Vi abbiamo presentato settimana scorsa l’intervista romanzata di Alessandro Cirillo alla squadra di scrittori di Segretissimo. In questo post trovate la prima parte delle domande e risposte con tutti gli autori. Buona lettura.

1) Segretissimo esiste in modo continuativo ormai da più di sessant’anni. In pratica ha l’età di mio papà. Mi perdoni il gioco di parole, ma secondo lei qual è il segreto di Segretissimo?

Denise Jane. Segretissimo è una collana storica che ha iniziato a essere stampata nel 1960, però prima di questo momento le spy stories venivano comunque pubblicate in Italia all’interno delle collane giallo Mondadori e anche nel giallo Garzanti. Le storie di spie sono fondamentalmente il focus principale di Segretissimo in tutte le varie declinazioni, quindi parliamo di spionaggio più classico alla John Le Carré, techno thriller o alla forma più moderna contaminata dal genere action, ovvero scenari di guerra che coinvolgono militari e paramilitari. Sono tutti argomenti e tematiche che io vedo come strettamente connesse con l’attualità. Il segreto di Segretissimo è il segreto delle spy stories, cioè avere degli autori che riescono a rendere tra le loro pagine non solo delle avventure che abbiano una attrattiva dal punto di vista dell’intrattenimento puro e quindi che siano delle trame avvincenti con personaggi capaci di restare nel cuore di lettori, ma anche di avere degli appigli con la realtà e con la cronaca contemporanea. Quest’ultimo aspetto è in grado di attrarre anche persone che hanno voglia di leggere storie strettamente connesse con la realtà, ma che magari non hanno voglia o interesse nel documentarsi sull’attualità politica internazionale. Oltre all’intrattenimento, leggendo i romanzi di Segretissimo hanno anche la possibilità di imparare qualcosa sul mondo che ci circonda e su avvenimenti che magari non trovano spazio nei canali classici d’informazione.

Andrea Carlo Cappi – François Torrent. In primo luogo, la riconoscibilità, condivisa con le “sorelle” Giallo Mondadori e Urania, specie da quando undici anni fa Franco Forte ne recuperò il formato tradizionale con una grafica attualizzata e, in questo modo, la visibilità in edicola delle tre collane. In secondo luogo, l’attualità: Segretissimo testimonia sempre quanto avviene, potrebbe avvenire o è avvenuto da poco nella cronaca internazionale. Come del resto faceva a suo tempo Gerard De Villiers, i cui romanzi, oggi riproposti nella collana parallela Segretissimo SAS, ci permettono di rivivere quasi mezzo secolo di storia recente.

Simone Faré. Si potrebbe dire che Segretissimo abbia imparato dai suoi personaggi come fare a non morire mai, nonostante le difficoltà che gli si parano davanti. A parte gli scherzi, credo che la sua forza risieda nella sfacciataggine. Nelle storie di Segretissimo l’azione e l’avventura vengono sbattute in faccia al lettore senza troppi giri di parole. Da una parte questo è un po’ rude, dall’altra parte può essere rinfrescante, ogni tanto.

Fabrizio Borgio. È mia opinione che pubblicazioni di largo consumo quali Urania, il Giallo Mondadori e, appunto, Segretissimo, siano letture di intrattenimento con la capacità di fidelizzare lettori come poche altre collane nel panorama nostrano. La fidelizzazione avviene grazie a un’attenta analisi delle esigenze dei lettori e alla capacità di mantenere un equilibrio quasi farmaceutico tra un certo conservatorismo diffuso fra i lettori di vecchia data e la volontà di prodotti nuovi, con storie aggiornate alle sensibilità e alle utenze più giovani. Quindi, riuscire a mantenere la famigliarità della collana (nello specifico di Segretissimo: azione, intrighi e quel misto irresistibile di violenza e erotismo che hanno sempre fatto la fortuna della narrativa d’intrattenimento) attraversando il mutare dei tempi.

Jo Lancaster Reno. Se glielo rivelassi, il motivo vero, dopo dovrei ucciderla… Ma giusto per simpatia e non lasciarla a becco asciutto, voglio inventarmi qualcosa, tanto per sviare, preservando così la sua incolumità. Il segreto è: sapersi adeguare ai tempi che cambiano e trovare il modo di rinnovarsi. Per riuscirci a volte occorre fare scelte originali e rivoluzionarie. Una svolta fondamentale che ha determinato il fatto che la collana potesse continuare ad uscire, è stata senz’altro l’idea di formare la cosiddetta “Legione, agli inizi degli anni 2000. L’allora editor responsabile delle pubblicazioni da edicola di Mondadori, Sandrone Dazieri, per ovviare al calo di vendite e alla mancanza di autori forti provenienti dall’estero, pensò bene di arruolare una compagine di scrittori italiani già famosi in altri generi, affinché assumessero una falsa identità, rigorosamente straniera con tanto di falsa biografia, per scrivere e pubblicare romanzi di spy action firmandoli, appunto, con uno pseudonimo. Un gioco inizialmente coperto da un livello di classificazione top secret che poi, nel tempo, è diventato “unclassified”, totalmente scoperto. Nel giro di vent’anni e più, sotto la guida di Alan D. Altieri e poi di Franco Forte, questa legione di dannati in incognito è cresciuta, arricchendosi di nuovi elementi, uno più letale dell’altro. Tanto da far sì che la collana restasse in vita e in buona salute fino ai giorni nostri, arrivando ad occupare quasi del tutto il calendario delle uscite con prodotti decisamente a livello (se non superiori) a quelli dei romanzi scritti dagli autori provenienti dall’estero.

Andrea Franco-Rey Molina. Sì, una vita molto lunga, per una collana di libri, seconda a poche altre (Il Giallo Mondadori, Urania). Be’, i segreti sono molteplici, secondo me. Innanzitutto presentare storie sempre avvincenti, che trattano argomenti seri, perché accurati dal punto di vista geopolitico, con un non so che di leggerezza. Dopotutto è il segreto della longevità di James Bond: azione, divertimento, intrigo, il tutto costruito su solide realtà, attraversando argomentazioni serie (spaccio di droga, traffico di armi e di persone, conflitti in varie parti del mondo).

Pierfrancesco Prosperi. La sua aderenza all’attualità. Quando crollò il Muro, ci fu chi disse che il mondo dello spionaggio era finito (il politologo Fukuyama parlò addirittura di “fine della storia”); niente di più sbagliato. Se guardiamo i titoli attuali di Segretissimo vi troviamo i conflitti e le tensioni del mondo di oggi, dalla Palestina a Taiwan, dall’Afghanistan allo Yemen. Addirittura a volte i romanzi di spionaggio anticipano gli avvenimenti. Conservo gelosamente un numero del 1969 (eravamo già al n. 314!) dal titolo 30 secondi su New York, di Robert Buchard; vi si preconizzava addirittura l’11 settembre, con un Boeing 707 che violava lo spazio aereo di Manhattan pilotato da un ufficiale cinese e armato di una spoletta atomica. Le Torri Gemelle erano ancora in costruzione…

Scilla Bonfiglioli. Credo che Segretissimo, come le altre due collane edicola Mondadori Giallo e Urania, abbia dalla sua il fatto di portare avanti quella che in Italia è una vera e propria tradizione di letteratura di genere. In qualche modo queste pubblicazioni riprendono il linguaggio della pulp fiction o dei “penny dreadful” di un tempo. Sono pubblicazioni che vengono distribuite in edicola e non in libreria, quindi che possono essere acquistate a basso prezzo e consumate subito, in fretta, avidamente. Questo non significa che il lavoro sia di bassa qualità , anzi: per afferrare il lettore per la gola, è necessaria una tecnica a prova di bomba. Segretissimo in particolare ha mantenuto questa forza incandescente tipica della narrativa popolare, grazie all’esotismo degli scenari, all’adrenalina che riempie le scene d’azione, ai personaggi estremi e fuori dalle righe di cui racconta le avventure. Spesso ci riferisce ai protagonisti di Segretissimo come agli “ultimi eroi”. In un certo senso è davvero così. E chi non desidera un eroe in formato tascabile con il quale camminare fianco a fianco, al giorno d’oggi?

Scarlet Zeitgeist Phoenix. Suppongo che il suo segreto sia quello di essersi trasformato pur rimanendo fedele a sé stesso. Le storie si sono evolute seguendo il corso degli avvenimenti mondiali pur mantenendo lo stesso impianto narrativo. Basta leggere le news quotidiane per rendersi conto che c’è ancora tanto da raccontare.

Andrea Gallerani. Rispondo con una domanda: qual è il segreto di Tex? Probabilmente il fatto che il lettore non è mai tradito da contenuti che vadano al di fuori di alcuni “must” di genere (non voglio dire cliché perché non è così). Nei romanzi d’azione (e qui ritorno a Segretissimo) l’importante è la trama, la storia, non tanto la caratterizzazione psicologica dei personaggi come in un noir o in un giallo, anche se il confine tra i generi spesso è labile. Probabilmente il romanzo d’azione di Segretissimo dovrà fare così, innovare per trovare nuovi lettori ma mantenendo le caratteristiche che lo hanno mantenuto saldo fino a ora per continuare a dare fiducia ai vecchi lettori.

Jason Hunter. Il segreto della longevità di Segretissimo, a mio avviso, sta nella professionalità profusa dai vari direttori editoriali che si sono avvicendati al timone della testata nel corso dei decenni. Quando la collana esordì nel lontano 1960 per il primo anno di vita pubblicò esclusivamente i romanzi del grande Jean Bruce che raccontavano le gesta di uno dei più famosi «spioni» letterari nati attorno alla metà del secolo scorso: Hubert Bonisseur de La Bath in arte 0S117. Negli anni bui della Guerra Fredda e della contrapposizione tra due blocchi distinti, seppur in un mondo non ancora interconnesso come quello attuale, le attività legate ai servizi segreti fecero ingresso nella fantasia di una nutrita schiera di autori in grado di coinvolgere i lettori del mondo occidentale, avidi di storie tese a esorcizzare le paure di quell’epoca. Dopo il James Bond di Ian Fleming fu un fiorire di agenti in grado di combattere dalle ombre l’Impero del Male di reaganiana memoria, in grado di superare mille difficoltà pur di salvare i destini del “mondo libero”. A seguito del crollo dell’Unione Sovietica per qualche decade la letteratura di spionaggio ha perso parte del proprio mordente, venendo relegata a una nicchia frequentata da un esiguo numero di cultori. Segretissimo, grazie ai suoi curatori, si è adeguata pubblicando romanzi di autori emergenti che esploravano nuovi scenari che delineavano con prepotenza e che, se non avevano più il fascino degli anni gloriosi, si dimostravano ancor più infidi. Negli anni Novanta, sotto la guida illuminata di Sergio Altieri che facilitò l’ingresso di Stefano Di Marino e Andrea Carlo Cappi, furono gettate le basi di quella che nel tempo sarebbe diventata, ed è tuttora, la Legione: autori italiani in grado di narrare storie innovative e attuali, ambientate in scenari che non erano e non sono meno pericolosi di quelli di un tempo, anzi… Il merito di comprendere e mantenere alto il livello va, oltre a chi scrive queste avventure, all’attuale editor in chief, Franco Forte, che è riuscito a traghettare la testata da un momento di stagnazione nelle vendite riconoscendo nuovi talenti emergenti e rivitalizzando la collana con il loro inserimento. Dietro lo pseudonimo Jason Hunter si cela uno scrittore italiano, che ha più o meno l’età di suo padre e di Segretissimo, ma se ne svelassi la vera identità mi troverei costretto a sopprimerla.

Davide De Boni- David Bones. A mio parere, il segreto di Segretissimo consiste nel fatto di essere sempre rimasta fedele a sé stessa e ai suoi lettori. Segretissimo si rivolge a un pubblico ben preciso, che nei suoi libri ricerca determinate caratteristiche, e nel tempo il sodalizio tra autori e lettori è sempre stato lo stesso: perdersi in buone storie di spionaggio e azione.

2) Franco Forte è l’instancabile redattore della collana Segretissimo, oltre che lui stesso scrittore ed editor. Possiamo affermare che è il boss della Legione italiana di Segretissimo. Com’è lavorare con lui?

Denise Jane. Ho imparato la professionalità nella misura in cui ho seguito le sue direttive su come ci si presenta, come si lavora un testo, come si scrivono sinossi, come si struttura una proposta editoriale. Però, non ho mai avuto il piacere di lavorare con lui come editor di un testo che io ho scritto, quindi non lo so onestamente. Sicuramente mi piacerebbe molto lavorare a stretto contatto con lui perché è una persona che stimo molto per la sua professionalità. Spero che mi capiti l’occasione in futuro e so che sicuramente mi troverò molto bene.

