Jackie Brown – Elmore Leonard
Oggi vi parliamo di un vecchio romanzo di Elmore Leonard, ovvero quel Jackie Brown da cui è stato tratto l’omonimo film di Quentin Tarantino.
Ordell Robbie è un malavitoso di Miami con manie di grandezza. Ce l’ha “quasi fatta”, ma vuole di più, e per fare il grande balzo si avvale di una banda di sciagurati e avanzi di galera. L’unica “collaboratrice” con la testa sulle spalle è Jackie Brown, una hostess di volo non più giovanissima ma ancora straordinariamente affascinante, che sfrutta il suo impiego per contrabbandare valuta e droga per conto di Ordell. Peccato che siano in troppi a voler mettere le mani sul malloppo del gangster, inclusi due investigatori federali. Jackie riuscirà a districarsi tra Ordell, che la vuole morta, e la polizia, che vuole Ordell. Fuggirà con i soldi aiutata da Max Cherry, l’uomo che l’ha fatta uscire su cauzione e si è innamorato di lei.
Un libro che si legge rapidamente, questo, sia per via del non altissimo numero di pagine, che per la scrittura veloce di Leonard. A fronte di una trama non particolarmente strutturata, il romanzo vive soprattutto sullo spessore dei personaggi: i protagonisti sono ben caratterizzati (seppure non innovativi) e i comprimari si elevano dal ruolo di semplici comparse. Abbiamo Robbie Ordell, il cattivo. Malavitoso con stile, trafficante d’armi dall’abbigliamento glamour, agisce in ragione del profitto, e se può lascia che il lavoro sporco lo facciano i suoi tirapiedi. Quando ammazza di persona non è certo per sadismo o per momenti di furore incontrollabile: è perché gli affari sono affari. Dall’altro lato, Max Cherry, il buono. Ex poliziotto, fa il garante cauzioni. Ha una moglie separata che lo dissangua, vorrebbe mollare il lavoro ma non ha abbastanza soldi per andarsene in pensione anticipata ed è troppo onesto per ammassarli in modo illecito. Almeno fino a quando non conosce Jackie Brown, la bella. Quest’ultima è la tipica dark lady (sebbene vestita da hostess): esteticamente appetibile e libera da remore etiche, si mette a fare il doppio gioco col criminale e gli agenti dell’ATF che lo braccano, ammaliando il buono e usandolo per raggiungere il suo scopo, ovvero quello di gabbare tutti (o quasi…). Niente di particolarmente nuovo sotto il sole, in effetti, ma la maestria di Leonard coi dialoghi (a mio parere uno dei più brillanti scrittori in questo senso) conferisce a ciascuno degli attori di questa commedia nera una dimensione personale notevole, scandendo allo stesso tempo il ritmo avvincente di una storia che pur non lasciando emozioni particolari a fine lettura ha il pregio di farsi scorrere con piacere e in più di un passaggio anche con divertimento.
Un volume che pure non essendo un capolavoro vale ampiamente l’investimento di qualche ora del vostro tempo, se riuscite a recuperarlo.
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