Intervista a Luana TroncanettiFresca vincitrice della prima edizione del concorso letterario Thriller Café, ospitiamo oggi Luana Troncanetti per un’intervista. Ecco cosa ci ha risposto alle nostre domande…

[D]: Ciao Luana, benvenuta. Domanda introduttiva: chi è Luana Troncanetti, come scrittrice emergente e nella vita?
[R]: Ciao, bentrovato. È un piacere poter scambiare quattro chiacchiere con il Barman di Thriller Cafè.
Mi capita spesso di leggere una dichiarazione nelle interviste rilasciate dagli autori, soprattutto se emergenti: “Scrivo dai tempi dell’asilo.” Io sono una voce fuori dal coro, mi diverte definirmi “narratrice a scoppio ritardato”. Scrivo da circa dieci anni. Ho iniziato a farlo senza alcuna aspirazione, per gioco, non nutrivo fiducia nella possibilità che fossi in grado di cucire assieme quattro frasi di senso compiuto. Eppure, dal 2007 a oggi, ho vissuto grandi soddisfazioni: vittorie o piazzamenti in concorsi prestigiosi, diverse pubblicazioni sia come solista che in concerto con altri autori, un affetto di pubblico inaspettato, riscontri più che lusinghieri dai recensori. Negli ultimi tempi mi capita soprattutto per i lavori a stampo noir, un genere al quale mi sono approcciata di recente: ho cominciato con l’umorismo proseguendo poi nella sperimentazione delle diverse sfumature di scrittura. Sono una lettrice onnivora, di conseguenza anche la mia penna tende a spaziare.
Nella vita: lavoro come redattrice in un’emittente radiofonica, sono stata per molti anni una blogger e ciò mi ha consentito di collaborare con Genitoricrescono.com (curavo una rubrica di recensioni di libri per bambini in tandem con mio figlio) e saltuariamente con Zebuk.it (con recensioni o interviste a grandi scrittori). Sono romana, sorrido sempre tranne in caso di pioggia, la mia famiglia è composta da un adolescente riottoso che resta comunque il mio sostenitore numero uno e da un marito terrorizzato da alcuni miei scritti: li legge con la mano sugli occhi, mi fa schiantare dal ridere questa cosa.

[D]: C’è chi scrive perché vuole mettersi in gioco, chi per trovare un pubblico, chi perché deve riversare su carta quello che ha dentro. Perché scrive Luana?
[R]: È un mix delle ragioni che hai appena elencato, l’elemento più debole è il secondo: non sono alla ricerca spasmodica di un pubblico, scrivo principalmente perché non posso farne a meno. É una necessità piuttosto recente: magari esco per fare una passeggiata, incontro una coppia che si bacia in un angolo, un anziano che porta a spasso il cane, due signore che chiacchierano con le buste della spesa in mano. Torno a casa e devo assolutamente raccontarli. Oppure mi colpisce una notizia appresa in TV, la confidenza di un’amica, il racconto di uno sconosciuto incontrato in ospedale o in fila per spedire una raccomandata. Grazie a percorsi mentali che non so spiegarti, mi succede di trasformare questi flash di vita in un racconto. A volte addirittura in romanzi.

[D]: Hai vinto il concorso di Thriller Café superando molti altri scritti e raccogliendo un plauso unanime dalla super-giura composta autori affermati come Romano De Marco, Piergiorgio Pulisci e Marilù Oliva. Che effetto ti fa aver avuto da loro parole di apprezzamento?
[R]: Stimo da anni queste tre splendide penne noir, i lavori che conosco in modo più approfondito sono quelli di Marilù Oliva ma solo per ragioni di “anzianità” di incontro. Che effetto mi ha fatto scoprire che avevano trovato convincente il mio OFF? Copio e incollo il parere di uno dei super giurati: OFF è un racconto stillante dolore e quella affilata crudeltà che lascia in dote l’abbandono, ma al di là di questo le pagine brillano di talento e di un’impronta letteraria originale, risultato non scontato da ottenere in una manciata di pagine. Una penna incisiva da tenere sott’occhio. (Piergiorgio Pulixi)
Dimmi tu chi, considerando che scrivo noir da pochissimo tempo e non in modo esclusivo, al mio posto non avrebbe pianto di gioia!

[D]: Parlaci un po’ di OFF: com’è nato? C’è qualcosa da cui hai preso spunto?
[R]: OFF nasce dalla necessità di porre l’accento su un aspetto sommerso della violenza contro le donne: i danni prodotti dal narcisismo patologico, un disturbo della personalità più diffuso fra gli uomini. Non lascia segni sulla pelle, non uccide fisicamente, è difficilmente dimostrabile e di conseguenza non denunciabile. Però riesce ad annientare le sue vittime, è un tema che ricorre spesso nelle cose che scrivo. Lo spunto? Come dicevo sopra, basta un nulla. Anche la storia raccontata da un’amica.

[D]: Quale credi sia il punto di forza del tuo racconto?
[R]: È difficile rispondere. Probabilmente l’alternanza fra passato e presente senza (spero) che il lettore possa perdersi. Magari la varietà del registro narrativo che si trascina dietro questo saltare fra ciò che sta accadendo e ciò che è accaduto. Il finale, forse.

[D]: Ora questa tua opera sarà pubblicata in un’antologia a cui contribuiranno anche De Marco e Pulisci con prefazione e un racconto, rispettivamente. I tuoi pensieri a riguardo?
[R]: WOW! (Quando mi impegno so essere sintetica).

[D]: Vedi per te un percorso da scrittrice in futuro? E se sì quali sono gli obiettivi di breve periodo che ti porrai dopo questa affermazione?
[R]: È come se mi stessi chiedendo se, fra i miei progetti futuri, sia inclusa una vittoria al Superenalotto. Tornando seria: ho un inedito, lo sto proponendo da circa un anno. Risultato? Riscontri positivi dagli editor di due grandi case editrici, davvero immense, una gioia difficile da spiegare. Per la pubblicazione dovrò attendere. Perché? Non è una questione di capacità, ma di collocazione in un preciso piano editoriale. Aspetto con fiducia, senza particolare ansia, che di questo lavoro si innamori qualcuno disposto a concedergli spazio. Non è un romanzo etichettabile con un genere ben specifico, probabilmente questo fa parte del problema. Amo complicarmi la vita, mi sa. Mentre attendo altre risposte, continuo a scrivere senza mai smettere di sorridere. Quasi mai, per essere onesta.

[D]: Un momento per te per dire quello che vuoi prima dei saluti.
[R]: Un invito a leggere una cosa. Sembrerebbe autoreferenziale, invece no. Carmen, un racconto lungo che fa informazione sul tumore al seno e supporta due Onlus. Non è “mio”, è un lavoro corale. Leggere Carmen fa paura a molti e posso comprenderlo anche se non condivido il timore. È un racconto d’amore e speranza, utile a spazzare via tanti pregiudizi e disinformazione. Questo grazie alle due prefazioni, non parlo del mio testo nello specifico. Ecco, vorrei che il lettori di Thriller Café si concentrassero su questo lavoro, piuttosto che su altre mie pubblicazioni.
Sono davvero felice per questa intervista, scaturisce da una grande soddisfazione. Rinnovo la mia gratitudine alla giuria di Thriller Café per avermi selezionata e a Romano De Marco, Marilù Oliva, Piergiorgio Pulixi: è stato un onore, uso con il contagocce questo lemma, essere piaciuta proprio a voi.

[D]: Grazie per essere stata con noi al Thriller Café, Luana.

Articolo protocollato da Giuseppe Pastore

Da sempre lettore accanito, Giuseppe Pastore si diletta anche a scrivere e ha pubblicato alcuni racconti su antologie e riviste e ottenuto vittorie e piazzamenti in numerosi concorsi letterari. E' autore (assieme a S. Valbonesi) del saggio "In due si uccide meglio", dedicato ai serial killer in coppia. Dal 2008 gestisce il ThrillerCafé, il locale virtuale dedicato al thriller più noto del web.

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