Vicolo cieco – Patricia Highsmith
La nave di Teseo ha da poco ripubblicato, nella collana I delfini-Best Seller, Vicolo cieco di Patricia Highsmith, sempre nella traduzione di Marisa Caramella.
Walter Stackhouse è un giovane avvocato sposato con Clara, una donna nevrotica e distaccata. Per molto tempo il suo matrimonio è stato in pericolo, ma Walter ha cercato in tutti i modi di mantenerlo in piedi, almeno fino a quando non ha deciso di lasciare la moglie per un’altra donna.
Un giorno, però, Clara viene ritrovata morta. Le modalità dell’assassinio sono pericolosamente simili a quelle di un altro omicidio, quello di una donna uccisa dal marito poco tempo prima. Walter si ricorda di quel caso, ne aveva letto sul giornale… il guaio è che se ne ricorda anche la polizia. Le somiglianze tra i due casi e tra le vite delle due coppie cominciano ad essere troppe per non essere notate e, soprattutto, per non risultare inquietanti… Walter è al centro dei sospetti e, come spesso accade a chi avverte la pressione, commette errori gravi che lo fanno crescere le perplessità su di lui, lo allontanano dagli amici e mettono a rischio la sua carriera e anche di più. Con la maestria per cui è nota, Patricia Highsmith gioca a varcare, con i suoi personaggi, la soglia dell’immaginazione. Qual è, infatti, il limite che separa la fantasia dalla realtà? Come distinguere ciò che è sognato, pensato, immaginato, da ciò che è reale?
Pubblicata per la prima volta nel 1954 con il titolo di The blunderer/lament for lover – in Italia per Bompiani nel 1955 -, la storia si snoda in un crescendo di sensi di colpa, ossessione, angoscia, disperazione: il protagonista, Walter, è diviso tra l’intenzione di commettere un crimine e la sua reale commissione. E leggendo questo libro si capisce come calza a pennello la definizione che Graham Greene diede della Highsmith: una vera “poetessa dell’angoscia”, maestra del thriller psicologico che spesso sfocia nel noir.
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