Omicidi in inverno – Margaret Doody
Tuffiamoci subito nel passato…
È la notte di Capodanno del 1753 e ci troviamo in una taverna buia di Londra dove un paio di uomini discutono con vero disappunto l’avvento del calendario gregoriano. Il cambio di data, di ben undici giorni, ha creato confusione in tutto il paese. A commentare il fatto c’è anche Harley, l’Imbrattacarte, noto a tutti in città per i suoi scritti giornalistici sui processi famosi e per le sue biografie di condannati a morte. Quando esce dalla taverna, Harley trova in mezzo alla neve il cadavere di una nobildonna. È stata sgozzata e derubata di parte dei suoi gioielli. Harley sente già di avere in tasca qualche moneta visto che potrà vendere la cronaca ai giornali. Si tratta di un furto finito in tragedia? Oppure c’è di mezzo un vero assassino? Tra la curiosità, uno spirito compassionevole di giustizia e l’indubbia necessità di raggranellare qualche soldo per vivere, Harley comincia a investigare in una gelida e tetra Londra settecentesca.
L’autrice di questo giallo, Margaret Doody, ci descrive con maestria un ambiente storico complesso, fatto in egual modo dai salotti dell’alta società così come dai bassifondi popolani. In entrambe le ambientazioni, pullulano personaggi ambigui e ricchi di intrighi. L’eccentrico investigatore in erba Harley è un personaggio mosso da motivazioni articolate.
Ad appassionarmi in ‘Omicidi in inverno’ è il tono ironico e descrittivo con cui l’autrice ci fa incuriosire rispetto a un’epoca ormai lontana dove le indagini non si svolgevano come siamo abituati oggi, ma sono invece un susseguirsi di colloqui (in molti casi sono dialoghi ascoltati origliando o camuffandosi).
Questo libro è una bella occasione per volare con la fantasia e vivere un contesto diverso tanto tetro quanto bizzarro, tanto superficiale quanto stratificato. Tra i capitoli c’è anche una romantica storia d’amore ad addolcire i cuori e gli animi e a riportare il protagonista sulla retta via.
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