Una bambina che non può sorridere nella città più divertente e malinconica del mondo:Napoli. Tra Le strade dei Quartieri Spagnoli e di Chiaia si svolge la nuova avventura del giornalista Tony Perduto.

Antonio Menna torna in libreria con il romanzo La bambina senza il sorriso (Farfalle Marsilio 2020), a distanza di cinque anni da Il mistero dell’orso marsicano ucciso come un boss ai Quartieri Spagnoli (Guanda 2015), libro molto apprezzato dalla critica anche all’estero, (l’edizione francese è stata premiata dal settimanale Le Point come uno dei cinque migliori romanzi polar europei usciti in Francia nel 2015.)

Protagonista del romanzo è ancora una volta Tony Perduto, giornalista freelance e precario; pigro ma ostinato, Tony riesce sempre a ficcarsi nei guai nel tentativo di risolvere le situazioni paradossali che capitano nella sua città, riuscendoci spesso.

Questa volta a bussare alla sua porta è Chiaretta, una bambina di nove anni che ha “smarrito” il padre. Tra lo stupore del giornalista la bambina gli racconta senza battere ciglio di aver perso il padre durante una passeggiata lungo Via Speranzella, nei Quartieri Spagnoli e gli chiede di pubblicare un articolo per aiutarla a trovarlo. Quello che colpisce della bambina è il suo aspetto serio e i modi da adulta, sia nel parlare che negli atteggiamenti, tanto da indurre il giornalista a darle del lei. In realtà Chiaretta soffre di un disturbo neurologico congenito e non riesce a ridere perché quando il cervello lancia lo stimolo la sua bocca rimane immobile.

Incuriosito dalla vicenda, Perduto comincia a indagare su questa storia e scopre che in questura non è stata sporta nessuna denuncia, non solo, il resto della famiglia in primis la moglie e il suocero, non cercano affatto lo scomparso, anzi. I due sono convinti che si sia semplicemente allontanato in una delle sue frequenti sbandate amorose con l’amante di turno.

La bambina è l’unica a non credere a questa versione dei fatti ed è molto preoccupata per la sorte del genitore. Chiaretta è molto legata la padre, i due hanno un legame speciale al punto che lui è l’unico ad accorgersi delle risate di Chiarretta anche se il suo volto rimane fermo.

Tony Perduto prende informazioni sullo scomparso: si chiama Carmine Maiorano, stimato commercialista, rimasto orfano del padre operaio dell’Italsider, cresciuto, tra mille difficoltà, dalla madre Nunziata.

Una volta conosciuta la storia della madre, Tony si appassiona sempre più al caso e si lancia in una specie di indagine sulla misteriosa sparizione, cercando di fare luce sulle attività di Maiorano, uomo misterioso con la passione per le donne e le carte da gioco.

Comincia così un via vai per le strade di Napoli, dai vicoli popolari dei Quartieri alla Napoli “bene” di Chiaia. Il giornalista sfaccendato si trova al centro di un mistero e costruisce un’indagine meticolosa, guidata solo dalla sua curiosità e animata dalle mille voci dei vicoli di Napoli.

Ad emergere è un Tony Perduto diffidente e perplesso, che finisce per appassionarsi ai progetti impossibili, come quello di diventare giornalista professionista e scrivere per il giornale locale, il preferito di suo padre scomparso prematuramente. Dentro di lui cova una vera passione per il giornalismo,  una sorta di fuoco sacro “che brucia come un tatuaggio rifatto ogni giorno sulla stessa pelle”. D’altronde questa è l’unica passione che smuove Tony, di solito apatico, silenzioso e restio ad incontrare altra gente, in pratica un vero sociopatico. Precario da anni, per integrare i magri guadagni da collaboratore da finte lezioni privata a un bambino grassoccio (“cape e’ puorc) e scrive articoli per un insulso sito web per vivaisti. Frequenta da anni Marinella, un’amica per la quale forse coltiva un sentimento speciale ma che come tutte le situazioni irrisolte della sua vita rimane un rapporto in sospeso.

Nel suo girovagare per le vie di Napoli Tony Perduto incontra e racconta al lettore di personaggi diversi che rispecchiano il volto tradizionale della città senza rinunciare a descrivere la realtà attuale. Da Don Flavio e Pasquale o’ Puzzulano che litigano per l’utilizzo di un parcheggio abusivo nella piazzetta antistante la chiesa (esempio perfetto dell’arte tutta napoletana di arrangiarsi) a “Franchestà”  l’ex imbranato compagno di scuola di Tony diventato imprenditore come prestanome, fino a Filippone, il sedicenne criminale e boss dei Quartieri.

Nel calore di Napoli, nel fascino del suo mare e dei suoi prodotti genuini e nell’impareggiabile spirito di accoglienza della sua gente, Tony spiega il motivo che lo spinge a non andare via e restare ancorato alle sue radici nonostante la precarietà offerta ai giovani della sua età. Il bene e il male di una città affascinante ed enigmatica viene raccontato con sincerità senza rimpianti, esagerazioni o inutili leziosità.

Menna, scrittore nato a Potenza ma napoletano di adozione, racconta e accompagna il lettore in un vero e proprio viaggio nella città di Napoli, una descrizione così attenta e minuziosa di personaggi, abitudini e strade che sembra quasi di passeggiare tra i vicoli insieme a lui e sentire gli odori tipici del capoluogo partenopeo. Napoli però non è solo il suo centro storico con la magia dei vicoletti da presepe ma anche la realtà di luoghi come Bagnoli, lì dove le rovine industriali hanno preso il posto del grande polo siderurgico Italsider. La grande azienda aveva creato uno stato sociale operaio, culturalmente e socialmente forte, e ora invece restano solo rovine, materiali inquinanti, scheletri metallici informi.

Ho apprezzato in modo particolare il ricorso all’ironia troppo spesso sottovalutata in romanzi pretenziosi che si prendono troppo sul serio.

Un libro che nasce da un’idea vincente: quella di una bambina senza sorriso, con un incipit coinvolgente e un’ambientazione fantastica. In tutto questo l’autore è riuscito a inserire temi importanti e attuali come il precariato giornalistico e la questione di Bagnoli.

Menna così è riuscito a scrivere un piccolo gioiello, un romanzo giallo pieno di suspense e ironia, una storia a più voci di padri e figli che sembra perdersi come tra i vicoli di Napoli per poi ritrovarsi nelle pieghe più nascoste, come il sorriso di una bambina, in cui ritrovare la verità della scomparsa del padre.

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La bambina senza il sorriso
  • Menna, Antonio (Autore)

Articolo protocollato da Salvatore Chianese

Salvatore Chianese è sociologo e vive e lavora a Napoli. Adora la lettura, la musica e il cinema. Sin da bambino è attratto dal mondo del mistero e dell’horror. È cresciuto ascoltando la musica dei Queen, Led Zeppelin, Black Sabbath, Metallica, Iron Maiden, Y.J. Malmsteen… e tutto il rock hard and heavy. Nutre una venerazione per la letteratura horror di Stephen King, e dei maestri E.A. Poe e H.P. Lovecraft. Le letture che hanno segnato la sua esistenza sono Dracula di Bram Stoker, Il fuggiasco di Carlotto e Il conte di Montecristo di Dumas.

Salvatore Chianese ha scritto 41 articoli: