Gradito ospite oggi al Thriller Café è Vanni Sbragia, pseudonimo di un autore italiano che da oltre dieci anni pubblica romanzi di genere crime con alcuni fra i maggiori editori nazionali, vincitore di premi prestigiosi e tradotto all’estero. È in uscita il 21 gennaio il suo Un po’ meno di niente, giallo pubblicato da Fernandel e ambientato nel mondo dell’editoria.

– Ciao Vanni e benvenuto al Thriller Café. Due domande scontate ma necessarie a soddisfare la curiosità di chi ci legge: perché un romanzo in cui racconti apertamente e senza riserve l’industria dell’editoria e perché sotto pseudonimo?

Ciao Francesca e grazie per lo spazio che mi dedicate. Perché questo romanzo: perché dopo oltre dieci anni a contatto con il mondo dell’editoria di genere, ho collezionato una scorta di sassolini nelle scarpe che avevo voglia di togliermi. Per soddisfazione personale, per riderci sopra, per sottolineare che l’immagine (soprattutto social) di questo microcosmo è molto diversa dalla realtà. Lo pseudonimo? Non è certo per mantenere l’anonimato… penso sia facile capire chi si cela dietro a Vanni Sbragia e ho anche parlato direttamente di questo mio progetto a molte persone dell’ambiente. Tuttavia voglio mantenere una netta linea di demarcazione fra la mia produzione “ufficiale” e questo romanzo che rappresenta qualcosa di diverso. Quando hai uno zoccolo duro di lettori (nel mio caso piccolo ma pur sempre consistente in qualche migliaio) non è educato confonderli, spiazzarli.

– Sono sicura tu abbia messo in conto che qualche collega, lettore o blogger possa riconoscerti: vista la spietata ironia con cui descrivi vizi privati e pubbliche virtù del settore, che tipo di reazioni ti aspetti?

Mi aspetto che le persone intelligenti colgano l’ironia e che gli idioti, i presuntuosi, gli egocentrici e quelli con la coda di paglia si offendano. Forse perderò qualche falso amico ma la vedo come una ipotesi positiva, quindi non me ne preoccupo. Alla mia età e con quello che ho fatto fino ad ora non ho nulla da guadagnare da questo mondo.

– Vanni Sbragia autore ma anche protagonista del libro. Chi è davvero: l’uomo cinico e spregiudicato che critica ferocemente o un eterno Peter Pan?

Il Vanni protagonista del libro accentra tutti i lati oscuri, i difetti, la vanità, le incertezze di chi scrive per appagare il proprio bisogno di esserci, di apparire, di essere considerato e amato. Dal momento che volevo disegnare questo personaggio in modo realistico, ho cercato di evitare i luoghi comuni, di essere spietato, senza concedere sconti. Ne esce fuori un ritratto poco edificante ma molto prossimo alla realtà di chi frequenta un certo settore dell’ambiente editoriale.

– “Tutti scopano con tutti”, pronunciata proprio da Vanni, è la frase che cadendo come una tessera innesca l’effetto domino nel tuo libro perché sono cose che tutti sanno ma che nessuno ha il coraggio di dire: c’è però a tuo avviso un limite etico che non andrebbe mai superato nel sesso?

Bella domanda… Vanni non si pone limiti da questo punto di vista, cerca solo di mantenere le apparenze fino a quando la sua debole diga frana rovinosamente. A quel punto, pagato l’inevitabile dazio della separazione dalla famiglia, assapora una libertà che lo spinge a travolgere tutto e tutti con una spregiudicatezza ancora più estrema. Ma scoprirà che c’è un limite a tutto e rischierà di finire travolto egli stesso da tanta libertà. Personalmente penso che nelle relazioni il tabù da non infrangere sia quello di non prendere in giro le persone, di non calpestare i sentimenti altrui, insomma di non fare del male a nessuno. Non riguarda solo il sesso, è una regola che andrebbe applicata in tutti i campi che riguardano rapporti umani.

– Definisci il settore della narrativa di genere un mondo dello spettacolo dei poveracci. Mi piacerebbe saperne di più: cosa intendi?

Un grande amico e maestro, Sergio Altieri, diceva sempre: “quando un autore ti parla delle copie che ha venduto, dividi per due e poi dividi nuovamente per due. Otterrai un numero vicino alla realtà”. Senza considerare i cinque, massimo dieci top seller nel campo della narrativa crime, parliamo di un mondo dove si vendono poche copie, si guadagnano pochi soldi, si è sconosciuti ai più. Ma ci si illude ugualmente di essere famosi, di contare, di essere autori affermati. Complice anche la falsa popolarità tributata dai social. Una volta si diceva “Big in Japan” (gli Alphaville ci fecero anche una bella canzone nei primi anni 80).

Christian De Sica, nei panni del cantante fallito Tony Brando, nel capolavoro di Verdone “Compagni di scuola” diceva in una battuta memorabile: “Hai presente il mio brano “Collant, collant”? No? Come… ho vinto anche il Samurai d’argento!” Ecco, con i premi letterari farlocchi e il fandom su Facebook siamo a quel livello.

 – Giro a te una domanda che poni nel tuo romanzo: qual è la valenza sociale del crime in Italia?

Su questo do ragione al grande Massimo Carlotto. Il Crime si è sostituito al romanzo d’inchiesta e riesce a raccontare le storture del sistema sociale, politico, criminale della nostra nazione. Naturalmente parlo di una piccola parte degli autori che affollano le librerie, non delle montagne di paccottiglia trita e ritrita, degli scialbi gialletti sentimentali, della robaccia che copia e scimmiotta altre cose senza nemmeno saperlo fare. Se parliamo del vero noir, quello che aggiunge contenuti e sostanza all’intrattenimento, Carlotto è sicuramente l’autore più significativo. Un vero punto di riferimento per tutti.

– L’uscita di Un po’ meno di niente la consideri un evento unico o è possibile che Vanni Sbragia torni con un nuovo progetto?

Do quasi per scontato che Vanni Sbragia torni prima o poi. Appena avrò messo da parte qualche altro sassolino.

– C’è qualcosa che vuoi aggiungere, che vorresti dire ai tuoi e ai nostri lettori?

Vorrei invitarli a comprare il libro non tanto per me (giuro) ma per l’editore che lo merita senz’altro. Fernandel è un piccolo editore indipendente che scommette sulla qualità dei progetti che pubblica. Ce ne sono pochi ormai, di editori così. Fanno una grande fatica ad andare avanti e bisogna sostenerli a ogni costo. E poi, con questo libro, il divertimento politicamente scorretto è assicurato, oltre alla possibilità di dare una sbirciatina a quello che c’è davvero dietro a tanto fumo negli occhi.

 – Grazie per essere stato con noi Vanni e in bocca al lupo!

Grazie a voi! Viva il lupo!!!

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Un po' meno di niente
  • Sbragia, Vanni (Autore)

Articolo protocollato da Francesca Mancini

Lettrice appassionata di gialli, thriller e noir da sempre, amo molto anche le serie TV dello stesso genere e di scienza di confine. Ho una passione sfrenata anche per la musica anni ’80, il buon vino, il mare, la famiglia, gli amici veri e la comunicazione non verbale.

Francesca Mancini ha scritto 75 articoli: