
Una serie di omicidi efferati compiuti da ragazzini/e di tredici/quattordici anni sconvolge la vita di una città senza nome. Il caso è piuttosto complicato perché nulla sembra legare i giovani colpevoli: pare non si conoscessero, non frequentavano la stessa scuola e le motivazioni sono diverse le une dalle altre. C’è chi ha ucciso una rivale in amore, chi un padre prepotente, chi un professore dalle mani troppo lunghe e altri.
Solo un uomo, il commissario Vito Strega, può essere in grado di decodificare il Male, di guardarlo dritto negli occhi anche a rischio di rimanerne invischiato. Ma Strega è fuorigioco: è momentaneamente destituito dal servizio perché, forse, coinvolto nella morte di un collega. Obbligato a seguire un percorso psicologico con la dottoressa Livia Salerno, il commissario si vedrà costretto ad analizzare anche il buio che c’è in lui: un passato doloroso, un padre che si è comportato da militare anche con il figlio e un matrimonio fallito. Ma lui Cinzia l’ama ancora e farà di tutto, anche superando il limite del legale, per cercare di riconquistarla. Come, d’altronde, ama in modo viscerale il suo lavoro.
“«… Cos’è che la lega così tanto a questo mestiere?»
«Non saprei. Mi piace pensare che è possibile rendere più giusto questo mondo. Forse è un’utopia, però bisogna credere in qualcosa, no?»”
Il suo carattere e il recente tragico evento avvenuto in servizio, fanno sì che in commissariato sia visto con ostilità ad eccezione della collega Teresa Brusca che, andando contro i superiori, cerca di coinvolgerlo nelle indagini.
Mentre i vertici vogliono archiviare i casi in quanto praticamente risolti (gli assassini sono stati colti in flagrante e i moventi sono lampanti), Strega è convinto che non ci si debba fermare lì perché, secondo lui, occorre trovare il “burattinaio” che ha manipolato quelle giovani e fragili menti fino al punto di creare degli spietati assassini.
«C’era qualcosa che non riusciva ad afferrare. Era lì, dentro la sua testa, coperta dal canto delle vittime. Si tormentava ma non ci riusciva. Un dettaglio, una prova, un’immagine, un brandello di conversazione, non sapeva nemmeno lui cosa fosse.»
A dieci anni esatti dalla sua pubblicazione, “Il Canto degli innocenti” torna in libreria nella sua riedizione in Rizzoli. Primo libro della serie I canti del male, ci introduce il personaggio di Vito Strega dal fascino misterioso e dal passato ingombrante. Lo incontriamo nel bel mezzo di una crisi esistenziale, professionale e personale, che lo costringe a fermarsi per comprendere e comprendersi. È giusto sacrificare la propria vita e i propri affetti per perseguire, a tutto tondo, la giustizia e dar voce a chi voce non ne ha? Ma per Strega, il suo mestiere è una missione, una necessità impellente alla quale non può sottrarsi perché ogni caso, ogni indagine diventava “personale” «… come se l’omicida l’avesse colpito in prima persona. Come se gli avesse strappato via qualcuno di caro.»
Piergiorgio Pulixi ci fa entrare nel mondo del disagio, della solitudine, del vuoto affettivo e del senso di colpa opprimente. Ci accompagna alla porta del Male, dove non si incontrano limiti, se non quelli imposti dalla propria coscienza, ammesso di averne una. Ci fa anche comprendere come, spesso, il confine tra Bene e Male sia estremamente sottile, labile, inconsistente e come sia facile, per chiunque, uscire fuori dalla zona grigia e avvicinarsi al limite del lecito. Lo stesso Strega, a volte, ci casca e si avvicina pericolosamente al punto di non ritorno.
Tema dominante è quello della manipolazione psicologica che menti perverse possono esercitare su ragazzini fragili, soli, facendo così credere loro che è ora di reagire ai soprusi, alle derisioni, alle ingiustizie.
Molto spazio viene dato all’introspezione psicologica, permettendo a noi lettori di guardare l’abisso dall’interno.
La prosa asciutta e lineare, i dialoghi efficaci, i capitoli brevi che creano un’alternanza di scene, regalano una lettura ricca di suspense e di tensione.
Il canto degli innocenti ha un grande pregio: quello di non terminare con la lettura dell’ultima pagina, ma di stimolare nei lettori una serie di riflessioni su tematiche profonde.
Consiglio la lettura, per chi come me ha conosciuto Vito Strega solo nei romanzi successivi, o la rilettura (per chi non si era perso questo piccolo capolavoro) sicura che lo riscopriranno attuale.
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Articolo protocollato da Luisa Ferrero
Libri della serie "I canti del male"

Il canto degli innocenti – Piergiorgio Pulixi
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