Quarta puntata per la saga da uomini duri ideata dall’ex agente del reparto operativo della polizia di Stato Antonio Zamberletti per Todaro editore. Dopo I morti non pagano, I duri non piangono e Silenziosi nella notte, tornano in libreria due personaggi solidi, dritti, maciullati ma integri, che rispondono ai nomi di Vincenzo Torres e Ivano Falco. Non amici, non solo, ma fratelli di sangue.

La vicenda ruota più o meno attorno al momento storico epocale della resa di Kabul- e quindi del mondo occidentale- al predominio invasivo dei talebani, ma spazia anche temporalmente in molti luoghi e altre epoche. I due protagonisti si sono conosciuti in Libano nel 1983, durante la missione di peace-keeping denominata Italcon ma mentre Torres vi indossa una divisa, Falco era già- e lo sarà per molte altre missioni- un contractor, un uomo pagato per difendere. In quel momento protegge l’incolumità fisica del personale palestinese in partenza da ​Beirut e degli abitanti della regione e contribuisce a favorire il ristabilimento della sovranità e delle autorità del Governo libanese. In altri momenti proteggerà gli intrallazzi di qualche politicante o compagnia petrolifera.

Torres ha lasciato la sua divisa e ora fa l’investigatore privato quando torna a conferirgli un incarico l’avv. Elena Pagani di Genova. Il suo mai scordato primo amore.

È curioso come in un romanzo così crudo, così maschile sia nel genere dei personaggi principali che nel tenore dei fatti descritti, sia così presente un tema delicato e romantico come la ragazzina dei primi palpiti, eppure Zamberletti con questo apre addirittura l’incipit narrativo. Da bravo hard-boiler, come Raimond Chandler, come Leo Malet, come altri. Il duro ha un animo sensibile, per cui ricorda persino cosa assaggiava (la cioccolata calda) e cosa sentiva (la battaglia tra navi spaziali in una puntata del cartone animato Capital Harlock) quando ha visto lei.

Elena ha un incarico per lui. Ha assunto la difesa di tal Vittorio Scafati, poliziotto come il padre, che fuori servizio ha sventato una rapina in supermercato ma è stato poi sospeso perchè accusato di aver ecceduto in violenze fisiche su uno dei due autori. L’altro è morto dandosi alla fuga troppo precipitosamente.

Elena è un bravo avvocato, ma non fiuta bene l’aria della questura di Milano, non conosce l’ambiente quanto Torres, che vi ha lavorato, non coglierebbe retroscena e false piste. Vincenzo si mette ad annusare in giro e ben presto si ritrova a piantonare il classico bauscia della Brianza bene, villetta, cocker, barchetta e moglie bionda. Anzi, è proprio costei, Caterina, che ha incaricato Scafati di capire cosa si nasconde dietro ad un pestaggio subito dal marito. Caterina, primo grande amore di Vittorio. Ci siamo già stati qui. La cotta di allora ti chiede qualcosa e tu scatti e gliela cerchi.

Fine della parentesi rosa. Da qui in poi è tutta e solo una faccenda per uomini soli, sia come esclusiva che come status di vita. Soli ad arrangiarsi e ad osare, da pazzi, “dove gli angeli temono di andare” come diceva Alexander Pope (cit.). Luoghi truci qui – come il capannone desolato dove viene dato fuoco ad un tossico imprigionato nei copertoni o dove viene trovato morto il pedofilo con una faccina triste incisa sul petto. Luoghi estremi lì, nel medio-oriente dei deserti, degli aeroporti isolati, delle renditions e del traffico internazionale di stupefacenti.

Zamberletti ha uno stile unico: leggere le sue pagine ricorda quelle sessioni di diapositive a cui ci sottoponevamo in passato. Vai. Una scena. Vai. Un’altra scena. Vai ancora. La scena di prima da un’altra angolatura. Vai vai ancora. Ferma. Approfondiamo. Da paragrafi scarni di poche righe a capitoli di alcune pagine, sempre poche in verità. A ritmo serrato. Uomini cattivi, uomini cripticamente buoni, uomini amici.

Ci sono tra loro antichi eroi, come quel Dante Lazzari già chirurgo di emergenza in zone di guerra, col fido Castelli che lo immortala in foto che valgono molto, e new romantics, come il Biraghi, ex contractor a sua volta, che ha perso un occhio in azione per cui dedica tutte le sue attenzioni frivole ai capelli (impiega 4 minuti a farsi la doccia e 42 tra shampoo, balsamo, fiale e spume) e poi si commuove alla notizia che i Modern Talking si sono sciolti.

Tra tutti questi uomini traiettorie apparentemente casuali, come quelle dei rondoni a maggio nel cielo, quindi perfettamente mirate, che li avvicinano, poi separano, poi fanno reincontrare.

La loro missione – lo si capirà alla fine- è un viaggio, un ritorno a casa dal sapore vagamente omerico, tra svariati morti e molti tradimenti, tra lasciate e quindi perse e blande piccole speranze, ma sempre andando. Che non si dica che loro, gli uomini duri di Antonio Zamberletti, sono come quei liguri dell’entroterra che non sono mai stati giù, a vedere il mare, perché poi magari ne restavano delusi. Meglio immaginarselo.

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Notte senza fine
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Notte senza fine
  • Zamberletti, Antonio (Autore)

Articolo protocollato da Alessia Sorgato

Alessia Sorgato, classe 1968, giornalista pubblicista e avvocato cassazionista. Si occupa di soggetti deboli, ossia di difesa di vittime, soprattutto di reati endo-famigliari e in tema ha scritto 12 libri tra cui Giù le mani dalle donne per Mondadori. Legge e recensisce gialli (e di alcuni effettua revisione giuridica così da risparmiarsi qualche licenza dello scrittore) perché almeno li, a volte, si fa giustizia.

Alessia Sorgato ha scritto 103 articoli: