Come agnelli in mezzo ai lupi – Diego Pitea
Un autore calabrese, già lettore di libri gialli da epoca antichissima (aveva 8 anni e già il papà gli leggeva L’enigma dello spillo di Edgar Wallace), abbandona la sua grande passione a mo’ di fioretto per la malattia della mamma e così, privo della materia prima, se la costruisce da solo e scrive il primo romanzo. Finalista al Premio Tedeschi più volte, Diego Pitea ha creato un perfetto alter ego nel criminologo Richard Dale. Un tipo molto particolare: neuropsichiatra affetto da sindrome di Asperger -come l’autore, che così approfitta per divulgarne le caratteristiche e sfatare qualche stereotipo, anche se poi deve ammettere di divertirsi a guardare lezioni di matematica online, e ad inserire astruse formule all’inizio di ogni capitolo, il che ricorda molto Rain man. Anzi, a dirla tutta, Diego ha svelato che, a suo parere, la matematica è quanto di più simile ad un giallo…
Richard Dale attacca e stacca mattoncini Lego rosa, in tasca, per calmarsi e affrontare la pressione. Succhia liquirizie e tracanna chinotti. Tutte monomanie del nostro Pitea, che ha chiamato Monica la compagna del criminologo, dandole il nome della propria (ma non la gelosia patologica). Vicino a lui lavora l’ispettore Marani, fumantino, concreto, amante delle prove fisiche (impronte, Dna) e quindi in conflitto con le piste più psicologiche del criminologo, e Doriana, che tollera qualunque cosa Richard le infligga, creando quindi alleanze forti con i lettori che, per lui, provino sentimenti contrastanti o addirittura timore del fatto che lui sa sempre cosa pensi e non te lo nasconde.
Pitea ama due generi: il classico giallo alla Agatha Christie (pochi personaggi, stanza chiusa), che ha sviluppato in La stanza delle Illusioni, e il thriller psicologico, di cui a Come agnelli in mezzo ai lupi, dove un uomo viene trovato morto incastrato in un’’’anfora a Villa Borghese mentre all’Unità Anticrimini violenti arrivano, serialmente, foto e messaggi illustrativi dei luoghi dove colpirà ancora.
L’autore perfetto per chi non sappia scegliere tra i due generi che, con Pitea, può spaziare anche geograficamente (Roma, le Dolomiti e in futuro anche Milano) perché assurge la location a co-personaggio ma, per ottenere questo effetto, sceglie luoghi magnifici e li mostra quasi fotograficamente. Per questo, ha addirittura conferito a Samuele – il figlio di Richard – la c.d. capacità eidetica. Non sapete cosa sia? Leggete Pitea!
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