Con uno dei caratteristici termini privi di un corrispettivo preciso nella lingua di arrivo e attraverso il quale si esprime in un colpo solo un concetto complicato, in Giappone lo chiamano komorebi. Si tratta di quel particolare e affascinante fenomeno che si manifesta quando i raggi del sole filtrano tra il fogliame di un bosco, dando vita a un mosaico cangiante di luci e ombre nell’ambiente circostante.

Sono proprio gli alberi dell’Appennino Tosco-Emiliano lo scenario del quinto romanzo di Alice Bassoli, scrittrice reggiana: “La ninnananna degli alberi“, uscito lo scorso 6 Febbraio, pubblicato da Corbaccio e che trovate oggi esposto al bancone di Thriller Cafè.

Alberi che fanno da cornice e da testimoni silenti e immobili ai fatti che si sviluppano in due piani temporali distanti tra loro vent’anni e che ci vengono presentati in maniera alternata, come due percorsi distinti ma che in realtà, si scoprirà nel corso della lettura, sono complementari e indirizzati al medesimo traguardo. Correva l’anno 1998, e i protagonisti sono Isabella, Valeria, Monica, Lorenzo, Alberto, un gruppo di ragazzi che, nel paese fittizio di Cadelbove dove si ritrovano ogni estate a trascorrere insieme le vacanza scolastiche, vivono le fragilità, i disagi, le forti emozioni e gli entusiasmi tipici dell’adolescenza. Due decadi dopo, Isabella riceve in eredità la casa della zia a Cadelbove, e recandosi sul posto riallaccerà i rapporti con le conoscenze di allora e farà i conti una volte per tutte con le disillusioni che immancabilmente il corso della vita non fa mancare e con il mistero lungo vent’anni che avvolge un’inspiegabile e dolorosa scomparsa.  

Con l’ausilio di alcuni cliché del romanzo thriller/giallo, quali una casa abbandonata teatro di malefatte indicibili, il ritorno nei luoghi di gioventù, amori e rancori mai sopiti, l’inesperienza e l’ingenuità dell’età puberale, rompicapo lasciati in balia dello scorrere del tempo come messaggi in una bottiglia, la misteriosa scomparsa di una ragazzina, Alice Bassoli imbastisce una trama ricca di colpi di scena e che tiene col fiato sospeso fino all’epilogo.

Ne “La ninnananna degli alberi”, finalista al concorso Amazon Storyteller 2022 tra oltre millecinquecento candidature, l’esistenza scandita dallo scorrere degli anni diventa un continuum spazio-temporale, in cui gli alberi, con il loro imperturbabile portamento e una presenza quasi immutabile, hanno il ruolo di taciti padrini e compagni delle vite, spesso inspiegabili e assurde, di noi comuni mortali.

In un’epoca straripante di internet e social network, in cui ci è concessa la possibilità di connettersi con chiunque e di avere accesso a qualsiasi cosa, forse sarebbe meglio rammentare quello che già oltre duemila anni fa diceva Eraclito, La natura ama nascondersi. Le piante hanno il fusto distante l’uno dall’altro ma le radici sotterranee si allargano, si estendono, si intersecano e si sovrappongono tra loro, aiutandosi e collaborando a vicenda, e ci insegnano che la vita è questa. Senza il potere artificiale indotto dalla tecnologia moderna, gli uomini, liberi l’uno dall’altro, sono simultaneamente fianco a fianco, e indissolubilmente legati. Oltre i limiti del tempo e dello spazio.

Nelle ultime pagine del romanzo aleggia un interrogativo, che poi viene espresso chiaramente, forse la madre di tutte le domande e che almeno una volta nella vita ognuno di noi si è posto in gioventù, quando il mondo, per quanto appaia complicato e ignoto all’orizzonte, sembra un’infinita autostrada di opportunità, un regno di sogni da realizzare fin troppo vasto anche per le capacità di discernimento di un adolescente. Che ne sarà di noi? Come sarò tra vent’anni?  Se sapessimo rispettarli, ascoltarli e comprenderli nella loro straordinaria essenza, gli alberi e la natura in generale avrebbero più risposte sul nostro destino di quante possiamo solo immaginare.

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La ninnananna degli alberi
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La ninnananna degli alberi
  • Bassoli, Alice (Autore)

Articolo protocollato da Damiano Del Dotto

Mi chiamo Damiano, abito a Pistoia, sono sposato con Barbara e sono più vicino ai 50 anni che ai 40. Poche cose colloco nella memoria come il momento temporale e il libro che in qualche modo mi ha cambiato la vita e mi ha infuso la gioia della lettura: avevo 11 anni, frequentavo la prima media e il romanzo è IT di Stephen King. Da allora non posso fare a meno di questa passione viscerale che mi accompagna quotidianamente. Si sente spesso dire che siamo la somma delle nostre esperienze. Allo stesso modo credo che l'amore che provo per la vita sia la somma dei libri che leggo.

Damiano Del Dotto ha scritto 39 articoli: