Sebastian FitzekDopo avervi da poco segnalato l’uscita del suo nuovo romanzo, Il sonnambulo, abbiamo oggi il piacere di pubblicare un’intervista a Sebastian Fitzek, maestro dello psycho-thriller e uno dei nostri autori preferiti.
Prendetevi cinque minuti e approfittatene per conoscerlo meglio…

[D]: Ciao Sebastian, benvenuto al Thriller Café. La nostra prima domanda è molto semplice: chi è Sebastian Fitzek come persona e come scrittore ?
[R]: Be’, credo di essere solo un ragazzo normale che prende molto sul serio la scrittura – ma non se stesso 😉
 
[D]: Come hai iniziato a scrivere? C’è stato un motivo particolare che ti ha portato a provarci?
[R]: Quando ero giovane volevo diventare un tennista, un batterista o un veterinario. Quindi, da quello che avevo progettato per il mio futuro, sono un uomo che non ha avuto successo, dato che non raggiunto nessuno dei miei obiettivi. Non ho mai voluto diventare uno scrittore, ma sono un lettore da quando ero un ragazzino.
E pensavo sempre buone storie. Un giorno, è stato nel 2000, ero seduto in una sala d’attesa di un medico, completamente affollata, aspettando che la mia ragazza uscisse. Ma quando dopo mezz’ora non s’era fatta vedere, il mio cervello thriller ha cominciato a speculare: e se tutti ti dicessero che non è mai venuta, in primo luogo? E se l’infermiera e il medico sostenessero di non aver visto la mia ragazza quel giorno? E se anche gli altri pazienti in sala d’attesa scuotessero la testa? Che ragione logica potrebbe esserci se non si facesse mai più vedere? Dopo che avevo trovato questa domanda di fondo e avendola ritenuta eccitante, ho pensato alla storia per circa un anno. Quindi ho scritto la sinossi di una storia convincente (almeno per me). Solo allora ho davvero iniziato a scrivere (ndr – Il libro in questione è La terapia).

[D]: Pubblicato di recente in Italia, Il sonnambulo è un romanzo stand-alone. E’ una storia basata sulla trama o sul protagonista, secondo te?
[R]: Si tratta di una “what-if” story. Chiediti: E se tutti ti dicessero che sei un sonnambulo e fai cose folli di notte?
Io mi metterei una telecamera sulla testa per filmarmi e poter guardare ciò accade durante il mio sonno. Ecco come è partita l’idea de “Il sonnambulo”….
 
[D]: Qual è l’elemento più spaventoso del libro?
[R]: Il fatto che come lettore arrivi a un punto in cui ti senti come il protagonista Leon. Non si può decidere che cosa sia reale e cosa no.
È così che inizia la follia…
 
[D]: I tuoi libri mescolano thriller e psichiatria ed è sempre difficile dire se ciò che si legge stia realmente accadendo o no, poiché spesso il punto di vista del narratore non è attendibile. Mi chiedo se anche per te è difficile gestire questa “confusione” durante la scrittura…
[R]: No, perché la parte più difficile del creare un libro viene prima di scrivere la prima frase. Faccio sempre una scaletta e mi metto a scrivere quando tutta la storia è nella mia testa. Ovviamente tutto cambia abbastanza, mentre sto scrivendo, perché i personaggi hanno una loro vita che non posso controllare. Ma quando scrivo cerco di fare pause brevissime. Con una programmazione fitta riesco a mantenere la visione d’insieme.
 
[D]: Quali altri angoli bui della mente umana, in particolare, ti piacerebbe trattare nei tuoi prossimi romanzi?
[R]: Non c’è una malattia speciale o un disturbo su cui mi concentro. Sono interessato a persone che cercano di mantenere la testa alta in un mondo che causa gravi danni all’anima umana.
 
[D]: Hai mai pensato di iniziare una serie con un personaggio ricorrente o pensi che non sarebbe in linea con il tuo stile, poiché saresti obbligato a tenerlo in vita ?
[R]: In realtà l’ho fatto con Il gioco degli occhi e Il cacciatore di occhi, dove la protagonista cieca Alina ha un ruolo di primo piano. Ma è sempre la storia che viene prima. Non voglio forzare personaggi in un nuovo scenario. I miei libri sono molto complessi e sarebbe un po’ irrealistico se tutta quella roba strana succedesse alla stessa persona più e più volte.
 
[D]: Se dovessi scegliere una colonna sonora per “Il sonnambulo” quale sarebbe?
[R]: Da grande fan dei Depeche Mode vorrei che fossero loro a comporla.
 
[D]: C’è qualche autore che pensi ti abbia influenzato particolarmente ?
[R]: Migliaia. Come molti sono stato influenzato da Stephen King, quando ero giovane. Ma vorrei anche citare Edgar Allan Poe.
 
[D]: Un consiglio per aspiranti scrittori?
[R]: Vedere se stessi come un personaggio di un romanzo, soprattutto come l’eroe fortunato della propria storia. Nella maggior parte dei casi, il protagonista viene sconfitto più volte nel corso della storia. E solo una volta vince – ovvero nella brillante scena finale. Vedete: rifiuti, sconfitte e battute d’arresto sono parti molto naturali e necessarie di ogni buona storia, soprattutto della storia della propria vita .
 
[D]: Se vuoi dire qualcosa, questo è il momento …
[R]: Vorrei dire grazie a tutti i lettori italiani. Il vostro sostegno è grande e significa molto per me. Mi dispiace non saper parlare la vostra lingua.
Ma il mio prossimo thriller, Noah, si svolgerà anche in Italia 😉

[D]: Un ciao ai visitatori di Thriller Café ?
[R]: Certo. E’ bello avere la possibilità di parlare con voi e spero che vi divertiate con i miei libri .
 
[D]: Grazie per aver accettato il nostro invito, Sebastian: è stato un piacere averti al Thriller Café!
[R]: Grazie a te. Speriamo ci sia occasione di chiacchierare di nuovo.

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Articolo protocollato da Giuseppe Pastore

Da sempre lettore accanito, Giuseppe Pastore si diletta anche a scrivere e ha pubblicato alcuni racconti su antologie e riviste e ottenuto vittorie e piazzamenti in numerosi concorsi letterari. E' autore (assieme a S. Valbonesi) del saggio "In due si uccide meglio", dedicato ai serial killer in coppia. Dal 2008 gestisce il ThrillerCafé, il locale virtuale dedicato al thriller più noto del web.

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