Il mistero della giovane infermieraÈ uscito il 30 agosto, edito da Mondadori, Il mistero della giovane infermiera, settimo romanzo che vede protagonista il commissario Mario Arrigoni, creato da Dario Crapanzano.

TRAMA
Nel cantiere di uno stabile in costruzione in via Benedetto Marcello, zona Porta Venezia, a Milano, viene scoperto il cadavere di una giovane donna, uccisa con diverse martellate che le hanno sfondato il cranio. Il martello utilizzato era a disposizione di tutti gli operai del cantiere, perciò non sono rilevabili impronte digitali utili. Tocca al commissario Mario Arrigoni e ai suoi uomini occuparsi del caso e partire alla ricerca del colpevole.
Le indagini si muovono scavando nella vita della vittima, Gemma Salvadori, una ragazza di ventidue anni, aiuto infermiera in una clinica privata. Ma definire la personalità della bella Gemma non è semplice, perché le informazioni che gli investigatori raccolgono sono spesso contraddittorie: era una giovane ambiziosa e civetta con tanti grilli per la testa come sostiene la portinaia? O una brava ragazza come raccontano la madre e l’amica del cuore, una splendida italo-irlandese già finalista a Miss Italia? O una via di mezzo, come parrebbe dai colloqui con il personale della clinica Santa Sabrina?

Mario Arrigoni, un commissario milanese

Milanese, nato esattamente all’inizio del secolo, sotto il segno del Capricorno, figlio unico di famiglia modesta, si era diplomato al liceo e, dopo un paio d’anni passati senza entusiasmo come impiegato in una compagnia di assicurazioni, aveva coronato il suo sogno di entrare in Polizia. Vinto un concorso, ci era riuscito proprio nel 1922, in concomitanza con la conquista del potere dal parte dei fascisti e di Benito Mussolini. Contemporaneamente, si era iscritto alla facoltà di giurisprudenza dove, passando le serate e le notti sui libri, si era laureato dopo soli cinque anni … Negli anni del fascismo, era riuscito a mantenere un rapporto “neutrale” con il regime, nonostante la fama di Corpo fedele al duce di cui godeva la Polizia.

(Il giallo di via Tadino, Fratelli Frilli Editori, 2011 – ripubblicato da Mondadori nella collana “Strade blu”)

Il commissario Mario Arrigoni è arrivato ormai alla sua settima indagine. Dario Crapanzano ha esordito pochi anni fa, nel 2011, pubblicando il suo primo romanzo: Il giallo di via Tadino. Un poliziesco dalla trama semplice ma ben congegnata, ambientato nel mondo della prostituzione, che sembra ispirato al film Bella di giorno (1967, Belle de jour) di Luis Buñuele ai romanzi brevi di Maigret.
Qualche critico ha accostato i gialli di Crapanzano a quelli di Giorgio Scerbanenco, ma le differenze sono evidenti: la Milano degli anni Sessanta di Scerbanenco è molto violenta e frenetica; i gialli di Crapanzano si sviluppanopigramente, alternando fittidialoghi a piacevoli puntate nelle osterie ed erudite descrizioni della città. Duca Lamberti (protagonista di quattro polizieschi di Scerbanenco), inoltre, è un personaggio molto più complesso e profondo rispetto Arrigoni: è un ex-medico, radiato dall’Ordine per aver praticato l’eutanasia ad un malato terminale.
Il nome del commissario Mario Arrigoni è stato anche accostato a quello del famoso Maigret, inventato da Simenon. Effettivamente esistono delle somiglianze tra i due commissari. Entrambi fumano: Maigret la pipa, Arrigoni il sigaro. Sono sposati e fedeli, anche se entrambi non sono insensibili alla bellezza femminile: in La bella di Chiaravalle, Arrigoni rimane colpito dalla bellezza della prostituta Luigina Berretta:

“gambe lunghe e ben tornite, seno pieno ma non strabordante, retro di tutto rispetto, messo bene in mostra dall’ abbigliamento, consistente in una trasparentissima sottoveste di seta color perla, mutandine e reggiseno dello stesso colore, calze nere con giarrettiera e scarpe con tacchi.”

Questa immagine di Luigina assillerà il commissario per tutto il romanzo, proprio come accade a Maigret con l’immagine del seno di Elsa in Il crocevia delle tre vedove. Sia Maigret che Arrigoni amano la confusione delle osterie e bere: il francese la birra, l’italiano il vino. I bar e le osterie sono fonte anche di informazioni per le indagini:

“Come prima mossa, propongo di fare un salto al bar per annusare l’atmosfera dell’ambiente nel quale si muoveva la ragazza.”

(Arrigoni e il caso di piazzale Loreto 2013).

Tutti e due sembrano calmi ma spesso diventano molto irascibili e si lasciano trascinare dalle emozioni. Entrambi sono soliti stilare delle liste riassuntive con i fatti salienti delle indagini. Sia Maigret che Arrigoni provano spesso empatia per chi ha commesso il delitto:

“… anche questa volta rimango con un po’ di amaro in bocca… non sto giustificando l’operato… Ma fa male al cuore vedere tre vite rovinate per sempre.”

(Il mistero della giovane infermiera, 2016).

Evidenti sono anche le somiglianze strutturali dei romanzi che sono brevi e stipati di dialoghi. Lo stesso Crapanzano, nel primo romanzo della serie omaggia l’opera di Simenon, richiamando l’evidente discendenza del suo personaggio da Maigret.

Si immerse poi nella lettura di un romanzo di Simenon con protagonista il suo “collega”, nonché idolo, Maigret. I romanzi polizieschi non erano fra le sue letture abituali, con l’unica eccezione di Maigret/Simenon.

(Il giallo di via Tadino, Fratelli Frilli Editori, 2011; ripubblicato da Mondadori nella collana “Strade blu”)

Anche nell’ultimo romanzo, Il mistero della giovane infermiera, Crapanzano omaggia per ben due volte Simenon.

“Ci riuscirà anche questa volta il ‘Maigret del Porta Venezia’?” si chiedeva un giornalista. L’esplicito riferimento alla sua persona in veste di Maigret meneghino non dispiacque al diretto interessato, per il quale la lettura delle imprese del commissario del Quai des orfèvres costituiva l’unica eccezione alle sue preferenze letterarie, orientate soprattutto sulla letteratura russa e francese dell’Ottocento …
… il cinema Diamante, in via Fabio Filzi, aveva in cartellone L’uomo della torre Eiffel, un film giallo tratto da uno dei molti romanzi di Simenon con protagonista il commissario Maigret. Nella pellicola, l’interprete dell’investigatore parigino era il grande Charles Laughton. “Un inglese per la parte di Maigret?

(Il mistero della giovane infermiera, Mondadori, 2016)

In realtà, sono molte anche le differenze. Arrigoni ha una figlia, Claudia, mentre Maigret e la moglie non hanno figli. Lucia, la moglie di Arrigoni, pur essendo una casalinga, è molto bella e prima di sposare Arrigoni era una famosa modella; la signora Maigret, invece, è una semplice e convinta casalinga e non possiede il carattere deciso e forte di Lucia . Nei romanzi di Simenon, inoltre, non si parla mai di politica e religione, mentre Crapanzano non disdegna di inserire qualche riferimento a quanto accaduto negli anni cinquanta in Italia. Non si tratta, però, di una dichiarazione di fede politica, ma soltanto di una notazione storica.

Il Partito comunista batteva sul tasto della pulizia morale, contro la presunta corruzione dei governanti democristiani: lo slogan “Per l’onestà, vota comunista” era accompagnato dall’immagine di tre notabili del partito di De Gasperi, compreso il presidente del consiglio, che svolazzavano muniti di tovagliolo e posate, pronti a “mangiare” alla faccia degli italiani. In un secondo manifesto, una grande forchetta si accompagnava alla frase “Via il regime della forchetta, vota comunista”.

(Il mistero della giovane infermiera, Mondadori, 2016)

Il commissario Arrigoni eil suo metodo

Anche in questo caso di omicidio, il commissario Arrigoni utilizza il suo metodo, ormai collaudato nelle precedenti indagini: una serie di interrogatori che parte dalle persone più vicine alla vittima e si allarga poi, a cerchi concentrici, a quelle più distanti.

… adesso tocca a noi: cominceremo a ragionare col solito metodo: si parte dalla vittima… e le si gira attorno. – Prese carta e matita e iniziò a disegnare su un foglio di carta. – Il pallino centrale è lei, ed ecco poi il primo cerchio che contiene i parenti stretti, un secondo cerchio con gli amici più intimi, un terzo per i conoscenti, i frequentatori del bar in primo luogo, e per finire, l’ultimo con punto di domanda riservato alle sorprese.

(Arrigoni e il caso di piazzale Loreto, Fratelli Frilli Editori, 2013; ripubblicato da Mondadori nel 2014)

Nei romanzi di Crapanzano dominano, infatti, i dialoghi sull’azione. I gialli con protagonista Arrigoni sono molto diversi dai polizieschi hard-boiled americani: molto raramente viene usata la pistola o la forza. Allo stesso tempo, non vengono mai descritti omicidi “enigmatici” o “delitti impossibili”, tipici del giallo classico.
L’ambientazione è realistica: le indagini si svolgono (quasi sempre) nei quartieri poveri di Milano e sono legate soprattutto al mondo della prostituzione e del gioco. Allo stesso modo, le motivazioni dell’omicidio sono concrete, il denaro, l’invidia, la gelosia, il vizio (gioco, sesso, droga), il ricatto:

  • nel primo romanzo, Il giallo di via Tadino, una donna viene uccisa per gelosia;
  • nel secondo, La bella di Chiaravalle, sempre una donna è la vittima di un amore che si trasforma in passione omicida;
  • nel terzo, Il delitto di via Brera, l’omicidio è legato al ricatto e al denaro;
  • nel quarto, Arrigoni e il caso di piazzale Loreto, è l’invidia la causa del delitto;
  • nel quinto, Arrigoni e l’omicidio di via Vitruvio, è ancora una volta un’aberrante gelosia a generare l’odio omicida;
  • nel sesto, Arrigoni e l’assassino del prete bello, i temi principali sono la prostituzione e il ricatto;
  • nel settimo, Il mistero della giovane infermiera, è la gelosia la causa scatenante dell’omicidio.

Leggendo i romanzi di Crapanzano,ci si rende conto della semplice struttura su cui sono costruiti: scoperta omicidio (inizio), indagine e interrogatori tramite il metodo a cerchi concentrici (parte centrale), rivelazione del nome dell’assassino e del movente (finale). I romanzi sono basati su una specie di formula collaudata, e a quanto pare vincente, e la lezione di Simenon e Camilleri è fin troppo evidente (con le dovute differenze naturalmente): brevità (circa 170 pagine), semplicità, scorrevolezza, serialità e simpatia dei personaggi principali.
A questo va aggiunto il personaggio di Arrigoni, un commissario di umili origini, ma conscio delle proprie abilità. Un personaggio che ben simboleggia la ritrovata dignità, le nuove speranze e l’ottimismo del popolo italiano di quel periodo.

La città di Milano e gli anni cinquanta

Come i precedenti romanzi della serie di Arrigoni, Il mistero della giovane infermiera è ambientato nella Milano degli anni Cinquanta, quella del dopoguerra e del boom economico.
Crapanzano si dilunga nel descrivere le atmosfere e i costumi di quell’epoca. In quasi tutti i romanzi troviamo l’ormai immancabile portinaia, fonte di notizie (pettegolezzi) di prima mano; le tipiche case di ringhiera; le osterie con il buon vino e il “sanguis” (una storpiatura dell’inglese sandwich); la prostituzione dilagante; le notizie della Gazzetta dello Sport (soprattutto ciclistiche); le “parentesi” erudite.
L’idea iniziale di Crapanzano era quella di scrivere un saggio storico sulla Milano di quel periodo ma, resosi conto che pochi lo avrebbero letto, ha pensato di utilizzare il genere giallo per arrivare ad una platea di lettori molto più vasta. È per questo che nei romanzi troviamo molte note esplicative e disgressioni storiche (“parentesi”): informazioni sulla città ma anche su personaggi famosi o sulle abitudini dei milanesi. Nel secondo romanzo, La bella di Chiaravalle, l’autore ci racconta della divisione della Corea in due stati sovrani, della copertura dei Navigli, della nascita dei Giardini Pubblici di Porta Venezia e anche di come nacquero le case di tolleranza.

Le case di tolleranza furono introdotte in Italia dal primo ministro Camillo Benso conte di Cavour (chi l’avrebbe mai detto!) nel 1860, sul modello delle maisons de tolérance francesi, poco prima della proclamazione del Regno d’Italia … La decisione, oltre che caldeggiata dal mondo politico e dall’opinione pubblica (parte maschile…), non era del tutto disinteressata, in quanto lo Stato avrebbe incassato, e continuò a incassare fino al momento dell’abolizione, la tassa sulla concessione delle licenze … Ma non si trattava solo di luoghi deputati al puro sfogo sessuale per gli adulti, i casini avevano anche un ruolo fondamentale nella… educazione delle nuove generazioni, che qui ricevevano l’iniziazione ai misteri del sesso …

Nel quarto romanzo, abbiamo una “parentesi” dedicata alla storia del fotoromanzo:

… ne approfittiamo per aprire una parentesi sulla storia dei fotoromanzi, che per un breve periodo avevano fatto parte della vita di Gilda. Fu la rivista “Grand Hotel” a lanciare il genere, nel 1946, ottenendo un immediato, grande successo. Le storie, a puntate, erano proposte attraverso una serie di inquadrature, realizzate a disegno, che illustravano il succedersi della vicenda, con i dialoghi fra i vari personaggi inseriti a mo’ di didascalia.

(Arrigoni e il caso di piazzale Loreto, Fratelli Frilli Editori, 2013; ripubblicato da Mondadori nel 2014)

Nel settimo romanzo, abbiamo la “parentesi” dedicata all’antico lavoro del materassaio:

L’artigiano, seduto su uno sgabello, manovrava con movimenti ritmici la macchina cardatrice, dotata all’interno di un bilico chiodato, che aggrediva la lana indurita e spessa trasformandola in fiocchi soffici e leggeri, per far tornare il vecchio materasso un giaciglio morbido e accogliente. Terminata la cardatura, la fodera veniva riempita con il materiale rimesso a nuovo e cucita con i grossi aghi in dotazione di questi benemeriti “amici di Morfeo”.

(Il mistero della giovane infermiera, Mondadori, 2016)

Secondo alcuni critici queste “parentesi” e le note appesantiscono la trama poliziesca e interrompono il flusso della lettura. Forse per questo le note sono progressivamente diminuite, sino a scomparire completamente in Il mistero della giovane infermiera.
Non è facile dare un parere obbiettivo su queste “parentesi” all’interno del plot poliziesco.  In ogni modo, è questa un’altra delle differenze tra i romanzi di Maigret e quelli di Arrigoni. Nei romanzi di Simenon, ambientati a Parigi, non esistono descrizioni delle icone della città, come ad esempio la torre Eiffel, che invece è praticamente presente in ogni romanzo scritto da uno straniero. Eppure, nei romanzi di Maigret, l’aria della città è quasi palpabile come lo è l’atmosfera delle osterie, delle strade nebbiose e del lento scorrere della Senna.

