Noto anche come Giallo deduttivo o Whodunit, il Giallo classico è la prima, tradizionale, canonizzata forma di giallo, la cui patria indiscussa fu l’Inghilterra a vittoriana, sebbene esimi rappresentanti del genere si ritrovino anche in Francia (Gaston Leroux) e negli Stati Uniti (S. S. Van Dine). Aspramente criticato e disprezzato dall’élite, il giallo classico riscosse un grandissimo successo fra i lettori del ceto medio, tanto che sin dalle sue origini, intorno alla metà del XIX secolo, divenne la massima espressione della letteratura popolare.

Origini ed evoluzione

1841: è questa la data a cui si fa risalire la nascita del genere giallo deduttivo. Fu in questa data, infatti, che venne pubblicato I delitti della Rue Morgue, il racconto giallo di Edgar Allan Poe in cui l’investigatore Auguste Dupin riuscì a risolvere un complesso delitto utilizzando solo le proprie capacità deduttive. Fu proprio a Dupin che si ispirarono, nei decenni successivi, i tanti investigatori – professionisti e dilettanti – protagonisti dei gialli deduttivi. D’altronde siamo nella seconda metà dell’Ottocento, nell’epoca del Positivismo, secondo cui le conoscenze scientifiche, l’osservazione e la logica sono l’unica valida strada da seguire per arrivare alla verità incontrovertibile. Solo l’osservazione di segni, tracce, indizi apparentemente marginali può condurre l’investigatore – magari dilettante, ma sempre arguto – a risolvere un enigma. E tanto più complesso è l’enigma, tanto più si rivela risolutivo l’acume dell’investigatore-osservatore: da qui il successo dei delitti della camera chiusa, in cui la vittima viene ritrovata morta in un ambiente inaccessibile dall’esterno. A questo proposito, mirabili sono le opere di Leroux, Dickson-Carr e dello stesso Poe. Non sono spenti gli echi del gotico e del soprannaturale che ritroveremo ancora a lungo nei gialli, ma sempre più spesso ci si affida alla luce della scienza e alle capacità dell’investigatore per venire a capo dei delitti. È con Sherlock Holmes, il consulente investigativo creato da Arthur Conan Doyle, che il giallo deduttivo raggiunge la sua piena affermazione come genere letterario. Dal 1887, dalla sua prima apparizione nel romanzo Uno studio in rosso, Holmes e il suo amico e biografo Watson non hanno mai conosciuto l’oblio: oltre ai 4 romanzi e 56 racconti scritti da Doyle, sono apparsi in numerose raccolte, pubblicazioni, film, pièces teatrali e serie tv. Non fu neppure concesso all’autore di liberarsi del suo personaggio – che ormai odiava – facendolo morire in L’ultima avventura di Sherlock Holmes: Doyle dovette trovare un espediente per farlo resuscitare e tornare in attività a furor di popolo.

Ad Holmes si ispirarono, pur con le dovute differenze e innovazioni, gli investigatori successivi, da Padre Brown di Chesterton a Hercule Poirot e Miss Marple di Agatha Christie, fino a Philo Vance di Van Dine. Ma la vera epoca d’oro del giallo classico si ebbe negli anni fra le due guerre: nel 1920, con la pubblicazione del primo romanzo di Agatha Christie, Poirot a Styles Court, cominciò la Golden age of detective fiction (il periodo d’oro del giallo). È in questo periodo che si comincia a pensare di codificare il giallo, di creare delle convenzioni, degli schemi di regole, di ricondurre il giallo in un paradigma che ne evidenzi i tratti costanti e le differenze con altre forme di narrativa poliziesca.

Caratteristiche del Giallo Classico

Ma di cosa parliamo quando parliamo di giallo? Intanto, per completezza, è d’obbligo una premessa: il termine “giallo” è utilizzato solo nella lingua italiana e deriva dal colore della copertina dei libri che, a partire dal 1929, vennero pubblicati da Arnoldo Mondadori nell’apposita collana “I libri gialli“. In inglese la locuzione che indica il giallo è Detective fiction.

Ciò detto, riflettendoci, non è sempre così semplice distinguere un giallo – per esempio – da un poliziesco, un thriller, una crime fiction, un sensation novel. Non basta, infatti, che vi sia un mistero, un delitto: in molte storie convenzionalmente non riconosciute come gialli c’è un mistero. Basti pensare, solo a titolo di esempio, a romanzi come Casa desolata di Dickens, Delitto e castigo di Dostoewskij, Emma di Jane Austen o Jane Eyre di Charlotte Bronte. Per lungo tempo si discusse se persino Wilkie Collins scrivesse gialli o romanzi sensazionalistici… In linea di massima, per orientarci, possiamo dire che se il thriller privilegia l’azione, la crime fiction si sofferma sull’aspetto psicologico che ruota attorno al delitto, il poliziesco si concentra di più sull’indagine, sul “come” il delitto sia stato commesso, il giallo si chiede “Chi?”, “Chi l’ha fatto?”, da qui la denominazione Whodunit, contrazione della domanda inglese “Who has done it?”. Ma per capire ancora meglio ciò che si intende per giallo classico possiamo affidarci alle parole con cui lo definisce la nota giallista P. D. James nel suo interessante saggio “A proposito del giallo. Autori, personaggi, modelli” (Mondadori 2009). Scrive la James:

Sebbene il giallo, nei suoi esempi più alti, possa anche operare «al margine pericoloso delle cose», si differenzia sia dalla narrativa tradizionale sia dalla generalità di quella poliziesca per la struttura fortemente organizzata e per l’adesione a convenzioni riconosciute. Quello che possiamo aspettarci è che abbia al centro un misterioso crimine, solitamente un omicidio; inoltre, una ristretta cerchia di sospettati, ciascuno fornito di movente, modo e occasione; un investigatore, dilettante o professionista, che arriva come un dio vendicatore a risolvere il mistero; e, verso la fine, una soluzione che il lettore dovrebbe essere in grado di riconoscere per deduzione dagli indizi disseminati lungo il racconto in modo astuto ma sostanzialmente leale.

Può sembrare una definizione rigida e restrittiva, ma per un secolo ed anche oltre, tanti giallisti hanno trovato il modo di adattarla o aggirarla regalandoci gialli meravigliosi eppure perfettamente “in regola” coi dettami del genere.

Le regole del Giallo Classico

Sin dal principio il giallo deduttivo è stato considerato come una sorta di gioco, di sfida fra l’investigatore (e di riflesso il suo autore) e il lettore, basata appunto sulla risoluzione di un caso delittuoso mediante logica e deduzione. Ma chi le stabilisce, le regole per un buon giallo? Ci hanno pensato ben due autori, uno inglese ed uno statunitense, entrambi alla fine degli anni Venti: Ronald Knox (1929) e S. S. Van Dine (1928).

Il primo elaborò un decalogo che così recitava:

  1. Il colpevole dev’essere un personaggio che compare nella storia fin dalle prime pagine; il lettore non deve poter seguire nel corso della storia i pensieri del colpevole.
  2. Tutti gli interventi soprannaturali o paranormali sono esclusi dalla storia.
  3. Al massimo è consentita solo una stanza segreta o un passaggio segreto.
  4. Non possono essere impiegati veleni sconosciuti; inoltre non può essere impiegato uno strumento per il quale occorra una lunga spiegazione scientifica alla fine della storia.
  5. Non ci dev’essere nessun personaggio cinese nella storia.
  6. Nessun evento casuale dev’essere di aiuto all’investigatore, né egli può avere un’inspiegabile intuizione che alla fine si dimostra esatta.
  7. L’investigatore non può essere il colpevole.
  8. L’investigatore non può scoprire alcun indizio che non sia istantaneamente presentato anche al lettore.
  9. L’amico stupido dell’investigatore, il suo “Dottor Watson”, non deve nascondere alcun pensiero che gli passa per la testa: la sua intelligenza dev’essere impalpabile, al di sotto di quella del lettore medio.
  10. Non ci devono essere né fratelli gemelli né sosia, a meno che non siano stati presentati correttamente fin dall’inizio della storia.

Ancor più precise e dettagliate sono le venti regole per scrivere un buon romanzo poliziesco stilate da S. S. Van Dine che si sofferma più volte, peraltro, sull’importanza di non truffare il lettore, di giocare con lui ad armi pari, di non annoiarlo, di non fargli perdere tempo. Con tutto questo marasma di regole e restrizioni verrebbe da pensare che non rimanga più spazio per la fantasia, ma sbaglierebbe chi pensasse che i gialli classici sono fra loro tutti uguali: ogni autore ha saputo trovare la sua voce e il suo particolare stile, pur fra prescrizioni così stringenti.

