Prima del calcio di rigore di Peter HandkeTorna nelle librerie italiane Prima del calcio di rigore, una delle opere più note di Peter Handke, un noir a forti tinte esistenzialiste che continua ad avvincere e turbare a ogni rilettura e a quasi mezzo secolo dalla sua uscita.
Risale infatti al 1970 la comparsa dell’originale, Die Angst des Tormanns beim Elfmeter, apparso da noi l’anno seguente per Feltrinelli e ora riproposto da Guanda sempre con la traduzione di Bruna Bianchi.

Mesmerizzante ritratto della condizione umana e specchio della società tedesca di allora, Prima del calcio di rigore è un giallo privo della caccia al colpevole, un poliziesco nel quale le forze dell’ordine latitano e un thriller nel quale regnano incontrastati l’atto irrazionale e un delirante clima di paranoia.
Cerchiamo ora di capire come e quanto c’entra lo sport del calcio con il crimine narrato in queste pagine.

Josef Bloch è un ex portiere di calcio che ha da tempo dimenticato i successi e l’atmosfera dello stadio e si è adattato a lavorare nei cantieri pur di guadagnare qualche soldo.
L’uomo viene improvvisamente licenziato e l’avvenimento mina l’equilibrio della sua psiche: Josef comincia ad aggirarsi senza meta per le strade di Vienna, rimbalzando dal mercato al cinema e dallo stadio fino a una camera d’albergo che possa ripararlo dalla notte.

Nel tragitto e durante la giornata Bloch, desideroso di contatto umano, cerca di chiamare le persone con le quali è rimasto in contatto, ma non riesce a trovare nessuno. La sua solitudine viene alleviata quando incontra una donna disposta a passare la notte con lui, ma Josef finisce con l’ucciderla senza alcun motivo plausibile, con un gesto irrazionale che sconvolge definitivamente la sua mente.

Dopo l’omicidio lo assale il senso di colpa e comincia a sentirsi spiato, pedinato e braccato: l’angoscia che prova, nota Josef, è simile a quella che avvertiva mentre studiava l’avversario, poco prima di un calcio di rigore. In un crescendo di paranoia Bloch prova a raggiungere il confine per darsi alla fuga, una fuga impossibile perché Josef sta provando a scappare da se stesso…

Come detto non c’è la caccia al colpevole in questo viaggio nella mente di un uomo che si ritrova improvvisamente colpevole di un gesto mostruoso, e non stupisce che, poco dopo la pubblicazione, il romanzo sia stato trasposto sullo schermo da un giovane Wim Wenders che fin dagli esordi era affascinato da determinati temi.

Alienazione, nevrosi, impossibilità di comunicare e raggiungere il prossimo, incapacità di provare reale empatia e, in generale, una terribile paura di vivere sono gli elementi base di un romanzo scritto con stile asciutto, geometrico e rigoroso.

Nato nel 1942 a Griffen, in Austria, Peter Handke è scrittore, saggista, drammaturgo, poeta e sceneggiatore. Oltre a una serie di opere di grande importanza, fra rottura con il passato e sperimentazione, è noto anche per alcuni suoi reportage sull’ex Jugoslavia.
Nel 2009 è stato insignito del Premio Franz Kafka.

Articolo protocollato da Elvezio Sciallis

Elvezio Sciallis è stato uno dei più attenti e profondi conoscitori di narrativa e cinema di genere horror. Ha collaborato per molti anni con La Tela Nera e con Thriller Café prima della sua tragica scomparsa nel maggio 2019.

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