Doppia identità – Brian Freeman
Recensiamo oggi al Thriller Café Doppia identità di Brian Freeman, nuovo capitolo della serie dedicata a Jonathan Stride, appena pubblicato da Piemme.
A Duluth, nel Minnesota, è un gennaio freddo e nevoso, le temperature sono di gran lunga sotto zero e un uomo muore in un incidente stradale causato dallo scontro con un cervo: i documenti che ha con sé sono falsi e nel bagagliaio viene ritrovata una pistola senza dubbio usata da poco. Mentre il detective Stride cerca di dare un’identità alla vittima, una stagista di cinema scompare dal set in cui stanno girando un film basato su un vecchio caso del nostro protagonista, impersonato dalla celebrità hollywoodiana Dean Casperson. A seguire le riprese c’è anche l’ultima vittima del serial killer di allora, la donna che Stride salvò da morte certa e che porta dentro di sé il trauma di un’esperienza abominevole. Mentre la troupe continua a girare le scene, il noto attore comincia a mostrare un lato oscuro che nessun tabloid aveva mai rivelato. Nel tentativo di scovare la verità sul suo alter ego, Stride scoprirà, con l’aiuto dell’ex poliziotto Cab Bolton, un legame tra Casperson e la morte di una quindicenne. Ma l’uomo è disposto a tutto pur di proteggere la sua reputazione.
Come si capisce a chiare lettere dalla trama sopra riportata, Brian Freeman svela le generalità del sospettato numero uno sin dalle prime pagine, incentrando Doppia identità sulla ricerca spasmodica di indizi che lo incastrino. Casperson infatti non è solo un noto e adorato attore, è anche un uomo senza scrupoli con conoscenze importanti, una persona torbida che ha a disposizione risorse e mezzi illimitati che sfrutta per trovarsi sempre un passo avanti agli investigatori. L’impotenza e la frustrazione che Stride e la sua squadra provano nella caccia alle prove sono palpabili e arrivano al lettore coinvolgendolo completamente. Nel contempo l’impianto narrativo appassiona perché l’autore intreccia abilmente tre sottotrame: la morte dello sconosciuto, la scomparsa della stagista e un caso risolto undici anni prima sul quale si addensano dubbi e perplessità.
In questo scenario, per una serie di tracce e coincidenze, arriva a Duluth dalla Florida Cab Bolton – affascinante protagonista di due romanzi di Freeman – che fornirà supporto e alcuni tasselli mancanti a completare il quadro: sarà però l’iniziativa di una ragazza a dare la svolta definitiva alle indagini. Le figure femminili di questo pregevole thriller sono straordinarie: Freeman dà voce a un coro di donne diverse tra loro per carattere e scelte di vita, le dipinge con cura e sensibilità ma, soprattutto, porta alla luce la tematica purtroppo attuale e dolorosa della donna vista come un semplice oggetto da parte di uomini che sentono il bisogno di dominare, vincere, abusare. Vittime che non denunciano perché non verrebbero credute e perché minacciate, intimorite, ridotte al silenzio con ogni mezzo. Vittime, a volte, anche delle proprie simili. Eppure l’autore riesce a far emergere il coraggio, la forza e la solidarietà femminile che donano speranza e spesso salvano.
A mio parere un gran bel thriller in cui azione, suspense e colpi di scena si avvicendano mantenendo il ritmo veloce e accattivante, una storia in cui il profilo psicologico dei protagonisti è intenso e credibile, e un finale che riserva notevoli sorprese.
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