L’editore TEA ha ripubblicato in questi giorni, in veste aggiornata, un romanzo di Leonardo Gori originariamente uscito nel 2003, La finale. Si tratta del secondo episodio del ciclo che vede protagonista Bruno Arcieri, inizialmente capitano dei Carabinieri negli anni 30 del Novecento, divenuto poi nei romanzi successivi agente segreto, per finire “cittadino semplice” degli anni Sessanta.

Bruno Arcieri è un uomo tutto di un pezzo, solido e strutturato, con un forte senso del dovere, ma al contempo capace di mostrare una straordinaria umanità. Capitano dei Carabinieri nell’Italia fascista del 1938, viene inviato a Parigi per svolgere una missione “coperta” del Servizio Informazioni Militari, proprio in concomitanza con la finale dei Mondiali di calcio che vedeva l’Italia protagonista. Il compito di Arcieri si rivelerà ben presto più arduo del previsto, a cominciare dal fatto che la persona che lui doveva scortare a Roma viene trovata assassinata nel suo albergo in circostanze misteriose. Incuriosito dall’episodio e spinto a condurre una sorta di indagine sull’omicidio, il capitano trasformerà quella che doveva essere una missione-lampo in un soggiorno più lungo nella capitale francese, frequentando il mondo dei fuoriusciti italiani antifascisti e riuscendo alla fine, proprio nel giorno della finale dei Mondiali, a risolvere l’enigma.

Come in tutto il ciclo di Bruno Arcieri, l’intreccio è quasi una scusa per un affresco del periodo storico nel quale vivono i personaggi. A Gori in particolare interessano i momenti salienti della Storia, gli snodi, che filtrati dagli occhi del protagonista forniscono un punto di vista originale e avvincente dell’epoca nel suo insieme. In questo caso, l’ambientazione storica è descritta con estrema cura e in modo molto riuscito, senza per questo pregiudicare la tensione narrativa, che rimane sempre viva anche grazie ai dialoghi costruiti con sapienza. Altrettanto riuscito è il quadro della Parigi di fine anni Trenta, che fa da sfondo a questo romanzo. Arcieri, come tutti gli investigatori che si rispettino, vive in pieno la città e la trasforma in un ulteriore personaggio.

Emerge da questo piacevole sfondo, la figura granitica del capitano Bruno Arcieri, che fin da subito si impone come “civil servant”, capace di sovvertire anche i ruoli tradizionali se necessario. Dotato di grande senso del dovere e abnegazione, è allo stesso tempo uomo di principi che sa capire quando gli ordini ricevuti superano il limite del necessario. Attento a rispettare le istituzioni, pretende allo stesso tempo pari rispetto per i propri diritti, non esitando ad opporsi a protervia e tracotanza, che hanno trasformato istituzioni degne di rispetto in strumenti di terrore e sopraffazione. Arcieri corre sul crinale tra la compostezza di chi fa il suo dovere eseguendo gli ordini e la possibilità di contravvenire agli stessi se questi cancellano l’umanità di chi li deve eseguire.

Arcieri, come detto, frequenta gli antifascisti italiani rifugiati a Parigi e da questa frequentazione ne ricava un quadro a tinte variopinte. Mette in luce in questo ambiente divisioni anche feroci e, in qualche caso, crimini anche peggiori di quelli del regime. Accanto a figure encomiabili e degne di rispetto, compaiono personaggi oscuri che fanno da contraltare ai peggiori gerarchi del regime. Insieme agli atti di eroismo delle brigate internazionali che combattevano per la difesa della repubblica spagnola, si registravano gli eccidi spietati della Ceka staliniana.

In definitiva, la bellezza di questo romanzo, che consigliamo agli avventori del Thriller Café, sta nella modalità con la quale, attraverso Bruno Arcieri, Leonardo Gori compie una critica spietata non soltanto del regime fascista, ma di tutte le sovrastrutture che si impadroniscono degli individui e li svuotano della loro profonda umanità. Un tratto del protagonista ci pare confermare questa conclusione. Nei momenti di difficoltà, quando è a rischio addirittura la propria vita e la propria umanità, quando negli intrighi quasi spionistici non si distingue più un uomo o una donna dalle maschere che indossano, Arcieri non fa appello a entità astratte o a strutture sovraordinate, ma chiede ai propri interlocutori di fidarsi di lui grazie alla propria “parola d’onore”. La serietà e la purezza dell’individuo devono superare ogni astratta appartenenza.

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La finale
  • Gori, Leonardo (Autore)

Articolo protocollato da Giuliano Muzio

Sono un fisico nato nel 1968 che lavora in un centro di ricerca. Fin da piccolo lettore compulsivo di tante cose, con una passione particolare per il giallo, il noir e il poliziesco, che vedo anche al cinema e in tv in serie e film. Quando non lavoro e non leggo mi piace giocare a scacchi e fare attività sportiva. Quando l'età me lo permetteva giocavo a pallanuoto, ora nuoto e cammino in montagna. Vizio più difficile da estirpare: la buona cucina e il buon vino. Sogno nel cassetto un po' egoista: trasmettere ai figli le mie passioni.

Giuliano Muzio ha scritto 145 articoli:

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