Ambientazioni, personaggi e ratio del giallo classico

La morte in particolare sembra fornire agli anglosassoni una riserva di innocuo divertimento più grande di qualunque altro soggetto” – scriveva Dorothy L. Sayers nella prefazione ad un volume intitolato Great short stories of detection, mystery and horror, third series (Grandi racconti polizieschi, del mistero e dell’orrore, terza serie), pubblicato nel 1934. Un’affermazione certamente ironica che ci permette di indulgere in diverse considerazioni.

In primis sorge spontanea una domanda: perché il giallo classico attecchì così bene proprio nella perbenista, affettata, rigida Inghilterra? Paradossalmente è proprio il contesto sociale e culturale, l’influenza vittoriana che ha fatto sì che il giallo deduttivo si sviluppasse proprio qui e con queste caratteristiche: nell’ordinato e morigerato mondo inglese di quel tempo, la morte è un male necessario contro il quale non si può distogliere lo sguardo, un “inconveniente temporaneo” che non si può evitare, quindi, piuttosto che soffermarsi sul come o sul perché sia stato commesso un determinato delitto, è più utile chiedersi chi l’ha commesso, in modo che si possa individuare il colpevole, punirlo giustamente, neutralizzarlo (magari condannandolo alla pena capitale rigorosamente lontano dalla vista, come insegna la brava Agatha Christie) e poi ristabilire in fretta l’ordine e l’equilibrio, come se la morte, il male, il dolore fossero solo esercizi d’ingegno, sfide di arguzia, passatempi e sfizi per ricchi intellettuali. E ciò è ancora più vero nel periodo di maggior fulgore del giallo classico, quello tra le due guerre: c’è appena stata una carneficina, occorre ritornare alla normalità; una morte accidentale ad opera di un colpevole determinabile non sarà mai pericolosa quanto ciò che è stato. E ancora, anche nella tranquilla, stabile Inghilterra si insinua l’eco dei regimi totalitari europei e si fa strada lo spettro di una seconda guerra mondiale, assolutamente da scongiurare. Occorre equilibrio, ordine, rigore, anche nelle letture, specialmente in quelle notoriamente d’evasione.

E da queste considerazioni scaturisce il perché di determinate ambientazioni e personaggi. Il male non è più lontano, non è nei castelli sui monti come nei romanzi gotici della Radcliffe, né nei vicoli di Londra dove può accadere di tutto, anche le cose più atroci, dove il crimine è contemplato, messo in conto. Il mistero bussa alla porta di casa, così le ambientazioni dei gialli diventano le magioni dei Lord, le ville immerse nella ridente campagna inglese, i graziosi villaggi in cui ci si conosce tutti. Ed anche i personaggi sono stereotipati: nobili, possidenti, servi, maggiordomi, governanti, chierici… e un investigatore benestante, che non ha problemi di denaro e che ha grande libertà di movimento e familiarità con tutti gli ambienti sociali. Singolare, poi, il ruolo delle donne, per analizzare il quale dobbiamo fare una differenza fra le donne scrittrici e le donne personaggi. Mentre le prime sono numerose ed apprezzate, soprattutto nella Golden Age (Agatha Christie, Dorothy L. Sayers, Margery Allingham, Ngaio Marsh), le seconde sono spesso – Miss Marple a parte – figure marginali, discrete, secondarie rispetto all’investigatore, rigorosamente uomo.

E così, negli anni Trenta, mentre in America nasce l’Hard boiled, mentre Sam Spade, Philip Marlowe e Continental Op si aggirano armati per le periferie malfamate delle grandi città raccontando i problemi e le difficoltà della società e le varie facce cruente del crimine, nella vecchia Europa ci si interroga su chi abbia avvelenato il thè della tal dama o chi abbia freddato il tale lord – immancabilmente antipatico e noioso – nella biblioteca. E una volta trovato il colpevole resta ancora tempo per una passeggiata nella brughiera e magari per un thè… senza veleno, però.

Il declino del Giallo Classico e il Cozy

Diventa altresì chiaro che, una volta finita la seconda guerra mondiale, il mondo è profondamente mutato, nessuno può più volgere lo sguardo di fronte alla realtà… bisogna affrontarla. Così, dall’Europa all’America,  si continuano comunque a scrivere gialli classici, ma ci si apre anche ad altre forme di narrazione, più vicine alla realtà e ai problemi dell’uomo medio. Quindi? Quindi il rigore del giallo classico lascia il posto ad una narrativa più aperta, più calda, umana e leggera: il Cozy mystery.

