Immaginate un albergo di due piani, di un giallo verde, con un’insegna lugubre che spiccava sopra l’entrata: Dall’alpinista morto.

Poche parole iniziali e si è subito immersi in questo strano, complesso e affascinante romanzo di Arkadij e Boris Strugackij, nelle intenzioni degli autori un enigma della camera chiusa che omaggia il giallo classico ma che allo stesso tempo ne vuole sovvertire i canoni.

L’albergo dell’alpinista morto (edito da Carbonio con traduzione di Daniela Liberti) risucchia il lettore in una atmosfera familiare e nel contempo surreale: familiare perché da subito si percepisce l’atmosfera alla Agatha Christie, surreale perché proprio in questa atmosfera si insinua una direzione del tutto inaspettata.

L’ispettore Peter Glebski ha bisogno di una vacanza che lo allontani dal lavoro e dalla famiglia, e ha scelto per questo un albergo in una sperduta località montana per rilassarsi e rimettere alla prova le sue qualità di sciatore: l’albergo ha un qualcosa di decadente e inquietante, cosi come il gruppo di ospiti dell’albergo, tra i quali spiccano un famoso illusionista, un San Bernardo che capisce tre lingue, uno scienziato malinconico e burlone che si arrampica sulle pareti. E, forse, il fantasma dell’alpinista morto che non ha mai lasciato l’albergo.

L’ispettore Glesbski non vuole farsi coinvolgere dagli strani eventi che si manifestano, tutto quello che vuole è sciare: non ha fatto però i conti con una valanga che isola l’albergo, e con la presenza di un cadavere.

Romanzo ironico e malinconico che sconfina nella fantascienza pur mantenendo una narrazione apparentemente razionale, L’albergo dell’alpinista morto si porta appresso un bagaglio importante (a tratti ingombrante) di intenzioni e intuizioni che il background dei fratelli Strugackij  rende possibile: i due autori sono icone della letteratura (fantascientifica, ma non solo) russa, considerati alla stregua di due due geni (Arkadij filologo ed esperto di letteratura nipponica e Boris astronomo e matematico di valore), e rendendo omaggio al Friedrich Dürrenmat de la promessa prendono in prestito il romanzo giallo classico – genere che conoscono e amano –  per smontarlo e rimontarlo in una sorta di cubo di Rubik che sovverte tutte le regole, che è romanzo investigativo fino che non diventa qualcosa d’altro.

Non è sempre facile la lettura di questo romanzo, unico nel suo genere ma che – come tutti gli esperimenti letterari – è in qualche modo fin troppo strutturato nella sua realizzazione: ma se ci si lascia prendere dal piacere del gioco intellettuale questo giallo atipico ci porta in territori non convenzionali con una scrittura dinamica e coinvolgente che non sente il peso dei suoi 50 anni suonati (la prima edizione del romanzo è del 1969), pervasa da un sottile umorismo venato di fatalismo che il lettore che ama la cultura russa non esiterà a riconoscere.  

Sarebbe però un errore considerare questo romanzo un mero divertissement, perché i fratelli Strugackij sono fini intellettuali e voce di quella fantascienza sociale che pone questioni importanti con la leggerezza del grottesco e l’immaginario di chi – attraverso altri mondo – legge il nostro.

Assolutamente consigliabile, in questo caso, leggere anche la postfazione di Boris Strugackij: gli autori non furono del tutto soddisfatti del risultato di questo esperimento, ma la postfazione è un racconto a sé di una società russa che tanto dice anche rispetto al momento attuale. C’è tanta Russia in questo bel romanzo, con tutto il peso dei suoi scrittori, poeti, pittori, rivoluzionari e dissidenti: è un mondo di straordinaria cultura, che supera narrazioni distorte e confini militari come solo la cultura sa fare.

Arkadij (1925-1991) e Boris (1933-2012) Strugackij sono considerati tra i più  importanti scrittori russi del ’900. Le loro opere sono state tradotte in molte lingue ricevendo ampi riconoscimenti. Tra i libri usciti in Italia: Picnic sul ciglio della strada (dal quale Andrej Tarkovskij  ha tratto il film Stalker) e, pubblicati da  Carbonio, La chiocciola sul pendio (2019), La città condannata (2020) e L’isola abitata (2021). In Russia è uscita l’opera omnia in 33 volumi.

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L'albergo dell'alpinista morto
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L'albergo dell'alpinista morto
  • Strugackij, Arkadij (Autore)

Articolo protocollato da Marina Belli

Lettrice accanita, appassionata di rugby e musica, preferisco – salvo rare eccezioni – la compagnia degli animali a quella degli umani. Consumatrice di serie TV crime e Sci Fy, scrittrice fallita di romanzi rosa per eccesso di cinismo e omicidi. Cittadina per necessità, aspiro a una vita semplice in montagna o nelle Highland scozzesi (a condizione che ci sia una buona connessione).

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