La luce delle stelle - Licia Troisi

Felicia Troisi (detta Licia) è principalmente conosciuta per le sue saghe fantasy indirizzate a giovani lettori ed io, non essendo un’amante del genere, non avevo mai letto nessuno dei suoi romanzi.
Da poco ha pubblicato per Marsiglio editore La luce delle stelle, suo esordio nel genere giallo, che qui vado a recensire.
La narrazione si svolge in un grande osservatorio astronomico di cui, volutamente, si tace il nome.
Anche il periodo storico è definito solo a grandi linee: gli eventi si svolgono in un qualsiasi giorno del mese di luglio, durante il XXI secolo.
L’unico elemento che viene precisato è la scansione oraria: i capitoli, infatti, sono suddivisi in base alle ore della giornata (più precisamente, della nottata). L’autrice, facendo riferimento a questa caratteristica in una sua intervista, dice di essersi ispirata al celebrassimo romanzo Nel nome della rosa di Umberto Eco.
In questo sperduto osservatorio astronomico incontriamo per la prima volta il nostro protagonista, Gabriele Stelle: si tratta di un giovane astronomo che ha da poco conseguito il dottorato e, per la prima volta, si trova a confrontarsi con il suo impegnativo lavoro di ricercatore.
Il suo compito è gestire le osservazioni: nonostante sia affiancato da alcuni personaggi periferici (i colleghi Matt, Pilar e Hugo), si tratta di un lavoro piuttosto solitario che lo costringe a vivere di notte e dormire di giorno.
L’unica piacevole compagnia che si concede è quella di Mariela, una dottoressa che ha il compito di intervenire in caso di emergenze all’interno dell’osservatorio che, chiaramente, si trova in isolamento rispetto al resto dell’umanità.
A complicare una situazione piuttosto placida e monotona giungono la dottoressa Samantha Bridges, una affascinante, arrogante e conosciutissima fisica, e la sua dottoranda Pinetta, la quale viene maltrattata costantemente e costretta a soddisfare qualsiasi richiesta provenga da Samantha.
Nel corso di un’inaspettato black out (che metterà fuori uso qualsiasi canale di comunicazione con l’esterno), alla famosissima dottoressa Bridges vengono rubati alcuni dati: quest’ultima non perderà occasione per dare di matto e accusare tutti i presenti del disastroso furto.
Da qui ha inizio una spirale ascendente di piccoli inconvenienti che porteranno i nostri protagonisti, Gabriele e Mariela, a scoprire un cadavere.
La narrazione gioca moltissimo sull’isolamento che contraddistingue l’osservatorio: si tratta di una separazione chiaramente voluta, atta a rendere migliori e più attendibili i risultati delle osservazioni e degli esperimenti; tuttavia, trovarsi nell’incapacità di chiamare i soccorsi e, in questo caso, la polizia, costringerà Gabriele a improvvisarsi detective e tentare di individuare un colpevole.
Di certo questo espediente non è nulla di nuovo o di originale, anzi: richiama a pieno l’enigma a camera chiusa inventato, nel XIX secolo, da Edgar Allan Poe.
Tuttavia, l’originalità di questo brevissimo romanzo risiede nei dialoghi improntati sull’umorismo e sull’ironia, su una scrittura molto semplice che rende apprezzabile e coinvolgente il racconto.
La sensazione che si prova durante la lettura è, a parer mio, di famigliarità e, contemporaneamente, di estraneità: i nostri protagonisti sono personaggi ingenui, detective per caso che si muovo a tentoni in una situazione che di famigliare ha ben poco, motivo per cui incorrono in errori che potremmo fare tutti.
D’altra parte, l’isolamento del luogo, la mancanza di chiare coordinate geografiche e temporali e un’ambientazione pressoché desertica hanno contribuito a darmi l’impressione di trovarmi su un altro pianeta: questo è un elemento che (a quanto ricordo) non ho mai ritrovato in alcuno dei romanzi che ho letto fino ad ora.
Sicuramente, l’inusuale collocazione della trama è il punto forte del romanzo, che per altri versi si rivela essere immaturo come solo un esordio può essere.
In ogni caso, nonostante mi sia imbattuta in alcune recensioni poco clementi, a parer mio potremmo attenderci novità interessanti da parte della conosciutissima Troisi!

Recensione di Giada Belloro.

Licia Troisi

Nata nel 1980, la famosa scrittrice è anche scienziata: originaria di Ostia, si è laureata in fisica a Tor Vergata con una tesi sulle galassie nane e, nel 2012, le è stato conferito il dottorato in astronomia.
Da sempre appassionata di manga e romanzi fantasy, Licia inizia la sua carriera di autrice nel 2004: Mondadori pubblica la trilogia delle Cronache del mondo emerso, che verrà in seguito ampliata grazie al notevole successo conquistato.
Oltre a portare avanti le sue narrazioni fantasy, nel 2015 inizia a pubblicare alcuni testi di divulgazione scientifica.

La luce delle stelle è il suo primo giallo.

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La luce delle stelle
  • Troisi, Licia (Autore)

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