo di lasciare un messaggio delicato al lettore non è da tutti.