Mente criminale - Karin SlaughterCon Mente criminale ritroviamo questo mese in libreria Karin Slaughter, ancora una volta per timeCrime con traduzione di F. Ressi.
Mente criminale può essere considerato il quarto volume della Georgia series, che combina quella di Grant County e quella di Atlanta, o anche il sesto volume di quest’ultima, dopo L’ombra della verità, Tre giorni per morire, Genesi, Tra due fuochi e Abisso senza fine.
Protagonista è quindi di nuovo l’agente dell’FBI Will Trent, che nonostante l’indiscutibile bravura stavolta viene stranamente lasciato fuori dal caso dell’efferato assassinio di una studentessa del college locale. Will non riesce a capire come mai fino a che non incontra il suo supervisore Amanda Wagner in un orfanotrofio abbandonato. Qui era cresciuto da piccolo dopo che sua madre fosse uccisa dal padre, poi incarcerato. Trent e la Wagner scoprono così di non essere legati solo dal lavoro, ma da un filo che risale fino agli anni Settanta. All’epoca Amanda era una poliziotta alle prime armi in un ambiente del tutto maschilista, e Will un bambino che non sapeva che di lì a poco sarebbe stata catapultato in un incubo. Una traccia da seguire e con cui confrontarsi, a costo di provare di nuovo dolori ormai assopiti, per impedire che l’orrore del passato li travolga di nuovo.

Dal sito dell’editore vi riportiamo un passaggio; potete scaricare l’estratto in PDF qui.

Una Oldsmobile Cutlass color cannella procedeva a passo d’uomo per Edgewood Avenue, i finestrini abbassati, il conducente acquattato sul sedile. Le spie del cruscotto illuminarono due occhietti penetranti che scrutavano le ragazze in fila sotto il cartello stradale. Jane. Mary. Lydia. L’auto si fermò. Com’era prevedibile, l’uomo indicò Kitty con un cenno del capo. Lei trotterellò verso la macchina, aggiustandosi la minigonna mentre percorreva l’asfalto dissestato sui tacchi a spillo. Due settimane prima, quando l’aveva portata per la prima volta all’angolo, Juice aveva detto alle altre ragazze che aveva sedici anni, il che con ogni probabilità voleva dire che ne aveva quindici, anche se ne dimostrava non più di dodici.
L’avevano odiata all’istante.
Kitty si chinò e infilò la testa dentro il finestrino. La gonna rigida di vinile si sollevò come la bocca di una campana. La sceglievano sempre per prima, e questo stava diventando un problema evidente per chiunque a parte Juice. Kitty godeva di un trattamento speciale. Riusciva a imbambolare gli uomini a suon di chiacchiere. La ragazza aveva un’aria fresca, innocente… anche se, come tutte loro, teneva in borsa un coltello da cucina e sapeva come usarlo. Nessuna voleva fare quello che facevano, ma che al posto loro venisse scelta un’altra ragazza – l’ultima arrivata – era penoso come se fossero rimaste tutte a far da tappezzeria al ballo delle debuttanti.
Dentro la Oldsmobile, la transazione si concluse alla svelta, niente trattative perché quel che era in vendita valeva ancora il prezzo richiesto. Kitty fece il segnale a Juice, aspettò un suo cenno, poi salì in macchina. La marmitta tossicchiò esausta mentre la Olds svoltava con una curva ampia in un vicolo laterale. L’auto sussultò una volta quando il motore si spense. La mano del guidatore si sollevò di scatto, afferrò la nuca di Kitty, e lei scomparve.
Lucy Bennett si voltò, percorrendo con lo sguardo il viale buio, anonimo. Niente fari anteriori in vista. Niente traffico. Niente marchette. Atlanta non era una città dedita alla vita notturna. L’ultima persona che lasciava l’edificio della Equitable di solito spegneva le luci, ma Lucy riusciva a vedere le lampadine del palazzo accanto, il Flatiron, che brillavano vivide attraverso il Central City Park. Se socchiudeva gli occhi, riusciva a scorgere il verde familiare dell’insegna della C&S, che introduceva al distretto finanziario. Il Nuovo Sud. Il progresso favorito dal commercio. ‘La città troppo indaffarata per odiare.’
Se quella sera c’erano uomini in giro per le strade, di sicuro non avevano buone intenzioni.

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Articolo protocollato da Giuseppe Pastore

Da sempre lettore accanito, Giuseppe Pastore si diletta anche a scrivere e ha pubblicato alcuni racconti su antologie e riviste e ottenuto vittorie e piazzamenti in numerosi concorsi letterari. E' autore (assieme a S. Valbonesi) del saggio "In due si uccide meglio", dedicato ai serial killer in coppia. Dal 2008 gestisce il ThrillerCafé, il locale virtuale dedicato al thriller più noto del web.

Giuseppe Pastore ha scritto 1645 articoli:

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