S. S. Van Dine, all’anagrafe Willard Huntington Wright, autore americano di dodici romanzi gialli tra il 1926 e il 1939, non faceva mistero di intendere il “giallo” come una sfida intellettuale tra l’autore, che costruisce un enigma, e il lettore, che tenta di risolverlo. Non a caso i suoi testi, a cominciare dall’esordio con “La strana morte del signor Benson” riguardano delitti molto arzigogolati e, secondo i critici, anche piuttosto inverosimili.

Neppure Van Dine e il suo raffinato e distaccato protagonista Philo Vance erano però mai giunti a sfidare il lettore in modo così esplicito come ne “La mascella di Caino”, scritto nel 1934 e recentemente riproposto in una nuova edizione da Mondadori. L’autore, Edward Powys Mathers, è di mestiere cruciverbista, e sceglie di scrivere questo romanzo sotto lo pseudonimo di Torquemada, il terribile inquisitore.

Mathers sembra volerci avvertire che con “La mascella di Caino” dobbiamo, in effetti, aspettarci una tenzone aspra al punto da rasentare, potremmo dire, una sorta di tortura intellettuale a cui resistere.  

Sei vittime, cento pagine per descrivere i loro delitti. Cento pagine a disposizione, da divorare, una dopo l’altra, per elaborare le proprie teorie. C’è però un piccolo particolare: le cento pagine sono in disordine. Compito del lettore è proprio di ricostruire, attraverso piccoli indizi disseminati qua e là, la sequenza corretta e, su questa base, risolvere il mistero. Un vero e proprio puzzle, di cui ciascuna pagina, ciascun paragrafo è un tassello: piccolo, sfuggente, eppure necessario per ricostruire il quadro d’insieme.

Naturalmente, ogni pagina si chiude con un punto, quindi non si può sperare di far leva sulla punteggiatura, o sul completamento di una frase lasciata a metà, per ricostruire l’ordine degli eventi. Da buon enigmista però, Mathers alias Torquemada ha disseminato il racconto di riferimenti colti e giochi di parole, unica bussola per orientarsi in un mistero che sembra infittirsi di più a ogni pagina, a ogni frase.

Curioso osservare come un mistero che viene da così lontano, sia da un punto di vista cronologico che da un punto di vista stilistico (un giallo “all’inglese”, potremmo dire, portato alle estreme conseguenze) possa attirare un notevole interesse all’interno di un canale di comunicazione tra i più moderni: TikTok.

La riedizione de “La Mascella di Caino” di Mondadori è infatti finita in cima alle classifiche dei best seller grazie a un forte tam tam sui social (in particolare proprio su TikTok). Basti pensare che uno dei video dedicati a “La Mascella di Caino” da Sarah Scannell, giovane americana impiegata in una casa di produzione di documentari, ha raggiunto addirittura la cifra record di sette milioni di visualizzazioni.

Ma quanto è difficile risolvere l’enigma, ovvero rimettere in ordine le pagine e scoprire gli autori dei sei misteriosi omicidi? A quanto risulta, fino a oggi soltanto quattro persone sono riuscite a trovare la soluzione giusta (tra cui, recentemente, l’attore John Finnermore, che ha dichiarato di aver dedicato molto tempo a questo rompicapo durante il lockdown). Una sfida tutt’altro che semplice quindi…ma forse, anche per questo, una sfida che vale la pena di provare a raccogliere.

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Articolo protocollato da Damiano Verda

Genovese, classe 1985, ingegnere informatico, appassionato di scrittura. There’s four and twenty million doors on life’s endless corridor (ci sono milioni di porte lungo l’infinito corridoio della vita), cantavano gli Oasis. Convinto che anche giocare, leggere, scrivere possano essere un modo per tentare la scommessa di socchiudere qualcuna di quelle porte, su quel corridoio senza fine.

Damiano Verda ha scritto 56 articoli: