Città di sogni - Don Winslow - recensione

Lo aspettavamo. L’anno scorso “Città in fiamme” è stata, per me e per quelli che come me amano le gangster story, una rivelazione (forse il più bel libro dell’anno) e ora attendevamo con trepidazione il seguito. Ed ecco che ci siamo, HarperCollins fa uscire la nuova fatica di Don Winslow: “Città di sogni”, sempre tradotto da Alfredo Colitto. Comincio dalla fine: strepitoso. La trilogia prende forma e si rivela per quello che Winslow vuole che sia, un gigantesco affresco dell’America nel passaggio tra due secoli. Un’epopea di un anti-eroe, Danny Ryan, che, al pari di Enea che aveva fondato un impero (i capitoli cominciano sempre con citazioni dell’Eneide), accompagna la nascita del nuovo millennio, vedendola con gli occhi di chi vuole essere un cittadino normale, dopo essere stato tutt’altro.

Avevamo lasciato Danny in fuga, tra le macerie della guerra di mafia del Rhode Island. “Città di sogni” è il racconto di questa fuga, che diventa piano piano una road novel, verso quel West che è alle radici del sogno americano, quella frontiera che ancora oggi è uno dei propellenti del sentirsi realmente e pienamente cittadino a stelle e strisce. Danny in fuga approda prima a San Diego, dove vuole far passare il tempo che gli permetta di riacquisire una parvenza di normalità senza essere braccato dalle polizie di tutta la nazione. Ma in un attimo è a Hollywood, altro mito fondativo, dove trova la sua musa del momento che gli permette di lenire il dolore per la perdita della moglie. Diane Carson, attrice di primo piano e star in ascesa, con la quale condividerà parte della propria vita.

La prosa di Winslow è come nel primo episodio. Essenziale, tagliente, spietata quasi al cinismo. I dialoghi con un sottofondo di ironia, un po’ cupa, perché i sogni di questo romanzo sono sempre al confine con l’incubo. E come le fiamme del primo episodio erano il battesimo del fuoco, la nascita e la crescita dell’anti-eroe, i sogni di questo episodio sono la volontà di farcela, la proiezione di quello che si vuole essere nella fase matura dell’esistenza. Ma, in analogia con quanto successo prima, anche qui le cose non vanno sempre come si vorrebbe. E finiscono su un registro differente, di cui non svelerò nulla per non togliere l’enorme fascino che questa differenza porta con sé, guidandoci verso l’episodio finale (che ha cambiato nome e diventa “Città in rovina”).

Se Winslow ci aveva proposto nel primo episodio uno scenario alla Coppola o alla Scorsese (“Il padrino” e “Quei bravi ragazzi” sono citati esplicitamente da Winslow in questo episodio), qui l’immaginario deve molto a un mix tra “On the road” di Kerouac e il Dennis Hopper di “Easy Rider”. Molta natura, magnifica peraltro, come lo è quella degli Stati Uniti, molto asfalto. Molti sogni, di cui Hollywood fa da catalizzatore, una Hollywood oscura e brutale, che ci rimanda a Chandler e a Ellroy (“Dalia Nera” anche esplicitamente citato), o al più a Tarantino, di cui Winslow riprende in questo romanzo anche la passione per il Western. Insomma ci sono in questo passaggio tutti gli ingredienti del sogno americano, della frontiera. Gli spazi infiniti, i tramonti del Pacifico. Amore patriottico (nel senso buono del termine) allo stato puro. Che Danny vede con gli occhi dell’uomo dell’est che ama Springsteen (da operaio della East Coast ci dice Winslow) e non quello degli hippie californiani che ascoltano (ancora) i Grateful Dead.

Purtroppo però, ci dice in sintesi Winslow in questo capitolo della trilogia, il sogno americano è deformato, arranca, è sconfitto. I vecchi valori delle Famiglie (quelle irlandesi e italiane con la F maiuscola) non esistono più e a chi ha pensato di creare un mondo nuovo basato sulla libertà e la felicità rimane molto poco in mano, oltre alla delusione. Rimane un America distorta (come lo “Star Spangled Banner” di Hendrix), violenta, corrotta, quasi inguaribile. La stessa che aveva ucciso Bill e Wyatt in Easy Rider e che ogni giorno sacrifica al rito delle armi troppi esseri umani innocenti. E come nel romanzo precedente, anche qui nel finale c’è un assaggio del prossimo episodio, che si annuncia “esplosivo”. Buona lettura.

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Città di sogni
  • Editore: HarperCollins Italia
  • Autore: Don Winslow , Alfredo Colitto

Articolo protocollato da Giuliano Muzio

Sono un fisico nato nel 1968 che lavora in un centro di ricerca. Fin da piccolo lettore compulsivo di tante cose, con una passione particolare per il giallo, il noir e il poliziesco, che vedo anche al cinema e in tv in serie e film. Quando non lavoro e non leggo mi piace giocare a scacchi e fare attività sportiva. Quando l'età me lo permetteva giocavo a pallanuoto, ora nuoto e cammino in montagna. Vizio più difficile da estirpare: la buona cucina e il buon vino. Sogno nel cassetto un po' egoista: trasmettere ai figli le mie passioni.

Giuliano Muzio ha scritto 127 articoli:

Libri della serie "Danny Ryan"

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