L'isola - Ragnar Jónasson

Quattro trentenni che si erano persi di vista si ritrovano sull’isola abbandonata di Elliðaey, luogo aspro e meraviglioso al di fuori dello spazio e del tempo : amici stretti nella tarda adolescenza, si riuniscono in un weekend che dovrebbe ricostruire l’antica amicizia e celebrare il decennale di una tragedia, ma la domenica mattina il corpo di una di loro giace senza vita ai piedi della scogliera.

Hulda Hermannsdóttir, ispettore della polizia di Reykjavík, è in un brutto periodo della sua vita: troppe cose sono andate male nella sua vita privata, e sul lavoro – nonostante la sua innegabile capacità investigativa – troppe occasioni sono sfumate ingiustamente, soprattutto perché è una donna. Un po’ per noia, un po’ per rompere la routine quotidiana, un po’ per cercare una nuova occasione per mettersi in mostra, quella domenica mattina accetta di dare una mano all’Ispettore di polizia locale e si mette in viaggio verso il remoto arcipelago.

L’ipotesi più probabile sembrerebbe quella di un tragico incidente, ma l’istinto dice a Hulda che qualcosa non va, e i collegamenti a un vecchio caso di omicidio porteranno l’indagine verso direzioni inaspettate.

Dopo l’ottimo La signora di Reykjavík, con L’isola l’autore fa un salto indietro nel tempo per il secondo capitolo di una trilogia a ritroso con al centro la figura di Hulda Hermannsdóttir, un personaggio che ha davvero colpito al cuore i lettori: chi ha letto il primo romanzo si sarò forse chiesto se valesse la pena di leggere un romanzo antecedente, se valesse la pena di conoscere meglio un personaggio la cui fine è nota.

Jónasson riesce benissimo nell’intento di intrigare il lettore anche per il questo secondo romanzo, costruendo una storia nella quale le due linee narrative – quella dedicata a Hulda e quella dedicata al caso investigativo – si fondono benissimo, condividendo la tematica del legame tra passato e presente, e di come il presente prima o poi paghi il proprio tributo al passato. E sempre, sullo sfondo, c’è l’Islanda amatissima e selvaggia idealmente raccontata attraverso uno dei suoi luoghi più iconici, quell’isola di  Elliðaey dove sorge quella che è considerata la casa più isolata del mondo (e basta fare una breve ricerca sul web per capire quanto isolata).

Jónasson gioca con il lettore: il delitto avviene molto avanti nel romanzo, ma solamente proseguendo nel racconto appare evidente che, per comprendere il presente, si devono cercare le radici in un delitto del passato.

Di Hulda Hermannsdóttir il lettore sa molte cose, conosce le sue disillusioni, le sue amarezze, ma ne L’isola si trova la radice di tanto male di vivere di questa donna forte che qui però ha ancora un barlume di speranza, un desiderio di riscatto che si sa che sarà tradito. Per tutto il romanzo Hulda cerca di andare avanti nella propria vita lasciandosi alle spalle due eventi tragici, e lo fa inseguendo una figura paterna mai conosciuta.

Ragnar Jónasson costruisce un romanzo pieno d’amore per la sua isola selvaggia e bellissima, e pieno di empatia nei confronti dei personaggi, vittime o carnefici che siano: chi legge avverte un profondo senso di ingiustizia, come di chi osserva senza poter far nulla eventi che volgono verso un epilogo che è amarissimo. Eppure il romanzo scorre con una certa lievità, con un tono di soffusa malinconia che avvolge e avvince, prova d’autore sicuramente all’altezza del precedente capitolo: Ragnar Jónasson è autore molto prolifico, ma in questa trilogia dedicata a Hulda Hermannsdóttir raggiunge una maturità che in opere precedenti non aveva ancora raggiunto.

Ragnar Jónasson (1976), tradotto in ventuno lingue e pubblicato in trentadue paesi, è avvocato e docente di diritto d’autore all’Università di Reykjavík, è membro della UK Crime Writers’ Association e cofondatore di Iceland Noir, festival del giallo nordico. Ha scritto la serie Misteri d’Islanda, pubblicata nella UE Marsilio, e la Trilogia di Hulda, di cui L’Isola è il secondo capitolo.

Articolo protocollato da Marina Belli

Lettrice accanita, appassionata di rugby e musica, preferisco – salvo rare eccezioni – la compagnia degli animali a quella degli umani. Consumatrice di serie TV crime e Sci Fy, scrittrice fallita di romanzi rosa per eccesso di cinismo e omicidi. Cittadina per necessità, aspiro a una vita semplice in montagna o nelle Highland scozzesi (a condizione che ci sia una buona connessione).

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