In quest’epoca molto incerta in cui viviamo, dove la verità viene quotidianamente manipolata per un uso e consumo strettamente legato agli interessi di chi la diffonde, direi che il romanzo di oggi, cari frequentatori di Thriller Café, benché sia ambientato nel Medioevo, è quanto mai attuale. E mi auguro di raggiungere non solo chi tra voi è un appassionato di romanzi storici, ma soprattutto chi non ha familiarità con tal genere; perché se questi vorranno concedere fiducia alla recensione, ho la sensazione che la lettura del libro non li deluderà affatto.       

Bari. Anno del Signore 1199. Durante le celebrazioni per la festa di San Nicola (antenato di quello che oggi conosciamo come Babbo Natale), Kaspar Trevi, cavaliere appartenente all’Ordine dei Templari, esperto in occultismo e demonologia, viene incaricato dal reggente del Regno di Sicilia, Marcovaldo di Annweiler, di rintracciare Filomena Monforte, scomparsa dalla circolazione; quest’ultima, dama della regina Costanza di Altavilla, è accusata di stregoneria e di aver indotto al suicidio Giuseppe Filangieri, consigliere della sovrana.

Si può riassumere così l’incipit del testo che Marco, uno studente dell’Università tedesca di Marburg and der Lahn, legge su consiglio della fidanzata per la redazione di una tesina su San Nicola di Myra, eletto poi a patrono del capoluogo pugliese, e figura trasversale trait d’union tra la religione cattolica, la religione ortodossa e il folklore nordico.

Quello in cui si immergerà Marco, e noi contemporaneamente a lui, è un viaggio avventuroso che porterà il cavaliere Kaspar Trevi a risalire lo Stivale in sella al fidato destriero e, tra una peripezia e l’altra, ad avere sempre più convinzione di rivestire il ruolo di braccato anziché di inseguitore, di essere in realtà una pedina di un subdolo doppio gioco a scapito dell’infante Federico II, meglio conosciuto da regnante come stupor mundi. In un finale palpitante, il Templare sfiderà uno spietato sicario messo sulle sue tracce e che pare giungere direttamente dagli inferi.     

Il romanzo vede la firma di Matteo Strukul, poliedrico scrittore padovano, già presente nella rassegna di Thriller Café e vincitore del Premio Bancarella nel 2017 per un altro romanzo storico, “I Medici – Una dinastia al potere”, primo volume di una trilogia dedicata alla celebre famiglia fiorentina.

Tre insoliti delitti” evoca abilmente le atmosfere gotiche di certa narrativa anglosassone del diciottesimo secolo, amalgamando l’atmosfera natalizia in cui si dipanano gli eventi con la giusta dose di mistero e una minuziosa descrizione dell’ambientazione storica dell’epoca.

Mi preme sottolineare una tematica estremamente importante che affiora in questo romanzo, che a distanza di quasi un millennio ci portiamo tutt’oggi appresso e, purtroppo, non manca di manifestarsi, ovvero la violenza contro le donne. Ogni volta sembra di parlare di un concetto inconcepibile, ancestrale e largamente superato, tuttavia esso è ancora presente nella nostra società “moderna” e le cronache ne sono, ahimè, una testimonianza. Donne che per il solo fatto di essere tali vengono ingiustamente calunniate, abusate, isolate e denigrate affinché si sottomettano ai voleri dell’uomo, in talune disgraziate circostanze anche con gli esiti più barbari e tragici.

Nella storia sono presenti anche un paio di riferimenti cinematografici niente male e che Strukul ci svela in appendice nella nota dell’autore. Uno di questi, per un appassionato cinefilo come il sottoscritto, non è stato difficile da adocchiare (tranquilli, non intendo rivelarlo). A ogni modo, credo che ciascun lettore, in una qualsivoglia lettura, colga senz’altro le allusioni e le affinità più diverse in base alla propria soggettività; perché alla fine, l’unico vero incantesimo che ci tramandiamo dalla notte dei tempi si chiama leggere, e se sognare non costa niente, spero che per ogni donna in difficoltà ci sia sempre un Kaspar Trevi in carne e ossa pronto a lottare per lei.  

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Articolo protocollato da Damiano Del Dotto

Mi chiamo Damiano, abito a Pistoia, sono sposato con Barbara e sono più vicino ai 50 anni che ai 40. Poche cose colloco nella memoria come il momento temporale e il libro che in qualche modo mi ha cambiato la vita e mi ha infuso la gioia della lettura: avevo 11 anni, frequentavo la prima media e il romanzo è IT di Stephen King. Da allora non posso fare a meno di questa passione viscerale che mi accompagna quotidianamente. Si sente spesso dire che siamo la somma delle nostre esperienze. Allo stesso modo credo che l'amore che provo per la vita sia la somma dei libri che leggo.

Damiano Del Dotto ha scritto 42 articoli: