santamariaSi è dedicata per tanti anni all’horror per poi regalarci “Io vi vedo” edito da TRE60, casa editrice che nasce da una costola della TEA per proporre inediti tutti da scoprire e dove è quasi un imperativo trovare ottimi thriller come quello dell’autrice che vi presentiamo oggi, Simonetta Santamaria. Un thriller, il suo, che rispetta le regole del gioco ma che non teme di ‘forzare la penna’ su strade non canoniche. Che cosa può indurre l’animo umano a migrare su un terreno dove il lecito lascia il posto al desiderio di vendetta? Attraverso una scrittura fresca e audace, l’autrice conquista il lettore che ignaro di quello che troverà tra le pagine non potrà non farsi coinvolgere dal suo protagonista, uomo di legge ma prima di tutto padre.

[D]: È un piacere fare la tua conoscenza, Simonetta… un caffè?
[R]: Molto volentieri, la caffeina aiuta a stare svegli, specie di notte, il momento migliore per partorire storie nere.

[D]: Domanda d’obbligo, da cosa ti sei fatta ispirare per scrivere il romanzo “Io vi vedo”?
[R]: Da nulla in particolare; l’idea era quella di stravolgere un personaggio integerrimo e trasformarlo in uno spietato assassino ma non in un killer. Ed ecco che è nato Maurizio Campobasso.

[D]: Cosa ti piace in un thriller?
[R]: La forza della narrazione, la trama strutturata in modo da non far cadere mai la suspense, e un finale non scontato.

[D]: Cosa non deve mancare alla lettura di un buon thriller?
[R]: I tre elementi di cui sopra.

[D]: Bene, allora li ripetiamo noi, è bene ribadire i concetti importanti, dunque a un buon thriller serve forza nella narrazione, suspence costante e finale a sorpresa. Ma andiamo avanti… quanto si deve essere coraggiosi per scrivere un finale a sorpresa?
[R]: Be’, credo ci voglia più coraggio a scrivere un finale scontato: il lettore di gialli e thriller è esigente e detesta restare deluso.

[D]: Hai mai temuto di deludere i tuoi lettori?
[R]: Ogni volta. Per questo leggo e rileggo i miei testi finché, da lettrice, non ritengo di percepire in pieno le sensazioni che da scrittrice volevo comunicare.

[D]: Quale compromesso si deve accettare per creare una trama utile ai fini della vendita?
[R]: Non ne ho idea, io ho sempre scritto quello che mi andava di scrivere. Non a caso, per tanti anni mi sono dedicata all’horror, genere ancora troppo confinato per colpa di un’erronea conoscenza e di una cinematografia spesso scadente e molto spesso idiota. Mi hanno proposto diverse volte di scrivere storie diverse ma non ho mai accettato perché so che non ci riuscirei, e io ai lettori cerco di offrire solo il meglio delle mie capacità.

[D]: Oggi alcuni dei romanzi italiani hanno un sapore internazionale, come è avvenuta la svolta? Se di svolta si può parlare?
[R]: Se per svolta intendete un’ambientazione esterofila allora mi pare che, al contrario, molti colleghi stiano sfruttando i luoghi delle loro origini, esportando un’Italia genuina, lontana dagli stereotipi.

[D]: Piacciono a tuo avviso i protagonisti che hanno delle debolezze?
[R]: Sì, senza dubbio, perché è proprio questo che li rende umani e verosimili.

[D]: Quando scrivi davanti al computer ti capita di mangiare?
[R]: Raramente. Quando capita, in genere si tratta di qualcosa di salato: al contrario di molti, io avverto il calo di sali piuttosto che di zuccheri.

[D]: Ti commuovi mai mentre sviluppi una trama?
[R]: Non secondo l’accezione comune che vuole Commozione uguale Lacrime; ma quando sento che la storia gira come volevo che girasse, avverto un’accelerazione del battito cardiaco e quel certo frullare nello stomaco che si potrebbe senz’altro definire emozione.

[D]: Se potessi offrire un caffè a un autore che stimi, chi sarebbe?
[R]: Di autori italiani ce ne sarebbero tanti ma uno su tutti: Alan D. Altieri che, bontà sua, pare apprezzi molto il mio modo di scrivere duro e diretto. Mentre lo scrittore straniero che amo di più e che ha condizionato il mio modello è Stephen King.

[D]: Su King non avevamo dubbi e i lettori capiranno dopo aver letto il romanzo del perché diciamo questo… chi sarà il protagonista del tuo prossimo romanzo? Ce lo puoi anticipare?
[R]: No, ma solo perché non so ancora quale sarà il prossimo romanzo che mi pubblicheranno. Ce ne sono già due pronti sulla linea della partenza, e uno in gestazione.

[D]: Perché hai deciso di inserire la componente paranormale nel tuo romanzo?
[R]: Primo, perché il paranormale in quanto fenomeno misterioso mi intriga assai, e poi perché mi piace creare una commistione tra i generi; nella vita ho sempre viaggiato un po’ sopra le righe, non mi sono mai piaciuti gli schemi e i pregiudizi, e anche nella scrittura cerco  di dare un’impronta personalizzata.

[D]: Un saluto ai nostri lettori del Thriller Cafè
[R]: Leggete tanto e leggete italiano: fidatevi della bravura dei vostri connazionali che non hanno niente da invidiare ai tanto acclamati nomi stranieri.

[D]: Per tutti coloro che volessero conoscere meglio l’autrice di “Io vi vedo” vi consigliamo di farvi un giro sul suo personal site, www.simonettasantamaria.net noi lo abbiamo trovato davvero accattivante! Grazie ancora per la tua simpatia, Simonetta!

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Articolo protocollato da Arianna e Selena Mannella

Arianna e Selena Mannella Collaborano al magazine Albatros per il quale intervistano personaggi del jet set nazionale e internazionale e con Thriller Magazine, nel quale curano la rubrica “Ordinaria Follia”. Sono addette stampa e editor.

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