La scomparsa di Patò di Andrea CamilleriSellerio Editore porta nel suo già sterminato catalogo di Andrea Camilleri anche La scomparsa di Patò, romanzo pubblicato originariamente nel 2000 da Arnoldo Mondadori Editore e che ora, a diciotto anni di distanza, trova ristampa e adeguata collocazione nella casa editrice palermitana.

La scomparsa di Patò, oltre a dialogare con Leonardo Sciascia, del quale cita un passo di A ciascuno il suo, si rapporta anche con la Storia, prendendo ispirazione da un fatto realmente accaduto nel 1919, che lo scrittore di Porto Empedocle rielabora completamente.

L’operazione deve aver interessato e intrigato a lungo il papà di Montalbano, visto che sempre sullo stesso argomento si era “esercitato” in precedenza con un racconto, apparso anche su La Stampa. Ma la forma breve non deve essere risultata soddisfacente per Andrea Camilleri, che finirà per espandere La scomparsa di Patò fino a farlo diventare uno dei suoi titoli più divertenti, leggeri e, allo stesso tempo, sperimentali.

La narrazione avviene infatti attraverso una sorta di dossier composto da documenti ufficiali, articoli di stampa, rapporti riservati e lettere dattilografate o scritte a mano, espediente che l’autore aveva già testato a dovere ne La concessione del telefono (Sellerio, 1998), ma che qui appare gestito in modo ancora più maturo, consapevole e controllato.
Cerchiamo, per quanto possibile, di riassumervi la trama de La scomparsa di Patò.

A Vigata, il Venerdì Santo del 21 marzo 1890, sono tutti in attesa di poter assistere allo spettacolo teatrale del “Mortorio”, ovvero la Passione di Cristo secondo il cavalier D’Orioles, che tradizionalmente trova il suo punto di massima forza nella sparizione di Giuda all’Inferno, accolta da grida e schiamazzi di un pubblico sempre in cerca del colpevole.

A interpretare Giuda è, da anni, il ragionier Antonio Patò, irreprensibile impiegato della banca del posto, un uomo integerrimo che non esita, volta dopo volta a prendersi insulti, improperi e minacce. E, come ogni anno, anche questa volta Giuda viene condannato all’Inferno e sparisce in una botola. Ma, a differenza di ogni altro anno, questa volta Giuda-Patò sparisce sul serio.

Nel camerino non vi è traccia né del costume né dei suoi abiti e, poco dopo, il paese comincia a mormorare, al punto che su un muro della cittadina appare una scritta in rima: “Murì Patò o s’ammucciò (si nascose)?”. Poco dopo si mette i moto la moglie, che esige che sia fatta chiarezza su questa scomparsa, anche perché si comincia a mettere in dubbio l’integrità del marito e a discutere di certe irregolarità in banca.

A nulla possono i vari contatti altolocati, dal cognato Capitano del regio Esercito fino Senatore Pecoraro Grande Ufficiale Artidoro, Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Interno, parente dello scomparso: le ricerche non portano ad alcun esito. E oltre alle ipotesi più o meno razionali cominciano a spuntare anche le idee fantasiose e astruse, da chi afferma che l’impiegato sia finito in una apertura del continuum spazio-temporale fino a chi tira in ballo la scala di Penrose.

E la verità? In mezzo a tutta questa confusione latita, come Antonio Patò.

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La scomparsa di Patò
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La scomparsa di Patò
  • Camilleri, Andrea (Autore)

Articolo protocollato da Elvezio Sciallis

Elvezio Sciallis è stato uno dei più attenti e profondi conoscitori di narrativa e cinema di genere horror. Ha collaborato per molti anni con La Tela Nera e con Thriller Café prima della sua tragica scomparsa nel maggio 2019.

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