singapore sling - giancarlo narcisoDopo aver letto e apprezzato molto “Incontro a Daunanda” avevo promesso che avrei cercato di recuperare altri libri di Giancarlo Narciso, e le promesse sapete che le mantengo. Ho recensito “Sankhara” qualte tempo fa, e adesso vi propongo finalmente “Singapore Sling”, romanzo che tra l’altro ha vinto il Premio Tedeschi nel 1998 (e che si chiama come un cocktail, cosa che in un locale come Thriller Cafè è sempre apprezzata).

Autore: Giancarlo Narciso
Editore: Fazi
Anno di pubblicazione: 2002
ISBN: 88-8112-372-x
Pagine: 256
Prezzo: € 9,00

Trama in sintesi:
Due uomini italiani all’estero si incontrano per caso ed è come se si fossero conosciuti da sempre: Rodolfo Capitani, girovago e vagabondo, di professione traduttore free lance, in fuga da se stesso e da una moglie e un figlio abbandonati in Messico; Marco Valbusa, importante dirigente della Sigmatech, una società italiana che si occupa di prodotti per l’edilizia. Un incontro che metterà Rodolfo nei guai fino al collo, all’indomani della morte di Marco in un misterioso incidente di macchina.

In un’intervista rilasciata a Thrillermagazine tempo fa, Giancarlo Narciso confessò che in qualche modo “Singapore sling” voleva essere un omaggio a forse il più grande libro di Raymond Chandler, ovvero “Il lungo addio”, premio Edgar nel 1955. Be’, se non l’avesse chiarito l’autore, suppongo il legame sarebbe stato comunque colto da molti: già l’incipit del resto è piuttosto simile, con il protagonista che s’imbatte per caso in un altro uomo, anche se nell’opera di Chandler l’incontro per l’intramontabile Philip Marlowe avviene all’uscita di un night, mentre Rodolfo Capitani conosce Valbusa in una libreria (messaggio nascosto: leggiamo di più?). Ma detto questo, non voglio fare parallelismi tra i due personaggi, e non perché non reggerebbero per niente, ma perché Capitani è figura dotata di carisma proprio, e che – seppur accomunata all’investigatore chandleriano da quella durezza che spesso è figlia del disincanto – non si riduce certo a una sua scialba replica caratteriale. Avendo letto anche il libro più recente che lo vede in scena, forse in Singapore Sling non ne emerge ancora del tutto la statura, ma già Capitani si dimostra personaggio nient’affatto scontato, non tanto per quanto riguarda il comportamento (ma è da leggersi coerenza, più che prevedibilità), quanto per la verve verbale che Narciso gl’imprime con un’eccellente capacità di gestire i dialoghi. La location esotica, misteriosa e affascinante come difficilmente potrebbe essere un’ambientazione di provincia, aggiunge poi al romanzo quel marchio di fabbrica proprio dell’autore che trovo un richiamo cui è difficile resistere. La trama, infine – non proprio da vero giallo – si snoda senza esitazioni, grazie anche alla scrittura veloce che è uno degli altri componenti di questo cocktail ben preparato, fino a un colpo di scena che pur potendo essere in qualche modo atteso non lascia indifferente il lettore sul piano emotivo, e che spiana la strada da questo punto di vista a un finale amaro, ma non tanto da non potere intravedere una nuova ripartenza (come in effetti nei libri successivi sarà).
In conclusione, ritengo “Singapore sling” un’ottima lettura e confermo il mio positivissimo giudizio nei confronti Narciso. A questo punto, credo proprio che cercherò di invitarlo da queste parti… Vedremo se accetterà di fare un salto qui al Thriller Cafè 😉

Articolo protocollato da Giuseppe Pastore

Da sempre lettore accanito, Giuseppe Pastore si diletta anche a scrivere e ha pubblicato alcuni racconti su antologie e riviste e ottenuto vittorie e piazzamenti in numerosi concorsi letterari. E' autore (assieme a S. Valbonesi) del saggio "In due si uccide meglio", dedicato ai serial killer in coppia. Dal 2008 gestisce il ThrillerCafé, il locale virtuale dedicato al thriller più noto del web.

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