La cena – Martin Österdahl
Capodanno. In un’elegante villa a Nacka, sobborgo benestante della Stoccolma che conta, la polizia scopre due corpi nudi sul fondo di una piscina vuota. Le gambe contorte, le braccia spezzate in pose innaturali, e nessun testimone credibile a raccontare cosa sia successo. Solo un dato certo: la notte prima si è tenuta una cena. Un piccolo ricevimento tra due coppie, organizzato da due adolescenti innamorati per far conoscere i rispettivi genitori.
Un incontro tra famiglie. O forse un regolamento di conti mascherato da brindisi, quello che accade durante “La cena” di Martin Österdahl.
Ebba e Marlon, due diciassettenni innamorati alla follia, vogliono iniziare l’anno con un gesto simbolico: far incontrare le rispettive famiglie per una cena di Capodanno. Ma Lisa Kjellvander, madre single devota, già logorata da problemi lavorativi e tensioni coniugali, non immagina che tra i genitori di Marlon e il suo passato esista una ferita aperta.
La serata prende subito una piega scomoda. Gli ospiti si conoscono già. E non nel modo giusto. I bicchieri tintinnano, i sorrisi si tendono, ma sotto la tovaglia crescono spine: segreti, colpe, bugie, risentimenti. E più le ore passano, più la tensione sale. Fino a un epilogo che nessuno dei presenti — e neppure noi lettori — riuscirà a dimenticare.
Martin Österdahl costruisce un romanzo che vive di atmosfere più che di azione. Il prologo — gelido e brutale — ci catapulta subito in medias res, per poi rallentare e farci assaporare, con malizia e lentezza, il passato dei protagonisti, i traumi sopiti e le decisioni sbagliate.
Il libro è strutturato in portate, come una cena: antipasto, piatto principale, dessert, champagne e caffè. Ma a ogni portata, invece che digerire, qualcuno mastica rabbia.
Non aspettatevi un thriller adrenalinico: “La cena” è piuttosto un dramma psicologico con venature da noir. Più Bergman che Nesbø, per intenderci. Il ritmo è volutamente lento, i colpi di scena dosati con parsimonia. A qualcuno piacerà, a qualcun altro no.
Da servire con un bicchiere di vino rosso e uno sguardo fisso nel vuoto.
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