Andrea Carlo Cappi – François Torrent. Non so se godo di un trattamento privilegiato perché scrivo per Segretissimo da oltre vent’anni, con ormai ventidue romanzi e svariati racconti, ma Franco Forte mi lascia una grande libertà creativa. In alcune occasioni abbiamo deciso insieme i titoli dei libri, uno degli aspetti più delicati, e in un caso proprio dalla scelta di un titolo è nato un romanzo. Il suo staff in redazione, molto attento ai dettagli, è un aiuto sempre prezioso. Così ora posso pubblicare ogni anno due volumi di una collana cui come lettore sono legato da mezzo secolo e che sempre di più tiene a battesimo autrici e autori italiani, smantellando il pregiudizio secondo cui non saremmo capaci di scrivere un certo tipo di narrativa.

Simone Faré. Ho conosciuto Franco il giorno in cui mi ha telefonato per annunciarmi che avevo vinto il premio Altieri. È stato da subito molto cordiale e mi ha messo a mio agio quasi fossimo amici da sempre. Franco ha una grande passione per le collane che segue e, cosa più importante, sa dare la giusta importanza agli autori che le scrivono.

Fabrizio Borgio. Franco Forte è uno dei pochi, grandi professionisti nazionali e lavorare con lui significa misurarsi con un autore che ha idee chiare su cosa vuole. L’esperienza per me è stata davvero gratificante proprio perché, affrontando la mia attività di scrittore con atteggiamento del tutto professionale mi sono ritrovato davanti un referente del quale capivo bene “la lingua.”

Jo Lancaster Reno. Franco Forte è bravo e competente. Sempre disponibile. E fa il suo lavoro molto seriamente. Così come Altieri “Bigwolf”, quando non era editor, Franco faceva parte della Legione, nel suo team iniziale, oltretutto. Quindi un agente operativo diventato comandante in capo. E questo lo rende in grado di supportare e sostenere il lavoro di tutti al meglio e con grande professionalità.

Andrea Franco – Rey Molina. Ogni legione ha bisogno di un leader e Franco Forte in questi anni ha lottato molto per dare un valore agli scrittori italiani di genere. Ha iniziato a sdoganare, puntando sulla qualità, il nome di molti autori iniziando a mettere da parte pseudonimi fasulli. Che uso io stesso, tra l’altro, perché dieci anni fa, quando ho iniziato a pubblicare per Segretissimo era ancora troppo presto per proporre una serie a nome Andrea Franco. Così ho scelto Rey Molina e oggi sto scrivendo il settimo romanzo della serie. La Legione Italiana di Segretissimo è forte, ha tanti bravi autori e Franco Forte tiene alta la bandiera del nostro reggimento con fermezza e sapienza. Se oggi siamo qui a parlare di questo, il merito è suo che ha saputo raccogliere e indirizzare il lavoro svolto da Sergio Altieri.

Pierfrancesco Prosperi. Franco è un autentico professionista, e il fatto che sia anche un autore affermato lo mette in grado di relazionarsi in modo ottimale con i collaboratori di Segretissimo, in un rapporto franco (se mi si passa la battuta) e funzionale.

Scilla Bonfiglioli. Franco per me è stato un ottimo maestro e lo è tutt’ora. Agli autori con cui lavora chiede di essere dei professionisti in ogni momento e di riuscire a fare fronte a tutte le difficoltà del caso. Lavorare con lui significa crescere professionalmente e farlo in fretta, se si vuole stare al passo, significa imparare a conoscere i meccanismi che regolano il funzionamento di un romanzo, ma anche quello che si nasconde dietro la scrittura. Spero di fare sempre più del mio meglio per mettere a buon frutto i suoi insegnamenti.

Scarlet Zeitgeist Phoenix. Franco è un ottimo redattore. Sa esattamente dove vuole arrivare e desidera che tutti i membri della Legione abbiano successo. La fiducia che infonde è ciò che ci spinge a lasciarci guidare da lui.

Andrea Gallerani. Grazie a lui la Legione degli autori di Segretissimo ha potuto ampliarsi e compattarsi, per poter ampliare maggiormente il mercato italiano. Speriamo di poter “invadere” presto anche quello oltralpe.

