La ragazza che hai sposato – Alafair Burke

La ragazza che hai sposato – Alafair Burke

Nicola Mira
Protocollato il 26 Luglio 2025 da Nicola Mira con
Nicola Mira ha scritto 39 articoli
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Recuperiamo oggi “La ragazza che hai sposato“, romanzo di Alafair Burke che ha contribuito a consolidare ulteriormente il già enorme successo di questa scrittrice.

Questo nuovo libro è un’opera eccellente, con echi di famosi autori di thriller legali come Scott Turow e di scrittori di gialli contemporanei come Gillian Flynn e Peter Swanson. Potremmo dire una brillante distillazione dei temi che Burke ha dimostrato di saper trattare con grande abilità nelle sue opere precedenti: dal taglio legale acuto, alle dinamiche procedurali della polizia, e, soprattutto, è un gioiello per la sottile caratterizzazione sia delle vittime sia dei criminali.

Jason Powell, noto professore, economista etico, autore di successo e figura liberale con forse una carriera politica in vista, è accusato di comportamenti impropri di natura sessuale da Rachel Sutton, un’intern presso la sua società di consulenza.

Come sua moglie Angela, all’inizio non riuscivo a capire quanto ci fosse di vero nell’accusa: Burke è abile nel rendere entrambi i racconti di Rachel e Jason poco chiari, suggerendo che entrambi potrebbero non essere interamente affidabili. Forse a causa di questa vaghezza, inizialmente non mi sono appassionato a nessuno dei due personaggi, al punto da chiedermi se la storia potesse davvero conquistarmi.

Quanto mi sbagliavo! Gradualmente, irresistibilmente, Burke attira il lettore più a fondo nella storia, coinvolgendolo in una trama veramente superiore, svelandola strato dopo strato e rivelando una nuova profondità dei suoi personaggi e delle loro storie.

La storia di Angela Powell, nata Mullen, moglie di Jason e narratrice in prima persona per gran parte del romanzo, è piuttosto convenzionale, all’apparenza: una ragazza della classe media di East Hampton con una vena ribelle che sposa un brillante accademico emergente di New York, un marito premuroso e padre affettuoso per il suo giovane figlio, e passa da lavoratrice autonoma nel settore catering a moglie
privilegiata di Manhattan. Ma c’è una tragedia nel suo passato, che Burke rivela con un intrigante riserbo.

All’età di sedici anni, Angela era stata rapita e tenuta prigioniera da un uomo che aveva incontrato per caso ed era stata salvata dalla polizia solo dopo un drammatico inseguimento, tre anni dopo. L’aggressore, Charles Franklin, era morto nella sparatoria e Angela era tornata dai propri genitori con un bambino, Spencer. Lì aveva proseguito nel doloroso percorso di crescerlo, ma soprattutto di affrontare il peso di essere stata vittima di un crimine così orrendo.

Forse dovrei fermarmi qui. “La ragazza che hai sposato” è uno di quei romanzi che è quasi impossibile recensire in dettaglio, poiché la trama è così labirintica e sottilmente stratificata – eppure così ben narrata – che correrei il rischio di rovinare la sorpresa ai lettori.

Aggiungerò solo che, sulla scia dell’accusa di Rachel Sutton contro Jason Powell, che parlando con Angela minimizza il tutto come un equivoco, un’altra donna si fa avanti e accusa Powell di stupro. Kerry Lynch è una dirigente marketing senior in un’azienda per cui Powell funge da consulente, e le accuse che presenta contro di lui all’NYPD sono ancora più serie di quelle di Rachel.

La nuova accusa sconvolge il fragile mondo di Angela: non solo la fiducia nel marito e l’intero tessuto della sua vita familiare sono minacciati, ma il suo stesso passato potrebbe emergere nella battaglia giudiziaria che incombe. Angela ha lavorato duramente per ricostruirsi una vita dopo il rapimento, e ora le accuse a Jason rischiano di far saltare tutto in aria.

Forse sono stato lento ad appassionarmi alla storia – dicevo – ma una volta che ho iniziato a rendermi conto della sua sottigliezza ne sono rimasto completamente conquistato. La trama è brillante e perfetta nei tempi, con un intelligente gioco tra la narrazione in prima persona di Angela e il racconto in terza persona degli sforzi della detective dell’NYPD Corrine Duncan, chiamata a indagare sulle accuse di Rachel Sutton. Ma ‘The Wife’ si distingue soprattutto per la rappresentazione delle vittime dei crimini.

Burke è attenta alle più piccole sfumature psicologiche e utilizza pennellate precise per dipingere il quadro di cosa significhi essere una donna e una vittima quando si affrontano le conseguenze di uno stupro. Lo fa non solo mostrandoci il mondo attraverso gli occhi delle sue vittime, ma esponendo senza pietà i fallimenti di coloro che entrano in contatto con esse: dalle autorità incaricate di far rispettare la legge, pigre nell’affrontare le loro accuse, all’ufficio del procuratore distrettuale con la sua necessità di valutare le percentuali di assoluzione o condanna nel perseguire i casi, agli amici e parenti delle vittime e le loro emozioni, per non parlare dei colleghi e dei media.

Sono grandi e piccoli, questi fallimenti, e Burke calibra il loro impatto sulle vittime con compassione e un notevole grado di equanimità. Si tiene lontana sia dall’essere semplicemente moralista, sia dal trasformare i sentimenti delle vittime in un altro espediente narrativo.

L’umanità con cui Burke ritrae gli effetti dei crimini che narra su Angela, Rachel, Kerry e persino Spencer, sono degni dell’interesse del lettore tanto quanto gli elementi della trama poliziesca stessa.

Cosa significa sapere qualcosa?” è la domanda angosciata che Angela si pone a due terzi del racconto, mentre il comportamento di Jason è sempre più sotto osservazione della polizia e la sua vita familiare sta andando in pezzi. Non è una domanda filosofica ma una supplica lacerante, che tocca temi che vanno oltre il contesto del romanzo giallo, aggiungendo profondità alla narrazione della Burke.

L’autrice gestisce senza intoppi un romanzo con molteplici angoli narrativi e una struttura temporale a livelli: il tempo, sia in termini di come il passato influenzi il presente e il futuro, sia di come il suo trascorrere cambi la prospettiva dei personaggi, è una presenza forte nel romanzo. Non puoi sfuggire al passato ma puoi cercare di migliorare il futuro.

Chiudo dicendo che forse “La ragazza che hai sposato” è carente di contenuti procedurali, ma il naso investigativo e la sottigliezza di Corrine Duncan la rendono una degna candidata per un ruolo nei futuri romanzi. Io, per parte mia, sono già ansioso di leggere il prossimo libro della Burke!

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