9 agosto 1969. Sharon Tate, moglie del regista Roman Polanski, viene massacrata nella loro villa di Bel Air, insieme ad altre quattro persone che erano state ospiti dell’attrice quella sera. La notte successiva la stessa sorte tocca ai coniugi Leno e Rosemary LaBianca, uccisi nella propria casa di Los Angeles. Dopo mesi di indagini infruttuose gli investigatori si imbattono quasi per caso in Charles Manson e nel suo gruppo di seguaci poco più che ventenni che si autodefiniscono la sua “Famiglia“. All’apparenza solo ragazzi parecchio disturbati, si rivelano pian piano agli occhi del mondo come spietati assassini, pronti ad ammazzare chiunque in nome di una fantomatica rivoluzione che dovrebbe ribaltare tutti gli assetti della società americana. Al termine di un processo memorabile e pieno di
colpi di scena, Charles Manson (in qualità di mandante) e i quattro esecutori materiali delle stragi furono condannati alla pena di morte. Il 75enne Manson sconta attualmente la sua condanna a vita nel penitenziario di Corcoran, dopo che lo stato della California ha abolito la pena capitale.

Chi non ha mai sentito parlare di Charles Manson e della sua Famiglia? Del brutale omicidio di Sharon Tate è stato detto e scritto di tutto, su molti siti Internet si possono vedere senza difficoltà le immagini della sua orrenda fine e
per generazioni di gruppi estremisti o disadattati Charles Manson resta un guru da ammirare. Perché tutto questo interesse? Sta forse nella fama della vittima, nel glamour di un’esistenza che aveva tutto per essere perfetta e che invece è stata spezzata nel modo più crudele che si possa immaginare? Chi ricorda piuttosto l’assassinio dei LaBianca, la sparizione di alcuni ex membri della setta, le morti sospette di altri ragazzi a vario titolo coinvolti nella melma della Famiglia? Chi può dire di avere ben chiara la filosofia di Manson? Cosa lo rende diverso dai leader carismatici o fanatici di altre pseudoreligioni? I suoi adepti lo credevano davvero Gesù Cristo? Come è riuscito a convincerli ad uccidere in nome suo e dell’amore universale?
Tra un’infinità di finti esperti e psico/socio/criminologi impegnati a dare una propria spiegazione alla follia, c’è una persona che ha conosciuto Charles Manson e i suoi seguaci da vicino e ha cercato di comprendere davvero i meccanismi del dramma. Si chiama Vincent Bugliosi, professione viceprocuratore distrettuale all’epoca dei fatti, cui fu assegnato l’incarico di pubblico ministero in quello che è ancor oggi il processo più lungo nella storia degli Stati Uniti. Negli anni Bugliosi è diventato una specie di istituzione americana, l’inevitabile pubblicità derivatagli dall’essersi occupato di Manson lo ha reso una voce autorevole nel campo della giustizia e della politica e lo ha portato a scrivere saggi su O.J Simpson, George W. Bush e J.F. Kennedy.
Helter Skelter è il volume che Bugliosi ha scritto insieme al giornalista di true crime Curt Gentry all’indomani della conclusione del procedimento giudiziario a carico di Manson e della Famiglia, un grandioso successo editoriale che solo negli States ha venduto 7.000.000 di copie. Quando l’ho comprato ho pensato sconsolata al peso delle sue quasi 600 pagine, immaginando di perdermi in un labirinto di nomi, date e, soprattutto, noia. Era come se già mi prefigurassi una serie eterna di trascrizioni di interrogatori, di minuziose ricostruzioni tecniche e interminabili “non so, non ricordo”… insomma, una palla pazzesca. Beh, è stato uno dei libri più appassionanti che io abbia mai letto e quando ho finito il mio pensiero è stato “Di già??”. Siccome solitamente la parte che più interessa in un libro che parla di omicidi è ovviamente quella dedicata agli omicidi, ricordo che un’altra cosa che prima di iniziare mi faceva propendere per un giudizio negativo è stato il fatto che nell’indice lo svolgimento dei delitti occupa subito i primi capitoli, per poi dare spazio alla descrizione degli autori, delle indagini e del processo. Mi sono detta “Cavolo, qui non mi passa più”. Invece, con mia immensa sorpresa, pagina dopo pagina ho scoperto un volume appassionante, scritto a quattro mani con intelligenza e privo di morbosità, da cui emergono la determinazione ma insieme l’umanità con le quali Bugliosi ha affrontato un impegno gravoso e totalizzante. Tutte le domande su Manson che possono avere risposta l’hanno avuta grazie a questo libro, per le altre… be’, non ci sarà mai risposta.
Charles Manson è ora un vecchio patetico che scimmiotta la propria esistenza e dà l’idea di essere egli stesso, ormai, troppo stanco del personaggio che ha inventato. Certe cose, sempre che le ricordi come sono realmente accadute e non come ce le ha volute vendere, se le porterà nella tomba.
A noi rimane il dubbio che presto o tardi arriverà un altro per cui l’Helter Skelter non rimarrà soltanto un miraggio.

Giada Melarini

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Helter Skelter. Storia del caso Charles Manson
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