Episodio #4 della serie Marlon di Erica Arosio e Giorgio Maimone, oggi al Thriller Café recensiamo Juke Box.

Eh, no, cari lettori, la trasformazione epocale verso cui si sta avviando l’industria della musica non merita questo atteggiamento di sufficienza. E non solo perché i dischi vendono milioni di copie, ma perché una canzone racconta il mondo più di un saggio di filosofia.

È il 1964 e mancano pochi giorni all’inizio del Cantagiro. Non sarà un’edizione come le altre perché i vecchi cantautori resistono ai nuovi e anche il favorito, Gianni Morandi, rischia. Nei retroscena dell’evento, mirabilmente raccontati da Adriana Serri, qualcosa di misterioso si aggira.

Marco Ferranti, un famoso discografico, viene ricattato proprio mentre dovrebbe impegnarsi al massimo per il Cantagiro in arrivo. La sua reputazione, la sua carriera e soprattutto la sua famiglia sono a rischio. Ha bisogno di aiuto e si rivolge ai due protagonisti, Greta e Marlon, una coppia strampalata di detective. I due accompagneranno Ferranti per le tappe del Cantagiro, cercando di scovare il ricattatore e risolvendo i propri casini personali e relativi conti con il passato.

Il detective sorride e allunga la mano verso la donna. Sente che gli vuol bene, al di là dell’episodio della doccia. Perché solo di un episodio si tratta: nessuno dei due si illude. Due pianeti che a volte passano vicino. Due tram che si incrociano in Cordusio. Due palloni crossati da Luisito Suárez e Mariolino Corso. Uno dei due è una foglia morta. Il mio, pensa Marlon.

Intanto a Las Vegas, Tom è coinvolto in un’altra indagine personale: l’omicidio di Iole, un’italiana pronta a tutto per produrre un proprio show nella capitale del vizio e del divertimento.

La doppia indagine nel mondo dello spettacolo crea un mirroring interessante e arricchisce ulteriormente lo svolgimento di questo giallo, più ricco di musica e luci che di thrilling, il tutto in una trama che scorre e rimane sempre coerente e capace di intrattenere.

Cambiano le stagioni, cambiano le persone, ma la Triade non cambia mai. Sempre un principe Orsini al vertice, sempre Guttadauro a dirigere le operazioni, sempre rapporti complicati con Bianca Bellini e conflittuali con Marlon e Greta, e sempre lo stesso quartier generale, in via Veneto a Roma e al Gran Hotel et de Milan a Milano. Non cambia nemmeno il numero dei partecipanti, anche se, forzatamente, ne cambia sempre la composizione. Chi è il terzo della Triade questa volta? Non lo sappiamo. Si muove nell’ombra, parla poco. Immaginiamo che appartenga ai Servizi.

Al di sopra delle vicende dei personaggi c’è un’Italia vivace e creativa, in pieno boom economico ma in cui i segni del pericolo cominciano a emergere e le nubi della strategia della tensione si addensano minacciose.

In conclusione Juke-Box, pur sacrificando appena la tensione del giallo con diversi sub plot, provvede a un romanzo interessante, con una struttura vivace e vicende ricche sullo sfondo di un’età dell’oro italiana.

Età che gli autori, Erica Arosio e Giorgio Maimone, mettono esemplarmente in mostra, senza nostalgia.

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Articolo protocollato da Antonio Vena

Già contractor civile Nato e Nazioni Unite, contract consultant e aspirante Signore del thriller pre-apocalittico italiano.

Antonio Vena ha scritto 28 articoli: