La fame del Cigno - Luca Mercadante

Con “La fame del Cigno”, Sellerio Editore, Luca Mercadante ci regala un protagonista indimenticabile ed inconsueto: Domenico Cigno, il redattore sportivo dell’edizione locale di un importante quotidiano nazionale, è un uomo solo, obeso, maldestro, intelligente, onesto e dotato di profonda autoironia.

E’ un uomo sconfitto la cui priorità non è il giornalismo e gli articoli (“non sono più un bravo giornalista”), ma il cibo: ha superato i 150 kg e si abbuffa senza ritegno appena può, perchè ha bisogno di mangiare per mettere un freno alla propria ansia.
Vive a Castel Volturno, in una zona nata come meta turistica ma ben presto abbandonata dagli investitori e passata in mano alla criminalità, allo spaccio ed all’immigrazione clandestina.

Nei giorni che precedono il Natale viene trovato il cadavere di una giovane nei Regi Lagni: si tratta di una rete di canali artificiali, costruiti nel 1800, che servivano per irrigare i campi coltivati della zona – ma ora è un territorio di acquitrini, paludi e pantano al punto che “sembra la Louisiana”.

La ragazza, il cui corpo viene rinvenuto in quel pantano, forse è Viola De Santis, una influencer piemontese di cui si sono perse le tracce da giorni e che si era trasferita in questa zona per indagare sulla tremenda condizione di vita delle donne immigrate nigeriane e sulle connection-house di Destra Volturno (“il ghetto nel ghetto nella terra di nessuno lungo il litorale” scriveva Il Mattino nel 2018)): Cigno giunge sul posto tra i primi e decide di indagare sulla scomparsa della studentessa torinese, riscoprendo quella che è la sua vera attitudine e cioè essere un cronista di nera.

Viola è una attivista e paladina della situazione delle donne: stava indagando circa la prostituzione nei pressi di Castel Volturno, portando l’interesse delle sue centinaia di migliaia di follower Instagram sulla vita delle donne di colore, sul loro sfruttamento e sulla criminalità coinvolta.

Il lettore di “La fame del Cigno” segue l’indagine condotta dal protagonista con angoscia, scoprendo un mondo di interessi che coinvolgono anche i nostri connazionali: cosa ha spinto la giovane instagrammer a raggiungere Castel Volturno? Stava cercando qualcosa oppure fuggendo da qualcuno?
Cigno vede in questa indagine una possibilità di riscatto e l’occasione per tornare ad essere un bravo giornalista, mettendo persino in pericolo la propria vita ed avvicinando incoscientemente il mondo dei narcotrafficanti e la criminalità legata alla prostituzione.

L’autore impone una riflessione sulla condizione di vita delle giovani prostitute di colore e sul malaffare che ruota intono al mondo delle case di accoglienza – i luoghi deputati ad aiutarle.
Inoltre l’autore affronta il tema dello sversamento abusivo di rifiuti – di cui i Regi Lagni sono vittima; Cigno indaga anche su questo versante perché il cadavere della ragazza che dà il via all’indagine del romanzo viene rinvenuto proprio tra pantano e rifiuti.

Nella melma in cui Cigno è costretto ad indagare si svela in tutto il suo orrore la cattiveria umana: l’autore parla di degrado, di tossicità e veleni, di miseria e sfruttamento – ma anche di coraggio e di valore dell’amicizia.

Intorno a Cigno ruota una comitiva di personaggi altrettanto particolari – ciascuno descritto a tutto tondo dall’autore: Caterina desiderosa di diventare anche lei giornalista; Jana avvocato cocciuto e vedova madre di 4 figli; il padre di Domenico, figura losca e di cui il lettore non sa se fidarsi; poliziotti dagli atteggiamenti poco trasparenti; boss che terrorizzano.

Tutti insieme, coinvolti da Cigno, indagano a vario titolo su stupri e ragazze scomparse, scoperchiando un vaso di Pandora di malaffare ed interessi, di disperazione e male.

Scritto interamente in prima persona, “La fame del Cigno” affronta il divario esistente tra il mondo dei ragazzi bianchi ed il mondo dei ragazzi di colore, e su come un medesimo comportamento sia diversamente recepito dall’opinione pubblica:

“Pensalo bianco: sarebbe un giovane musicista o uno studente che vende un po’ dì erba agli amici.
Solo che da nero te lo figuri come un criminale”.

La fame del Cigno” è un giallo originale e dalla trama coinvolgente e complessa, a tratti triste a tratti ironico, in cui l’autore conduce una profonda analisi psicologica del protagonista – un uomo che soffre, un anti-eroe pieno di rancore.

L’occasione di affrontare temi quali bullismo, abusivismo e polemica circa la società consumista, situazione delle donne e maltrattamento delle prostitute, immigrazione e problemi derivanti dalla convivenza tra la popolazione locale e la mafia nigeriana – oltre all’introspezione del protagonista – fanno di questo giallo un romanzo bellissimo e crudele, in cui ritmo, ironia e la prosa determinata e sicura dell’autore permettono di vivere sia il disagio dell’irriverente protagonista (per la sua condizione di superobeso) che le sue paure (per la depravazione morale e la violenza dei criminali con i quali si scontra).

Luca Mercadante è nato a Caserta nel 1976 e vive a Formia.

Nel 2019 il suo romanzo “Presunzione” (edito da Minimum Fax) ha ricevuto la menzione speciale della Giuria della 30esima Edizione del Premio Calvino.

La fame del Cigno”, già vincitore del Premio Selezione Bancarella 2025, è fra i sei finalisti del Premio Bancarella 2025 – il cui vincitore sarà comunicato nella cerimonia di premiazione a Pontremoli i prossimi 19 e 20 Luglio 2025.

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La fame del Cigno
  • Mercadante, Luca(Autore)

Articolo protocollato da Federica Cervini

Classe 1972, mamma lavoratrice curiosa ed infaticabile, sono laureata in Filosofia indirizzo Psicologico e da che ne ho memoria sono innamorata dei libri: non esco mai di casa senza un romanzo nello zaino. La mia parola d’ordine, mutuata da “Wonder” di R.J. Palacio, è: “Quando ti viene data la possibilità di scegliere se avere ragione o essere gentile, scegli di essere gentile”.

Federica Cervini ha scritto 22 articoli: