Macerie - Erica Arosio e Giorgio Maimone

Decimo volume scritto a quattro mani dalle penne congiunte Arosio & Maimone, quinto caso da risolvere a quattro mani (ed altrettanti piedi, visto che da scavallare ce n’è) dalle energie appaiate Greta & Marlon, la coppia investigativa della Milano del passato.

Lei – Greta Morandi – è una rossa sbarazzina, secca secca perché dei sensi non gliene importa quasi nulla, soprattutto del gusto, figlia di avvocatone già sansepolcrino e a sua volta fresca di laurea in giurisprudenza. Lui, Mario Longoni, ex pugile suonato, comunista ma senza velleità di posto in fabbrica, all’alba dei trent’anni non ha ancora arte né parte e vive con mammà (e papà, operaio, lui sì, in fabbrica).

Si incrociano, e non potrebbero essere più diversi, lui originario del quartiere dell’Ortica, lei tipica fanciulla bene del centro. Ma hanno un fuoco che li arde allo stesso modo: vogliono verità, vogliono capire a fondo cosa accade e perché e chi lo faccia succedere.

In Macerie, Arosio&Maimone tirano indietro gli orologi e ambientano la vicenda nel 1950, in una Milano in frantumi, dopo anni di bombardamenti. Con un’operazione alla maniera di Guerre stellari, questa avventura precede altre già pubblicate (io ho letto Cinemascope e Juke box, editi da Tea, che invece sono collocati negli anni ’60, e me li sono goduti molto) e, come una parca che riannodi un filo, riavvolge la moviola mostrandoci l’incontro tra i due che fa da scaturigine al loro rapporto professionale. Lei neo-laureata in tirocinio legale, lui novello investigatore privato.

Il fatto di cronaca che li impegna è la morte di una prostituta, poi di una seconda, a cui seguiranno altri cadaveri. Una strage di lucciole sulla quale vengono ingaggiati per capire a chi appartenga la mano omicida.

Lo sfondo è il Bottonuto, quartiere milanese oggi top-glam, collocato tra la chiesa di San Nazaro in Brolo, l’attuale università Statale, la Torre Velasca. In poche parole, pieno centro di Milano (io da anni ho il mio studio legale proprio lì, perché mi piace guardare la Cà Granda dove ho studiato), ma all’epoca zona popolare, anzi malfamata, che ospitava i bordelli più sordidi, più miseri e sporchi, perfino a contrasto con le case chiuse di Brera, molto più sofisticate.

Chi sta mietendo, una dopo l’altra, queste giovani donne disperate, spesso finite sotto tutela (o sotto giogo) della maitresse di turno (e del suo degno compare, sempre appartenente alle forze dell’ordine, come si confaceva in epoca pre-legge Merlin) per rincorrere una speranza di guadagno che consentisse loro di mantenere la famiglia? Cosa le accomuna, a parte il destino disgraziato di durare solo un paio di settimane in una casa, e poi migrare in un’altra, tanto da venir chiamate quindicine?

Greta e Marlon indagano a modo loro. Sino alla soluzione del caso.

Sono personaggi molto ben costruiti. Intervistando Arosio & Maimone per Risolto Giallo, mi hanno garantito che non si spartiscono la linea narrativa: ognuno scrive sia di Greta che di Marlon.

Mi focalizzo su costoro, provando a farvi incuriosire oltre la trama estemporanea di queste Macerie.

Marlon è – o gli piacerebbe essere- un Humphrey Bogart col borsalino a coprir le sopracciglia, il broncio, il cazzotto facile e le amicizie nei sobborghi e nei bassifondi. Piace alle donne (tantissimo!) ma è lui ad innamorarsi sempre e venir ferito e tradito e bistrattato. È un piacione buono, affidabile e forte.

Greta è scura, è nera, è una antesignana del suo tempo e di parecchie decine di anni a venire (vuole fare l’avvocato penalista nel 1950, quando io stessa, che ho cominciato nel 1993, ero una delle pochissime praticanti di sesso femminile nella Milano di Mani Pulite), ma soprattutto avverte, qui come palpito, in altri romanzi ambientati successivamente già come ammissione a se stessa, di essere una persona particolare. Greta veste in sé, ragazza di quel secolo, molte caratteristiche della gioventù attuale.

Mangia poco o niente. Beve come un cosacco. Si taglia per placare l’ansia. Trova eccitanti certi giochini erotici e non disdegnerebbe di concedere (sia pur con l’alibi dell’infiltrata) prestazioni a pagamento nel bordello di Chérie, che pure è tra i più abietti del Bottonuto.

Può un noir essere istruttivo? Assolutamente sì. Queste Macerie lo sono. Ci tratteggiano una Milano che solo i nostri genitori potrebbero ricordare, ci fanno “vedere” e sentire i tram dell’epoca, gustare cibi e bevande che trovavamo a casa dei nonni, camminare a bordo di Navigli ora coperti e ascoltare la musica d’opera, quelle romanze con cui aprono ogni capitolo, insegnandoci che nel 1950 la prima della Scala, per l’ultima volta, si tenne il 26 dicembre.

Romanzo nerissimo di grande atmosfera. Ma non immaginatevi un Pretty Baby in salsa meneghina. Qui l’empatia dolente per le “donnine allegre” e la vita che conducevano nei lupanari si fa denuncia sociale. Oltre che novella noir.

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Macerie: Greta e Marlon e la strage delle lucciole
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Articolo protocollato da Alessia Sorgato

Alessia Sorgato, classe 1968, giornalista pubblicista e avvocato cassazionista. Si occupa di soggetti deboli, ossia di difesa di vittime, soprattutto di reati endo-famigliari e in tema ha scritto 12 libri tra cui Giù le mani dalle donne per Mondadori. Legge e recensisce gialli (e di alcuni effettua revisione giuridica così da risparmiarsi qualche licenza dello scrittore) perché almeno li, a volte, si fa giustizia.

Alessia Sorgato ha scritto 103 articoli: