La vita di Soji scorre nei binari convenzionali di uno studente universitario dell’Università di Waseda, dove conosce Yoko: i due ragazzi iniziano a frequentarsi e, quasi inconsapevolmente, si trovano fidanzati. Soji non sa definire esattamente il sentimento che prova per Yoko, ma sa che è l’unica con la quale immagina un futuro a lungo termine: per questo, qundo l’azienda per la quale Yoko lavora la trasferisce da Tokio nella più provinciale e tranquilla Akakawa, Soij non esita a mettere in pausa la propria vita e seguirla in provincia.

Non trovando altro lavoro, Soji accetta l’offerta di Yoko che gli propone  di lavorare per la propria azienda come ascoltatore: in una sala di thé esclusiva e riservatissima dovrà ascoltare le storie, senza alcun giudizio e con il vincolo della massima riservatezza.

E’ così che Soji conosce Mizuki, moglie di un influente e non trasparente uomo politico, ma ciò che Mizuki rivela di sé metterà in pericolo Soji: intanto Yoko sparisce, e nella ricerca della ragazza che lo riporta a Tokio, Soji conoscerà Liyun e ritroverà Mizuki. Tutte donne con un nome d’acqua, come aveva detto alla madre un’indovina : “Suo figlio incontrerà tre donne con un nome che contiene un elemento d’acqua. Una di loro potrebbe essere la sua anima gemella. Ma se non sta attento, l’acqua esonderà: lui o qualcuno – forse una di queste donne – potrebbe annegare”.

C’è qualcosa di profondamente ipnotico in Watersong, terzo romanzo di Clarissa Goenawan, al quale la definizione di thriller sta decisamente stretta: la Goenawan costruisce piuttosto un’architettura fatta di inquietudine e malinconia, nella quale l’elemento dell’azione, seppur presente, non è il più rilevante. La tensione c’è, è palpabile, ma è costruita più sulle verità nascoste che avvolgono i personaggi piuttosto che su ciò che avviene o potrebbe avvenire

Tante cose riportano all’elemento acquatico, che è un elemento materno e accogliente, femminile, ma è anche un elemento torbido, pericoloso, nelle cui profondità si nascondono segreti: in questa duplicità si muove Soji, navigando nella sua ricerca attraverso temi come la perdita, l’amore, il destino, la morte.

La Goenawan si muove attraverso temi importanti non con leggerezza, ma con lievità: con una scrittura raffinata e onirica semina il racconto di dettagli che hanno l’incisività di una lama,  costruendo con eleganza un raffinato thriller psicologico.

Come l’acqua cristallina che, quando è profonda, diventa oscura, Watersong sembra rivelare solo la superficie del mondo:

«Non c’è bisogno di essere esperti per apprezzare Chopin. Sono sicura che anche tu provi la stessa sensazione. C’è qualcosa di oscuro che scorre al di sotto della bella melodia. Fa appello alla nostra umanità».

«Che vuoi dire?»

Yoko aveva stretto le labbra. «Be’, tutti hanno un segreto che non vogliono nessuno scopra mai.»

La scelta di ambientare il romanzo nei tardi anni ’90 aiuta l’autrice a raccontare un Giappone moderno, sì, ma non ipertecnologico: c’è tutta la vitalità di una metropoli moderna, ma nello stesso tempo c’è la percezione di una sospensione del tempo e della realtà che rende l’atmosfera del romanzo ovattata e inquietante, e che lascia spazio all’elemento astratto che è dato da una vecchia profezia che – in qualche modo – nel finale si va a realizzare.

Quello che resta al termine della lettura di Watersong è la sensazione di aver intuito verità profonde nascoste sotto la superficie, a volte rassicuranti e morbide, a volte disturbanti: Clarissa Goenawan, pur essendo una profonda conoscitrice della cultura nipponica, è indonesiana e scrive in inglese, ed è come se il suo racconto sia quello di una spettatrice alla quale il Giappone lasci qualcosa di non totalmente rivelato, ancora celato dietro l’essenzialità della cultura nipponica. Questa sorta di impeccabile rarefazione non sarebbe possibile senza una eccellente traduzione di Viola Di Grado, capace di rendere fluida e scorrevole la lettura come di valorizzare i dettagli così determinanti in un romanzo fatto di sottigliezze.

Se  – parafrasando il Maestro – volete allontanarvi da queste sponde e farvi portare lontano sulle onde, Watersong (traduzione di Viola Di Grado) è una lettura incantatrice e sorprendente. Clarissa Goenawan, classe 1988, è una scrittrice di Singapore nata in Indonesia. Il suo romanzo d’esordio, Rainbirds (Carbonio, 2021), selezionato per diversi premi, ha vinto il Bath Novel Award 2015. I suoi racconti hanno ottenuto numerosi riconoscimenti e sono stati pubblicati in varie riviste letterarie e antologie. Di Goenawan Carbonio ha pubblicato anche Il mondo perfetto di Miwako Sumida (2022).

Articolo protocollato da Marina Belli

Lettrice accanita, appassionata di rugby e musica, preferisco – salvo rare eccezioni – la compagnia degli animali a quella degli umani. Consumatrice di serie TV crime e Sci Fy, scrittrice fallita di romanzi rosa per eccesso di cinismo e omicidi. Cittadina per necessità, aspiro a una vita semplice in montagna o nelle Highland scozzesi (a condizione che ci sia una buona connessione).

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