Gianluca MorozziGuanda torna a presentare una delle penne più coraggiose del panorama thriller; perché coraggiose? Perché è inusuale introdurre in uno schema narrativo noir elementi divertenti e scanzonati come riesce a fare Gianluca Morozzi in “Chi non muore”. Un romanzo che ci racconta di una Bologna giovane, spensierata, contornata da musica e locali, ma che nasconde tra le proprie pieghe, gli stessi orrori di una grande metropoli. Attraverso un linguaggio ironico, volutamente “giovanile”, Morozzi ci presenta dei ragazzi che tra studio e momenti di svago fanno comprendere quanto sia complicata la dimensione quotidiana e la convivenza con il lato più nero dell’anima. Perché sono stati uccisi i tre componenti del gruppo musicale Inarcadia Ego? E che cosa è successo all’unico musicista ancora vivo, Mizar, per renderlo così ombroso e taciturno? Che ruolo avrà Angie in tutto questo? Cogliamo allora l’occasione per fare due chiacchiere con l’autore bolognese e dissipare un po’ di curiosità legate al Maestro del Progressive-noir.

[D]: Angie, la protagonista del romanzo, rappresenta la tua idea della gioventù di oggi?
[R]: Solo una categoria, come alcune studentesse che ho conosciuto. Angie è un personaggio che ha caratteristiche strane, come la passione per la meccanica… ma ne fanno per certi versi un personaggio infelice che spicca.

[D]: La Bologna che descrivi è una città spesso pericolosa e leggera, come si incontrano questi due aspetti?
[R]: La Bologna descritta è racchiusa in una parte del libro, ho usato un personaggio che vedesse la città con occhi propri, li descrive e si intreccia con loro in maniera naturale, tra locali con vino scadente e happy hour, con luci e ombre e portici sinistri.

[D]: E’ stato facile scrivere con un linguaggio da adolescenti?
[R]: Dovevo rendere credibile una donna di 22 anni, io sono un uomo di 40… ho chiesto a una ragazza che abita fuori zona di leggere il libro, e a una studentessa, per capire le abitudini di oggi. Non volevo che lo slang usato fosse obsoleto così entrambe mi hanno aiutato. E’ stato facile anche perché per fortuna frequento i più giovani, anche se non sono vecchissimo.

[D]: Regali uno spaccato dei giorni nostri, cosa c’è di buono nei ragazzi di oggi?
[R]: Sono un po’ perditempo ma hanno ambizioni artistiche. A quell’età hanno grandi speranze anche se magari non diventano ricchi, sono contenti di seguire la propria strada.”

[D]: Chi tra i protagonisti ti somiglia di più?
[R]: Temo Donato… perché ha la mia età e i miei capelli (ride), ma in realtà hanno caratteristiche proprie. Volevo inventare personaggi nudi che non mi rispecchiassero.

[D]: Però ti sei affezionato a loro?
[R]: Angie e Lucio mi sono simpatici, anche il gestore della sala prove, pur comparendo poco…

[D]: La componente rocchettara ha giocato un ruolo fondamentale ai fini noir?
[R]: Sì, perché tutto il racconto ha a che vedere con la musica, ma non perché Angie canti, ma perché inserisco la canzone dei Deep Purple e la storia di Michael Jackson che mi ha dato un bello spunto. L’ambiente musicale mi è indubbiamente servito!

[D]: La musica nella tua vita che ruolo ha invece?
[R]: Suono male, sono un “cane” (ride). Ascolto molta musica ma è un elemento importante anche in altri romanzi che ho scritto.

[D]: Che tipo di scrittore sei?
[R]: Eclettico… passo senza traumi tra vari generi, dal noir al comico sentimentale. Mi piace raccontare storie diverse.

[D]: Il tuo romanzo più comico?
[R]: “’era del porco.

[D]: Allora lo consigliamo ai nostri lettori se manca nella loro libreria. Il complimento invece, che ti ha fatto più piacere riguardo il tuo romanzo?
[R]: Mi hanno detto: Non riuscivo a staccarmi dalla lettura fino alle cinque del mattino.

[D]: Dall’inizio si racconta della morte della protagonista… rischioso come incipit…
[R]: Sì, ma sposta il peso narrativo della vicenda e fa capire che le pagine allegre sfoceranno in altro. Il finale è nato con l’inizio, è sempre così per me, da dove arriva non lo so, è solo questione di unire le due parti.

[D]: Temi la pagina bianca?
[R]: La sconfiggo sempre!

[D]: Stai già scrivendo un altro romanzo?
[R]: Scrivo sempre, il prossimo sarà nell’anno nuovo.

[D]: Perché dovrebbero leggere “Chi non muore”?
[R]: Perché ha un finale alla Twin Peaks… Per conoscere chi è l’assassino. Anche se resta un finale che può essere interpretato.

[D]: Ami scioccare?
[R]: Sì, non amo i finali forzati, scioccare bene mi piace parecchio.

[D]: Il peggiore dei tuoi incubi?
[R]: Sogno spesso di essere morto in un campo di battaglia, con il cielo grigio, qualcuno mi tocca con la punta di uno stivale e gli sento dire: è morto!

[D]: Agghiacciante… Una curiosità che ci vuoi raccontare?
[R]: Il volume – Chi non muore – doveva essere un medio metraggio noir, anche se la storia iniziale era un po’ diversa, ma lo userò in altre occasioni, non mi piace buttare via niente. Un altro mio libro dal titolo Black out è stato invece utilizzato per un film messicano girato a Miami. Non lo hanno però comprato in Italia, non ne conosco il motivo.

[D]: Che peccato… Cosa fai oltre che lo scrittore?
[R]: Insegno scrittura creativa, vado ai concerti, seguo il Bologna allo stadio e leggo fumetti e libri.

[D]: Il tuo scrittore preferito?
[R]: John Fante, Paolo Nori e Philip Roth, cambio spesso. Stephen King per esempio, è stato il mio riferimento giovanile.

[D]: Un’ultima cosa Gianluca… Chi non muore…
[R]: Si rivede… (ride).

[D]: Grazie Gianluca per essere stato in nostra compagnia, ti chiediamo un saluto per i lettori di Thriller Café.
[R]: Ciao ragazzi, leggetemi per favore!

Conciso e diretto! Grazie ancora, alla prossima!

Articolo protocollato da Arianna e Selena Mannella

Arianna e Selena Mannella Collaborano al magazine Albatros per il quale intervistano personaggi del jet set nazionale e internazionale e con Thriller Magazine, nel quale curano la rubrica “Ordinaria Follia”. Sono addette stampa e editor.

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