La pazienza del diavolo – Roberto Cimpanelli
Roberto Cimpanelli di mestiere fa il regista e produttore cinematografico, ma ha deciso, con “La pazienza del diavolo”, di cimentarsi come scrittore. Esce la sua opera prima, fresca di stampa, da Marsilio.
Il protagonista del romanzo si chiama Ermanno (esplicito tributo a Herman Melville), ex poliziotto romano (guarda caso nato a Nantucket, patria dei balenieri), attualmente gestore di una libreria specializzata in thriller, gialli e noir. Lo accompagna l’amica Francesca, che lo aiuta in libreria ed è la vera esperta dei libri venduti in negozio. Ermanno, che conserva dal passato un gusto per le indagini, si imbatte in un killer spietato, che uccide personaggi discutibili in modo efferato, quasi a voler fare loro pagare i peccati commessi in vita (la citazione del film “Seven” di David Fincher non è sicuramente casuale e il romanzo trabocca di citazioni cinematografiche). Il commissario Brugliasco, e l’ispettore Canzio, ex partner in Polizia di Ermanno, sono anch’essi alla ricerca del libraio ed ex-poliziotto, perché in qualche misura i delitti lo chiamano in causa per attività da lui svolte in passato, quando era ancora in servizio. Sullo sfondo la vicenda macabra e devastante che ha fatto scegliere a Ermanno di abbandonare la Polizia.
Teatro della narrazione è Roma, descritta a tutto tondo in tutte le sue molteplici sfaccettature. Dalle meraviglie del centro storico, dove Ermanno abita e lavora (la libreria di Ermanno fa pensare a una notissima libreria romana nella stessa via), ai quartieri più degradati, fino agli angoli particolari conosciuti solo da chi a Roma ci vive o ci ha vissuto, in quel miscuglio potente e a tratti disarmante che è la nostra capitale. Lo stile è volutamente ironico e tagliente, ai confini del cinismo, molto romano potremmo dire. I riferimenti sono alla Roma dei molteplici misteri che hanno avvolto la storia del nostro Paese negli ultimi cinquant’anni almeno. Malavita, apparati deviati, intrighi, con il coinvolgimento della Chiesa e delle istituzioni. Una vicenda politica che sta sullo sfondo e che finisce per segnare pesantemente questa storia.
Cimpanelli, sebbene sia all’opera prima, sembra uno scrittore navigato: ha un’ottima capacità di costruire una vicenda convincente e il romanzo scorre molto piacevolmente fin dalle battute iniziali. Ha deciso di utilizzare una tecnica anche piuttosto sofisticata, alternando il tempo della narrazione con flash-back del passato oppure con sogni e pensieri dei personaggi, che a poco a poco fanno emergere il contesto della vicenda e il loro profilo psicologico e sociale. A tratti, ed è questo uno dei pochi appunti che gli si possono fare, questo incastro, così come l’intreccio complessivo della vicenda, diventa forse un po’ troppo complicato e rischia di confondere il lettore, ma d’altro canto questa giustapposizione e i cambi di scena fanno crescere la suspense.
Il tema di fondo del romanzo, ripreso nel titolo, è la presenza del male (Ermanno/Hermann e Moby Dick sono sullo sfondo). Non un tema facile da trattare, a forte rischio di banalizzazione. Cimpanelli sembra interessato a mostrarci l’ambivalenza della realtà quotidiana: gli avvenimenti che appaiono come positivi, ma che al loro interno, se adeguatamente osservati e analizzati, possono nascondere un lato oscuro. Così come invece, efferatezze bestiali, svelano tratti di giustizia. In un continuo chiaroscuro del quale, in fondo, ignoriamo il significato. Sospesi in questo limbo, dove l’etica fa fatica ad affermarsi e il male pare invincibile, vediamo emergere lo sfondo politico della vicenda. Letto in questa chiave, il romanzo è molto chiaro e dobbiamo dire che è perfettamente riuscito: alla fine della lotta che abbiamo condiviso con i personaggi del romanzo, riusciamo a scorgere la maschera del diavolo, il nostro Moby Dick, il mostro la cui faccia ci inquieta ogni giorno. Finalmente, ne smascheriamo il volto inconfondibile. Il volto del potere.
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