Conclusioni

Crapanzano ha saputo, in pochi anni (dal 2011 al 2016), conquistarsi un’ampia cerchia di lettori. I suoi libri sono spesso in cima alle classifiche delle vendite e squadra che vince non si cambia. Arrigoni e i suoi “moschettieri” (così vengono definiti i collaboratori del commissario, fin dal primo romanzo) stanno penetrando piano piano nelle grazie del lettore, così come è già accaduto ai personaggi creati da Camilleri e Simenon. Non per niente Arrigoni, in quest’ultimo romanzo, viene chiamato “il Maigret del Porta Venezia”. Ed è lo stesso commissario a invocare Maigret, perché lo aiuti nelle indagini: “E chissà che il buon vecchio Maigret non mi dia l’ispirazione per venire a capo di questo dannato omicidio.”
Alessandra Vietina sintetizza in poche righe quanto il personaggio di Montalbano sia simile a quello di Maigret:

… un personaggio burbero, buono e generoso che si interroga sulle radici del male con intelligenza, umanità e un profondo senso della giustizia, non solo la giustizia della Legge, ma quella che pretende per tutti gli uomini uguale dignità.

(Alessandra Vietina, Maigret, Montalbano & co. Dalla pagina allo schermo, Falsopiano 2010, p. 147)

È evidente quanto questa descrizione si adatti perfettamente anche al commissario Arrigoni.
La curiosità verso l’umanità nelle sue infinite sfumature era uno dei tratti salienti dei romanzi di Simenon, come lo è di quelli di Camilleri. E il modo in cui Crapanzano mette al centro delle indagini la donna e l’uomo, inseriti nel dramma dell’esistenza quotidiana, è un altro evidente punto di contatto con l’arte dello scrittore belga e di quello siciliano. Quella di Camilleri e Simenon è una formula vincente e pare che Dario Crapanzano abbia imparato bene la lezione.

BIBLIOGRAFIA

  • Il giallo di via Tadino, Fratelli Frilli Editori, 2011 (ripubblicato da Mondadori nella collana “Strade blu”);
  • La bella di Chiaravalle, Fratelli Frilli Editori, 2012 (ripubblicato da Mondadori con il titolo Arrigoni e la bella del Chiaravalle);
  • Il delitto di via Brera, Fratelli Frilli Editori, 2012 (ripubblicato da Mondadori con il titolo Arrigoni e il delitto di via Brera);
  • Arrigoni e il caso di piazzale Loreto, Fratelli Frilli Editori, 2013 (ripubblicato da Mondadori nel 2014);
  • Arrigoni e l’omicidio di via Vitruvio, Mondadori, 2014;
  • Arrigoni e l’assassino del prete bello, Mondadori, 2015;
  • Il mistero della giovane infermiera, Mondadori, 2016.

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Articolo protocollato da Alessandro Bullo

Alessandro Bullo è nato a Venezia. Si è laureato in lettere con indirizzo artistico, mantenendosi con mestieri occasionali; dopo la laurea ha lavorato per alcuni anni presso i Beni Culturali e poi per la Questura di Venezia. Successivamente ha vissuto per quasi dieci anni a Desenzano del Garda per necessità di lavoro. Attualmente vive a Venezia e lavora come responsabile informatico per un’importante ditta italiana. Sue passioni: Venezia, il cinema noir, leggere, scrivere. Autori preferiti: Dino Buzzati, Charles Bukovski, Henry Miller. Registi preferiti: Elia Kazan e Alfred Joseph Hitchcock. È arrivato per due volte in finale al premio Tedeschi e una al premio Urania. Nel 2012 con “La laguna degli specchi” (pubblicato sotto lo pseudonimo Drosan Lulob) è stato tra i vincitori del concorso “Io scrittore”.

Alessandro Bullo ha scritto 66 articoli: