La danza della morte – Douglas Preston e Lincoln Child

La danza della morte – Douglas Preston e Lincoln Child

Giuseppe Pastore
Protocollato il 22 Settembre 2008 da Giuseppe Pastore con
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Torna oggi qui al Thriller Cafè la coppia di scrittori thriller più affiatata del momento: Douglas Preston e Lincoln Child, con il loro “La danza della morte“, secondo dei tre romanzi che propongono l’epico scontro tra l’agente speciale Pendergast e suo fratello Diogenes.

Nel romanzo precedente, Dossier Brimstone“, avevamo lasciato il nostro enigmatico protagonista in una situazione più che critica. Ora, mentre tutti lo credono morto, è il tenente Vincent D’Agosta a ricevere una lettera dall’oltretomba (o quasi). Una lettera che lo incarica di un compito impossibile: fermare Diogenes, fratello di Aloysius, intenzionato a compiere “il crimine perfetto” in una data precisa.
Quel giorno è il 28 gennaio. E manca solo una settimana.

Amaro come l’assenzio, avvolgente come un cognac d’annata. “La danza della morte” non è solo un thriller: è una partita a scacchi tra due menti geniali. Da una parte, il gentiluomo dell’FBI, erudito e implacabile. Dall’altra, il fratello oscuro, una versione distorta dello stesso specchio.
Nel mezzo, New York, i soliti volti noti – D’Agosta, Hayward, Smithback – e una catena di omicidi tanto raffinati quanto spietati. Il gioco è sottile, l’atmosfera è gotica, il ritmo? Quello di un valzer… se il valzer fosse danzato con una lama tra i denti.

Non c’è bisogno di un mostro per tremare. Basta un uomo colto, lucido, e profondamente malato. Diogenes non si limita a uccidere: orchestra, dipinge, scrive un’epopea personale nel sangue di chi ama suo fratello. E mentre Aloysius è lontano dai riflettori, la tensione sale, pagina dopo pagina, bicchiere dopo bicchiere.

Prima di lanciarvi nella lettura sappiate però che questo è il secondo capitolo della Trilogia di Diogene e il sapore pieno arriva solo se avete già assaggiato l’episodio precedente e siete pronti per il gran finale in “Il libro dei morti“.

Intanto concludiamo questa recensione sottolineando che si tratta di un thriller raffinato, con accenti da tragedia greca e la ferocia lucida di un’intelligenza fuori scala. Da leggere tutto d’un fiato, preferibilmente in penombra, con un vecchio jazz in sottofondo e un bourbon a portata di mano.

E ricordate: al Thriller Café, il ghiaccio si scioglie… ma i segreti restano freddi a lungo.