Il significato dell’aggettivo ci illumina già sul tipo di storia a cui andiamo incontro: Cozy significa accogliente. Non vanno dunque in pensione le ambientazioni idilliache, i villaggi, i personaggi stereotipati che, qui più che altrove, aiutano l’investigatore a trovare il colpevole. A proposito di investigatore, anche qui siamo di fronte a dilettanti dall’innata curiosità che li induce a ficcare il naso in cose che ritengono poco chiare e spesso a cacciarsi nei guai; hanno quasi sempre un contatto informale con la polizia e una buona fama che depone a loro favore quand’è il momento di essere ascoltati. In linea con l’evoluzione della società, in questi gialli “soft” ritroviamo spesso protagoniste femminili, una su tutte la scrittrice Jessica Fletcher. Personaggio arcinoto soprattutto grazie alla serie televisiva, l’amatissima Signora in giallo, insegnante statunitense di inglese e criminologia nonché scrittrice di gialli è protagonista di più di cinquanta romanzi. A scriverli è stato per molti anni Donald Bain – cofirmatario della serie insieme proprio alla Fletcher – affiancato nelle ultime pubblicazioni da Renée Paley e Jon Land che ha preso il testimone della serie dopo la morte di Bain. Se dovessimo pensare ad un’icona del Cozy, non potremmo trovare rappresentante più illustre, conosciuta e amata della scrittrice del Maine. Tuttavia, altri nomi importanti la affiancano in questo genere letterario che raccoglie l’eredità del giallo classico: fra gli altri Fratello Cadfael (protagonista della fortunata serie di gialli di ambientazione storica ideata da Ellis Peters), Agatha Raisin (protagonista della serie scritta da Marion Chesney con lo pseudonimo di M. C. Beaton).

I migliori Gialli classici di sempre

Mai come in questo caso, è praticamente impossibile decretare quali, nella sterminata produzione dei giallisti fra il 1841 e la metà del Novecento, siano i migliori gialli classici. Tuttavia proveremo a stilare una lista – seppur approssimativa – di quelli più rappresentativi e sicuramente imperdibili per chi voglia approfondire ed appassionarsi al genere. Si tratta, peraltro, di romanzi imprescindibili per gli amanti della letteratura poliziesca – qualunque sia il filone preferito – poiché sono alla base di tutto ciò che è stato scritto in seguito.

1841 – I delitti della Rue Morgue – Edgar Allan Poe

Apparso per la prima volta in una rivista nel 1841 e solo nel 1845 in volume, I delitti della Rue Morgue è considerato il primo racconto giallo. È ambientato a Parigi, in un palazzo di Rue Morgue, dove vengono ritrovate uccise l’anziana Madame L’espanaye e sua figlia Camille. Il delitto è di quantomai ardua soluzione, poiché l’appartamento delle due donne è al quarto piano ed è inaccessibile dall’esterno. Leggendo dell’accaduto, Auguste Dupin vuol fare un sopralluogo in Rue Morgue… sarà lui a risolvere l’enigma, grazie all’osservazione ed alla deduzione.

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I delitti della Rue Morgue
  • Poe, Edgar Allan (Autore)

1868 – La pietra di luna – Wilkie Collins

Un diamante indiano prezioso, grande e splendente su cui gli indù gettarono una maledizione secoli orsono, una giovane donna caparbia ed innamorata che nulla sa della storia, una congiura indiana per recuperare la pietra, un medico, un sergente intelligente e scaltro, un maggiordomo zelante… sono solo alcuni degli elementi che costituiscono La pietra di luna. Come in altre sue eminenti opere, Collins racconta la vicenda usando l’espediente stilistico della narrazione corale: ad alcuni personaggi chiave della storia viene chiesto, a posteriori, di redigere un racconto dettagliato e il più possibile fedele ai fatti conosciuti all’epoca dello vicenda. Così apprendiamo, con dovizia di particolari e varietà di punti di vista, come un diamante di grande valore sia stato rubato nottetempo, di come la sua proprietaria sia stata ingannata e di com’è possibile ristabilire, mediante un esperimento e dei buoni amici, la dignità d’un uomo.

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La pietra di luna
  • Collins, Wilkie (Autore)

1887 – Uno studio in rosso – Arthur Conan Doyle

Datato 1887, Uno studio in rosso è il primo giallo in cui appare uno dei personaggi più conosciuti e amati della storia del giallo di tutti i tempi: Sherlock Holmes. Ce lo presenta quello che diventerà il suo amico e fido collaboratore, il dottor Watson. Quest’ultimo, di ritorno dalla guerra e dopo un periodo di ristrettezze, è alla ricerca di un coinquilino per condividere un appartamento. Viene così a sapere che anche un altro giovane è nella sua stessa situazione, si tratta di Sherlock Holmes, con il quale si instaura una proficua amicizia e collaborazione. Holmes viene infatti assunto da Scotland Yard come consulente investigativo per un delitto che riuscirà a risolvere grazie a calcoli matematici e deduzioni logiche.

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Uno studio in rosso
  • Doyle, Arthur Conan (Autore)

1911 – La croce azzurra – Gilbert Keith Chesterton

Un prete cattolico-romano di statura bassissima, che veniva da un villaggetto dell’Essex. Giunto a quest’ultimo, Valentin smise l’esame e gli venne quasi da ridere. Quel pretucolo era proprio l’essenza delle pianure dell’Essex: aveva un viso rotondo e inespressivo come gnocchi di  Norfolk, gli occhi incolori come il  Mare del Nord, e recava parecchi involti di carta scura, che non riusciva a tenere riuniti. (…) Aveva un grosso ombrello malandato che gli cadeva di continuo; e pareva che non sapesse quale fosse la parte del biglietto da serbare per il ritorno“. È questa la descrizione che, nel racconto La croce azzurra,  G. K. Chesterton fa di Padre Brown, un prete-investigatore intelligentissimo (contrariamente alle apparenze) e molto versatile, in grado di interfacciarsi con tutti gli ambienti e con esponenti di ogni classe sociale. La sua caratteristica principale, come scrisse lo stesso Chesterton, era proprio quella di non avere caratteristiche: forte la contrapposizione fra apparenza scialba e insignificante ed intelligenza viva e presente. Il racconto La croce azzurra fu poi inglobato ne L’innocenza di Padre Brown e il prete cattolico piccolo e sconclusionato fu protagonista di una serie lunga e fortunata.

I migliori racconti di Padre Brown
  • Chesterton, Gilbert Keith (Autore)

1907 – Il mistero della camera gialla – Gaston Leroux

Mathilde Stangerson, figlia e collaboratrice dell’illustre scienziato di fama mondiale professor Stangerson, è vittima di un tentato omicidio nella sua camera gialla nel padiglione attiguo al castello di Glandier. La camera è chiusa dall’interno, non v’è alcuna possibilità di entrare o di uscire; all’esterno, nel laboratorio comunicante, lavorano il padre della vittima, il professor Stangerson, e il domestico fidato Compare Jacques. La camera è apparentemente impenetrabile, eppure in piena notte si sente distintamente la donna gridare “all’assassino, aiuto!” e subito due colpi di rivoltella. Quando si riesce, con fatica, a sfondare la porta, l’unica traccia di vita è la signorina Stangerson agonizzante sul pavimento. Nessuna traccia dell’assassino. Il famoso ispettore della polizia parigina, Frédéric Larsan, all’uopo convocato per risolvere il caso, propenderebbe per la colpevolezza del fidanzato della giovane, Monsieur Robert Darzac e una serie di circostanze fisiche sembrerebbero effettivamente far supporre che abbia ragione… ma c’è un giovane giornalista intelligente ed arguto di nome Rouletabille che non è per niente dello stesso avviso. Egli è convinto che il “Grande Fred” stia sbagliando, stia ragionando dal senso sbagliato della ragione, quello che porta l’investigatore a farsi guidare dalle prove fisiche verso il colpevole, asservendo così il ragionamento ai “segni sensibili”. Egli invece opera al contrario: dapprima ragiona, poi verifica se le tracce concrete rientrino nel suo ragionamento o siano, invece, fuorvianti. E il tempo e la pervicacia gli daranno ragione. Complesso, intricato, affascinante, Il mistero della camera gialla è davvero un giallo – delitto della camera chiusa – istruttivo godibile che vale la pena leggere.

Il mistero della camera gialla
  • Leroux, Gaston (Autore)

1907 – L’impronta scarlatta – Richard Austin Freeman

L’impronta scarlatta, insanguinata, che dà il titolo al romanzo è quella di un pollice umano impressa su un pezzo di carta. Quel foglio è tutto ciò che contiene la cassaforte del commerciante di preziosi John Hornby, che avrebbe invece dovuto contenere un pacco di diamanti grezzi di grande valore provenienti dal Sud Africa. Nessuna effrazione, nessun rumore udito dal custode… che fine hanno fatto i diamanti? Sarà il dottor John Thorndyke, medico e – da quel momento – investigatore dilettante, a risolvere il caso usando il metodo scientifico. L’impronta scarlatta è il giallo che dà avvio alla serie di indagini condotte proprio da John Thorndyke.

L'impronta scarlatta
  • Freeman, R. Austin (Autore)

1908 – La scala a chiocciola – Mary Roberts Rinehart

Romanzo d’esordio della scrittrice statunitense Mary Roberts Rinehart, La scala a chiocciola si sviluppa nelle ambientazioni spettrali e sinistre di una villa nel New England in cui la protagonista, Rachel Innes, una donna nubile di mezza età, si trasferisce per le vacanze insieme ai due nipoti e alla fidata cameriera Liddy. Sin dal giorno del loro arrivo, l’atmosfera alla villa non è rilassata e diverrà sempre più cupa e tesa con il succedersi di strani avvenimenti che farebbero pensare alla presenza di entità soprannaturali. Quando, però, il cadavere di un uomo sconosciuto viene ritrovato ai piedi della scala a chiocciola gli occupanti della casa capiscono che il pericolo è decisamente concreto. Molte altre morti turberanno Rachel Innes prima che il mistero venga risolto.

La scala a chiocciola
  • Rinehart, Mary Roberts (Autore)

1920 – Poirot a Styles Court – Agatha Christie

E non poteva mancare nella nostra lista anche Poirot a Styles Court, il primo romanzo di Agatha Christie, scritto durante la prima guerra mondiale e pubblicato dalla Christie quasi per sfida. È questo anche il primo romanzo in cui compare uno degli investigatori più iconici della letteratura gialla: Hercule Poirot, ex investigatore della polizia belga reduce dalla prima guerra mondiale. Poirot entra in gioco perché, nel villaggio in cui soggiorna, viene uccisa la proprietaria di Styles Court, un’antica residenza nobiliare, e i sospetti ricadono sui membri della famiglia. Ma un amico di Poirot si trova ospite convalescente presso Styles Court, così l’investigatore ha modo di approcciarsi al delitto e, con le sue grandi doti deduttive, di risolverlo.

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Poirot a Styles Court
  • Christie, Agatha (Autore)

1920 – I tre segugi – Freeman Wills Crofts

Ambientato tra Londra e Parigi nell’aprile 1912, I tre segugi è, insieme a Poirot a Styles Court, uno dei due romanzi che sanciscono l’inizio della Golden Age del giallo classico. Come suggerisce il titolo italiano, sono ben tre i personaggi impegnati nelle indagini: l’ispettore Burnley di Scotland Yard, l’ispettore Lefarge della polizia parigina e l’investigatore privato Georges La Touche. La storia si dipana dall’arrivo al porto di Rouen di un vapore carico di barili di vino. Durante l’ispezione un barile diverso dagli altri attira l’attenzione dei presenti, tantopiù che, invece che vino, il contenuto si rivela ben diverso.

I tre segugi
  • Crofts, Freeman W. (Autore)

1923 – Peter Wimsey e il cadavere sconosciuto – Dorothy L. Sayers

Protagonista di 12 romanzi e 21 racconti, Lord Peter Wimsey è il tipico investigatore dilettante e gentiluomo dei gialli classici della Golden Age. Reduce dalla prima guerra mondiale, l’aristocratico Peter Wimsey, colto e benestante, ha passatempi e gusti in linea con la propria condizione sociale, nonché un’innata curiosità verso il mistero e il delitto. È proprio per questa sua curiosità che si ritrova alle prese con un delitto alquanto insolito: il cadavere di uno sconosciuto è stato ritrovato nella casa di un architetto conosciuto da Wimsey. L’unico accessorio indossato dal cadavere è un paio di occhiali. La polizia è incline a sospettare dell’architetto, ma Lord Wimsey non è dello stesso avviso.

1926 – La strana morte del signor Benson – S. S. Van Dine

La strana morte del signor Benson è il primo dei dodici casi che compongono la serie dell’investigatore dilettante Philo Vance, ideata dallo scrittore statunitense S. S. Van Dine. È proprio Van Dine, avvocato e amico di Vance, a fornirci resoconti puntuali ed attendibili (dato che è presente egli stesso) delle indagini con cui questo gentiluomo estremamente ricco e colto fornisce utilissimi contributi al procuratore distrettuale di New York. Nel primo romanzo Vance non è ancora un investigatore, ma è curioso di assistere alle procedure di indagine messe in atto dalla polizia per risolvere un caso. Proprio così, assistendo all’indagine sulla morte inconsueta e misteriosa dell’agente di cambio Alvin Benson, sarà in grado di risolvere l’enigma attraverso un ragionamento deduttivo sottile e infallibile.

1929 – La poltrona n° 30 – Ellery Queen

Nasce nel 1929 uno dei più famosi detective del Novecento, Mr. Ellery Queen, che compare per la prima volta nel romanzo La poltrona n° 30. Queen è sia il nome del detective di fantasia protagonista dei romanzi, sia lo pseudonimo con cui si firmano i suoi autori, i cugini newyorkesi Frederick Dannay e Manfred Lee. Ellery Queen è dunque un investigatore dilettante americano che con le sue deduzioni e la sua logica infallibile contribuisce alla risoluzione di una lunga serie di misteri. Nel primo, La poltrona numero 30, uno spettatore si accascia al suolo durante una rappresentazione teatrale a Broadway. Nonostante il teatro sia pieno, le poltrone adiacenti a quella della vittima sono vuote. Le indagini sono affidate all’ispettore Richard Queen che, inaspettatamente, riceverà un aiuto prezioso dal figlio Ellery.

La poltrona n 30
  • Queen Ellery (Autore)

1929 – La stanza n. 18 – Mignon Good Eberhart

Considerata la Agatha Christie americana, Mignon Good Eberhart esordì nella narrativa gialla nel 1929 con il romanzo La stanza n. 18, primo della serie riguardante i delitti commessi in una stanza di un prestigioso ospedale del Midwest americano. Le indagini sono svolte da due riuscitissimi personaggi: l’infermiera Sarah Keate, una donna di mezza età dai capelli rossi e dal piglio energico e deciso, e il giovane detective Lance O’Leary. Tutto comincia in una notte di giugno, quando un anziano paziente muore in seguito ad una non necessaria e non richiesta iniezione di morfina. Per curarlo, l’ospedale aveva acquistato un grammo di radio che ora è sparito. Sarebbero stati in tanti a volersi appropriare di quella fortuna, se n’era parlato anche in precedenza fra le chiacchere in corsia, ma chi ha effettivamente messo in atto l’insano proposito?

Sconto di 7,70 EUR
La stanza n.18.
  • Editore: Polillo
  • Autore: Mignon G. Eberhart , G. Viganò

1930 – La morte nel villaggio – Agatha Christie

La morte nel villaggio è il primo dei 12 romanzi e numerosi racconti in cui compare Miss Jean Marple, intelligente vecchina che, oltre alla maglia e al thè con le amiche, ha fra i suoi passatempi capire la natura umana. Sarà proprio l’intelligente signorina Marple a risolvere il mistero della morte di un burbero e litigioso colonnello il cui cadavere è stato ritrovato dal vicario della chiesa di St. Mary Mead, il villaggio dove vive la Marple.

Sconto di 0,60 EUR
La morte nel villaggio
  • Christie, Agatha (Autore)
  • Valutazione del Pubblico: X (Solo per adulti)

1933 – Il cantuccio della strega – John Dickson Carr

Ambientato a Chatterham, una sonnolenta cittadina della provincia inglese, Il cantuccio della strega è il primo giallo della serie in cui compare Gideon Fell, lessicografo in pensione nato dalla penna di John Dickson Carr. In questo primo giallo, un giovane americano in vacanza in Inghilterra è invitato a trascorrere un periodo presso il dottor Fell insieme a numerosi altri convenuti. Una sinistra maledizione incombe, però, su uno dei convitati che, infatti, sarà ritrovato misteriosamente assassinato. Sarà proprio l’arguzia, la cultura e la logica di Gideon Fell a dover districare il mistero.

IL CANTUCCIO DELLA STREGA
  • J. Dickson Carr (Autore)

1934: Fer-de-lance – Rex Stout

Fer-de-lance è il primo di una lunga serie di romanzi che vedono come protagonista l’iconico, singolare, geniale investigatore amante delle orchidee, del lusso e della buona cucina creato da Rex Stout: Mr Nero Wolfe. In questo primo romanzo Wolfe ha a che fare con l’omicidio di Carlo Maffei, un giovane immigrato italiano a New York. Il delitto pare legato ad un altro crimine, quello ai danni di un uomo influente che apparentemente nulla avrebbe da spartire con l’italiano. La traccia per risolvere il mistero arriva a Wolfe mediante uno strano regalo, un velenosissimo serpente. Questo caso lancia sul panorama letterario un detective assolutamente sui generis che per molti anni assicurerà alla giustizia i colpevoli di molti delitti.

1966 – Il gatto che leggeva alla rovescia – Lilian Jackson Braun

E per la serie “tutti possono risolvere un giallo, purché siano curiosi ed intelligenti, il protagonista di questo romanzo (il primo di una lunga serie) è… un gatto siamese, anzi… due. Si chiamano Koko e Jum e sono i fidi collaboratori di Jim Qwilleran, un giornalista americano cui è stata assegnata la rubrica “arte” della rivista per cui lavora, senza che egli sappia alcun che di arte. Qwilleran si ritroverà spesso, suo malgrado, coinvolto in misteri e delitti che risolverà proprio grazie all’aiuto dei suoi felini.

Il gatto che…” è la fortunata serie ideata dalla scrittrice americana Lilian Jackson Braun che con essa si inserisce perfettamente nella narrativa Cozy.

1992 – Agatha Raisin e la quiche letale – Marion Chesney

Appena trasferitasi da Londra nel villaggio di Carsely, Agatha Raisin, 53 anni, agente di pubbliche relazioni in pensione, partecipa a una gara di quiches per cercare di integrarsi nel villaggio. Non vince, ma in seguito uno dei giurati, mangiando un’altra fetta della sua quiche, morirà avvelenato. Lo sconcertante evolversi della vicenda obbliga Agatha a scoprire, ad ogni costo, chi abbia avvelenato la torta, anche per scagionare se stessa dai sospetti.

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Agatha Raisin. La quiche letale
  • Editore: TEA
  • Autore: M. C. Beaton , Marina Morpurgo

Conclusioni

Per concludere questa disamina sul giallo classico, le sue origini, le regole, le ambientazioni, le motivazioni e i romanzi più rappresentativi, ci affidiamo ancora ad una considerazione di P. D. James che ben riassume, a parere di chi scrive, la natura e la ratio del giallo classico:

Il giallo classico è la più paradossale delle forme di letteratura popolare. La storia ha il suo perno in un reato di omicidio, spesso nella sua espressione più ripugnante e violenta, e tuttavia noi la leggiamo soprattutto per divertirci e trarne un confortante, intimo sollievo dalle ansie, dai problemi e dalle arrabbiature quotidiane. Il suo intento principale – in effetti la sua raison d’être – è stabilire la verità, tuttavia utilizza ed esalta l’inganno: l’assassino cerca d’ingannare il detective e l’autore vuole ingannare il lettore, fargli credere che il colpevole sia innocente e l’innocente colpevole; e più sottile è l’inganno, più riuscito è il libro. Il giallo pone al centro fatti e concetti assoluti – la morte, il castigo, la punizione –, ma nel costruire gli indizi sfrutta come strumenti di giustizia i banali artifici e le casualità della vita quotidiana. Afferma il primato della legge e dell’ordine, però il suo atteggiamento verso la polizia e i rappresentanti della legge è spesso ambivalente, quando la sagacia dell’investigatore dilettante contrasta con la piatta ortodossia e l’incompetenza priva d’immaginazione degli organi ufficiali. Il giallo parla delle più drammatiche e tragiche manifestazioni della natura umana e del massimo sovvertimento, l’omicidio, eppure la sua forma è ordinata, controllata, rituale, tesa a fornire una solida struttura all’interno della quale l’immaginazione dello scrittore e del lettore possano confrontarsi con l’impensabile.

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Articolo protocollato da Rossella Lazzari

Lettrice compulsiva e pressoché onnivora, una laurea in un cassetto, il sogno di lavorare nell'editoria e magari, un giorno, di pubblicare. Amo la musica, le serate tra amici, mangiare e bere bene, cantare, le lingue straniere, i film impegnati e cervellotici, il confronto, la condivisione e tutto ciò che è comunicazione.

Rossella Lazzari ha scritto 168 articoli: