La ruota del buio – Douglas Preston & Lincoln Child

La ruota del buio – Douglas Preston & Lincoln Child

Giuseppe Pastore
Protocollato il 18 Aprile 2008 da Giuseppe Pastore con
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Vi segnaliamo con piacere che Aloysius Pendergast, il fortunato personaggio creato da Douglas Preston & Lincoln Child, è di nuovo in libreria. Per l’atipico agente dell’FBI si tratta dell’ottava delle avventure cominciate col fortunato “Relic“. Il titolo del romanzo che lo vede ora protagonista si intitola “La ruota del buio“: un distillato speziato che arriva dai monasteri del Tibet e si rovescia – con tutta la sua potenza oscura – sul ponte di una lussuosa nave da crociera. Un libro che si apre come un sutra zen e finisce come un incubo di Lovecraft, passando per misteri esoterici, artefatti maledetti e apocalissi in salsa new age.

Preparatevi a salpare.

Dopo le ferite lasciate dallo scontro col fratello Diogenes (ne “Il libro dei morti“), Pendergast si ritira con la sua enigmatica protetta, Constance Greene, in un monastero tibetano. Ma la pace dura poco: un artefatto potentissimo, l’Agozyen, viene trafugato. Un oggetto antico, oscuro, in grado di amplificare la parte più malvagia dell’anima umana.

Il ladro si imbarca a bordo della Britannia, un transatlantico pieno di milionari, ego spropositati e segreti inconfessabili. Ed è lì che Pendergast e Constance salgono a bordo… ignari che la nave è già preda di una discesa lenta ma inesorabile verso la follia.

Con l’ambientazione claustrofobica della Britannia, Preston & Child ci regalano un thriller che mescola mistero alla Agatha Christie, tensione soprannaturale e ritmo da action movie anni ’90.
Certo, per goderselo appieno bisogna chiudere un occhio (magari due) sulla verosimiglianza: Pendergast sembra più un ninja metafisico che un agente dell’FBI, e l’Agozyen è l’equivalente spirituale di una bomba atomica.

Ma come cocktail è saporito, e anche se un po’ troppo zuccheroso in certi punti, lascia il palato pieno di vibrazioni orientali.

The Wheel of Darkness” è comunque mezzo passo falso: un capitolo “di passaggio” nella saga di Pendergast, che si lascia leggere, diverte, a tratti affascina, ma non raggiunge le vette dei romanzi precedenti. È come un calamaro fritto: saporito se ben preparato, indigesto se mal servito.