Jason Hunter. Io e Franco ci sentiamo poco ma quando lo facciamo è sempre un reciproco piacere personale, oltre che motivo di proseguimento della collaborazione. Non sono uno scrittore prolifico come il compianto Stefano Di Marino o l’inarrestabile Andrea Carlo Cappi, credo di essere più vicino a un Secondo Signoroni che prima della pensione, se non sbaglio, era ingegnere chimico con una vera passione per la scrittura, dapprima con romanzi polizieschi per approdare più avanti alla Spy Story. Sono un agente di commercio, in realtà vendo prodotti per impiantistica termoidraulica. Da sempre avido lettore, una decina di anni or sono ho deciso di cimentarmi nella scrittura. Amici di amici di amici mi hanno fatto il nome del boss della Legione. L’ho studiato a distanza prima di rivolgermi a lui con un certo timore reverenziale. Il fato mi ha portato a conoscere una persona squisita, gentile ma ferma, disposta ad ascoltare non risparmiando le tirate di orecchie quando ci vogliono ed è grazie ai suoi insegnamenti se hanno visto la luce i miei personaggi, dei quali Roachford è il protagonista della serie pubblicata su Segretissimo. Grazie a Franco, forever! Mi creda quando affermo che vorrei avere più occasioni per incontrarlo di persona, dialogare amabilmente come è stato fatto in passato, o per interagire a distanza e potermi confrontare. Il limite della nostra epoca iperconnessa è che sembra allontanare le persone anziché avvicinarle come dovrebbe: è lì, a disposizione, ma nel mondo reale il tempo è sempre più tiranno, tutti vanno di fretta, esigenze e scadenze della vita fagocitano sempre più il rapporto umano.

Davide De Boni – David Bones. Collaboro con Franco da anni, ormai, in svariati ambiti, e sono convinto che uno dei suoi maggiori punti di forza sia la profonda conoscenza dei generi con i quali lavora. Franco è prima di tutto un lettore instancabile, e questo gli permette di muoversi con abilità e dimestichezza nel vasto mondo dell’editoria. Lavorare con lui è sempre stimolante, sa come dare valore alle storie.

3) Gli anni Novanta sono stati l’ultimo decennio vissuto senza smartphone, tablet, videogiochi dalla grafica spettacolare e altre tipologie di intrattenimento digitale. Leggere era ancora uno dei principali metodi per immedesimarsi in una storia d’azione e spionaggio. Penso che sia corretto dire che per Segretissimo si è trattato di un periodo d’oro, tuttavia, i giovani lettori di allora oggi hanno almeno 50 anni. Quale può essere la strategia per coinvolgere i giovani contemporanei, magari anche tramite l’uso della tecnologia?

Denise Jane. Credo che, come strategia di collana, il fatto di avere un taglio più attuale possa coinvolgere lettori che magari fino ad adesso non erano stati così particolarmente interessati. Secondo me, la cosa principale sarebbe riuscire a separare l’idea di Spy Story da quella che è la classica storia di James Bond. Il genere, per chi non lo conosce e non lo frequenta, è ancora molto strettamente connesso alla versione classica di Ian Fleming, il che dal mio punto di vista non è nemmeno una cosa troppo negativa. Ne consegue che chi non è appassionato al genere e cerca certe caratteristiche in un romanzo, magari non sa che potrebbe anche trovarle all’interno di una storia di spionaggio. Secondo me sarebbe utile cominciare a parlare intanto di  Spy Story, nel senso che negli ultimi trent’anni si è parlato soprattutto di gialli. In seguito si sono diffusi anche gialli per bambini con le collane come Giallo e Nero del Battello a Vapore o altri. Di bambini lettori di gialli ce ne sono tanti, anche se magari non saltano all’occhio come pubblico principale. Io credo che si potrebbe fare un’operazione simile per la Spy Story, quindi adeguare la produzione per i giovanissimi e introdurla come genere anche per i più piccoli, ovviamente edulcorando i contenuti violenti.

Andrea Carlo Cappi – François Torrent. In realtà già negli anni Novanta sentivo parlare di diminuzione dei lettori della narrativa di genere e qualcuno che diceva: «Dobbiamo dimostrare che i libri non sono meno interessanti dei videogiochi». Il vero periodo d’oro per tutte le pubblicazioni da edicola fu dagli anni Sessanta agli anni Ottanta. La stessa domanda infatti mi è stata fatta in questi giorni a proposito dei fumetti. La mia risposta è che forse non esiste una strategia. Chi oggi cresce leggendo, continua a leggere; chi non se n’è mai interessato, difficilmente potrà essere “convertito”. C’è stato un distacco graduale dalla lettura di qualsiasi tipo, ormai associata a un modello esistenziale “non di successo”. Non basta neppure far presente che molto di quello che oggi piace in termini di cinema o serie tv deriva da romanzi o fumetti che qualcuno ha scritto e qualcun altro ha letto, prima che passassero allo schermo.

Simone Faré. La verità è che Segretissimo va già bene così com’è per i giovani per quel che riguarda i contenuti. È una lettura aggressiva, pulp, forse l’unica collana di storie di supereroi in forma di romanzo. Però i giovani devono essere avvicinati in qualche modo per farglielo sapere. Segretissimo è naturalmente portato a essere usato come “universo espanso”. Tutti gli autori mantengono attraverso i loro personaggi una continuity più o meno complessa e articolata. Questo si presta tantissimo a costruire, anche in maniera giocosa, altri prodotti multimediali che usino la sua ambientazione e i suoi riferimenti. Potrebbero esserci possibilità da esplorare in questo senso.

Fabrizio Borgio. Le nuove generazioni hanno esteso come non mai la fruizione multipiattaforma di un prodotto. Un videogioco di successo inevitabilmente sfocia in riduzioni cinematografiche e in novelization. Le storie di Segretissimo possono avere tutte le caratteristiche per potersi espandere in questo senso. Basta pensare a un gioco celebre come Metal Gear Solid che possiede tutti gli elementi tipici degli spy/action. A vedere inoltre le ultime pubblicazioni, come dicevo, mi sembra che per fortuna la collana stia procedendo a un aggiornamento tematico e narrativo in linea che le sensibilità del XXI secolo perciò, in qualche modo, la via mi sembra già tracciata, l’importante è seguirla senza scossoni e non lasciarla impoverire.

Jo Lancaster Reno. Un romanzo potrà anche uscire su un supporto digitale, ma resta sempre fatto di parole scritte che raccontano storie e descrivono personaggi, trame conditi di pensieri e di scenari. Dimensioni sognanti dove perdersi. Nonostante la tecnologia. La strategia è sempre quella, e lo ribadisco: scrivere e pubblicare romanzi necessari.

Andrea Franco – Rey Molina. L’unico modo è offrire al lettore storie interessanti da leggere, storie nelle quali possano immedesimarsi, svecchiate. Storie vicine a loro. Senz’altro gli ebook potranno favorire alcuni, visto che uno smartphone dietro ce lo abbiamo sempre tutti, ma non credo che la tecnologia possa fare qualcosa per i libri. Qui dobbiamo fare qualcosa noi autori, gli editori. Proponendo cose per i giovani d’oggi, e non i giovani che immaginiamo noi, quelli che eravamo venti anni fa e che sono in via d’estinzione.

Pierfrancesco Prosperi. Inventare storie sempre più aggiornate tecnicamente, senza però trascurare il lato umano. Creare dei personaggi credibili e con un loro rovello interiore può fare la differenza rispetto a tante storie standardizzate e piene di gadget tecnologici.

Scilla Bonfiglioli. Questa è una domanda che mi sto facendo molto spesso, ultimamente. Personalmente, fruisco opere narrative in modo piuttosto trasversale, non sono particolarmente snob. Per mio piacere personale leggo molta narrativa, seguo cinema e serie tv, ho un soft spot per il fumetto e il teatro rimarrà sempre uno dei miei amori più grandi. E, come dicevo, adoro la creatività senza limiti che trovo nel panorama videoludico. In un epoca frenetica come questa, in cui i mezzi di intrattenimento si moltiplicano, credo che una buona strategia possa essere la contaminazione continua. È solo da immaginare come.

Scarlet Zeitgeist Phoenix. Le nuove frontiere sono legate alla tecnologia e al comparto visivo. In effetti il desiderio parte dagli occhi. Sarebbe bello vedere le storie di Segretissimo trasformate in sceneggiature per il piccolo e grande schermo. Nel frattempo, prima che questo accada, è importante che i racconti mantengano il loro favoloso stile “sceneggiatura”, uno dei modi migliori per fare “vedere” ai lettori le storie.

Andrea Gallerani. Per tecnologia si intende ebook? Quelli ci sono e mi sembra che ormai si sia giunti a un punto di equilibrio in quanto a vendite (però non ho in mano i numeri totali del mercato, anche se sono disponibili dati dell’AIE) e addirittura sembra stia crescendo di nuovo la vendita del cartaceo. Comunque per Segretissimo, ma anche per il Giallo e Urania, è disponibile l’ebook, e questo rende possibile la lettura di testi non più reperibili in edicola, anche a distanza di anni. I giovani contemporanei possono passare dai testi per ragazzi e young/adult a Segretissimo quando si sentiranno pronti, e potranno farlo proprio grazie alla tecnologia.

Jason Hunter. In realtà i giovani leggono ancora, e per giovani alla mia età abbraccio una fascia che arriva ormai ai quarantenni, di cui anche lei fa parte. Ogni giorno scopro con piacere quanti siano coloro, ancora in età quasi adolescenziale, a essere attratti dalla carta stampata, dal suo aroma, dal frusciare dei fogli. Il merito dei supporti digitali è che ti fanno risparmiare in primis spazio fisico, oltre a qualche euro, ed è una soluzione alla quale ho dovuto ricorrere anche io da qualche tempo a questa parte. Il piacere di lettura è in qualche modo diverso. Il fruitore, comunque decida di approcciarsi, con il trascorrere del tempo evolve, passa dai classici “imposti” a scuola a gusti più personali. Ora spero di non scrivere un’eresia, personalmente sono portato a prediligere argomenti attuali, di conseguenza romanzi ambientati nella nostra epoca rispetto a capisaldi della letteratura dei tempi passati. Stimolare come portare l’utente a intraprendere una strada o ad avvicinare un genere, credo faccia parte di un’operazione coordinata tra editore, strateghi del marketing e autori che si dedichino in continue presentazioni delle opere realizzate. Lo affermo con una punta di autocritica poiché Jason Hunter su un palco in pubblico si è visto solo una volta al Mystfest di Cattolica e, ancor prima, in una libreria di Casale Monferrato in occasione dell’uscita del primo romanzo. La strategia di cui parlo è sotto agli occhi di tutti: il Giallo Mondadori continua a essere un must, Urania ha raggiunto ulteriori ed entusiastici picchi di gradimento e vendite e, ormai da tempo, lo staff dirigenziale sta centrando l’obiettivo di risollevare le sorti di Segretissimo lavorandoci con serietà, competenza e costanza, studiando di continuo nuovi metodi per incentivarne la lettura. Temo che il destino delle testate “da edicola” mondadoriane, le uniche ad avere passato indenni i decenni, sia piuttosto dipendente dal destino delle edicole stesse.

Davide De Boni – David Bones. Innanzitutto, sfatiamo un mito: ai giovani piace leggere. Il mercato dei libri per bambini, ragazzi e giovani adulti va alla grande; il nocciolo della questione, a mio avviso, è riuscire ad agganciare quei giovani lettori e fare in modo che continuino a leggere anche da adulti. Per quanto riguarda Segretissimo nello specifico, un’idea potrebbe essere quella di far conoscere la collana al di fuori del circuito delle edicole, provando a proporre alcuni titoli anche in libreria e, perché no, promuovendola attraverso i social.

To be continued…

Articolo protocollato da Alessandro Cirillo

Alessandro Cirillo è autore di una serie di libri appartenenti ad un genere che definisce Action Tricolore. Si tratta di romanzi d'azione caratterizzati da protagonisti appartenenti alle forze armate italiane.Attacco allo Stivale è stato il suo romanzo d'esordio, seguito da Nessuna scelta, Trame oscure (secondo classificato nella sezione e-book del I°Premio letterario Piersanti Mattarella) e L'oro di Gorgona.Dalla collaborazione con l’autore Giancarlo Ibba è nato Angelus di sangue, al quale è seguito Binari di sangue.Un suo racconto breve intitolato Acque agitate è stato inserito nella raccolta Bugie e verità curata dal blog letterario Il Mondo dello scrittore.Schiavi della vendetta, ispirato da un’inchiesta del settimanale Panorama, è arrivato 5° al Premio Letterario Amarganta 2018.Arma Bianca racconta la storia di una soldatessa italiana bloccata dietro le linee nemiche in una Cipro invasa dall’esercito turco.Protocollo Granata è stato scritto a quattro mani con l’autore Francesco Cotti. Dal 2013 al 2018 ha collaborato con la rivista militare “Combat Arms Magazine” scrivendo articoli sulle Forze Armate italiane.

Alessandro Cirillo ha scritto 27 articoli: