Autore che si è meritato due interviste (2009 e 2012) qui al Thriller Café, ritroviamo oggi con piacere Matteo Bortolotti, fresco di pubblicazione del suo nuovo romanzo intitolato La morte è uguale per tutti. L’etichetta in copertina di trash-noir è forse la prima cosa che colpisce in quest’opera, che parte dagli elementi classici del noir ma trova poi la sua arma vincente nel taglio comico e nell’irriverenza. Un mix che probabilmente richiama alla memoria flash di poliziottesco e battute de Er Monnezza e che inaugura un filone letterario anomalo, forse di difficile collocazione anche editoriale se non fosse per la nuova collana Glam di Pendragon, diretta da Alessandro Berselli e Gianluca Morozzi, orientata appunto alla sperimentazione e ai percorsi non scontati.

Ma di cosa parla La morte è uguale per tutti?

Protagonista è uno spazzino che non vuole essere chiamato “operatore ecologico” di nome Lucio Scelba, che una sera si imbatte in uomo in stato di shock in un cassonetto.  All’imprevisto incontro la reazione non può che essere una, per Scelba: caricare l’ignoto sul camioncino insieme al resto della spazzatura… e portarlo a casa.

Qui i due fanno la reciproca conoscenza. Da una parte quindi Scelba, dall’altra Rosario Scimecca, tossico professionista sulla lista nera di alcuni malavitosi che, dopo averlo incastrato, vogliono farlo fuori. Un uomo senza speranze e convinto di essere destinato alla morte, tanto che nonostante l’offerta di aiuto di Scelba scappa e per bucarsi ancora una volta e salutare questo mondo con un ultimo grande trip.

Con l’aiuto dell’enorme red skin Marescalchi, Scelba si mette allora sulle sue tracce, inconsapevole del giro di soldi che ruota attorno a Scimecca e interessato unicamente a ritrovare l’eroinomane prima dei mafiosi e dei poliziotti, in particolare Grimaldi. Tra i due la sfida non è solo la ricerca di Scimmeca, ma anche e soprattutto per il cuore di Eleonora, un tempo fidanzata dello sbirro, e ora felicemente tra le braccia dello spazzino. Il quale altro non vuole che lei, oltre al suo mestiere di tenere la città pulita.

Matteo Bortolotti ha esordito nel giallo come finalista al Premio Tedeschi con Questo è il mio sangue (Mondadori, 2005). È stato uno degli sceneggiatori della serie televisiva della Rai L’ispettore Coliandro e ha lavorato per cinema, tv, editoria. Docente di sceneggiatura alla Scuola Internazionale di Comics di Reggio Emilia, insegna design della comunicazione presso aziende e organizzazioni. Ha ideato il primo museo civico italiano di digital storytelling, il Museo delle Storie a Pieve di Cento, dove vive. Il resto è su matteobortolotti.it.

Articolo protocollato da Giuseppe Pastore

Da sempre lettore accanito, Giuseppe Pastore si diletta anche a scrivere e ha pubblicato alcuni racconti su antologie e riviste e ottenuto vittorie e piazzamenti in numerosi concorsi letterari. E' autore (assieme a S. Valbonesi) del saggio "In due si uccide meglio", dedicato ai serial killer in coppia. Dal 2008 gestisce il ThrillerCafé, il locale virtuale dedicato al thriller più noto del web.

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