Il Segreto del’Alchimista porta la firma di Alfredo Colitto, ed è edito da Mondadori nell’anno 2022. L’autore alterna l’attività principale con quella di traduttore. Qualche nome? Don Winslow, Michael Connelly, James Ellroy. Ed insegna scrittura creativa presso la scuola Zanna Bianca nella città delle Due Torri. Insomma, mica pizza e fichi!
Il Segreto dell’Alchimista parte veloce: un uomo, Simone, in stato confusionale, corre lungo piazza Maggiore a Bologna. Forse la sua alterazione è dovuta all’ondata di caldo anomalo che, nel mese di settembre, grava sulla città? O alla presenza, per alcuni nefasta per altri confortante, di una cometa che appare in cielo al tramonto da una settimana a quella parte?
Simone, avvolto nel delirio, riesce ad arrivare fino alla porta dell’abitazione di De’ Liuzzi, un medico. Lì s’accascia e muore mormorando proprio il nome del dottore. Il capitano Pellai, chiamato a dirigere le indagini, fuga subito ogni dubbio: Simone è stato avvelenato e poi pugnalato. E da chi se non dal De’ Liuzzi, del quale ha fatto il nome appena un attimo prima di chiudere per sempre gli occhi proprio davanti al domicilio di costui?
Pellai non esita un solo secondo, e si reca all’università dove De’ Liuzzi sta tenendo una lezione di anatomia, accusandolo di omicidio.
Sono qui da ore, è la replica del medico. Pronta la risposta del capitano: la ferita non era mortale, ma la dose di veleno sì. Il momento che Pellai pregustava è giunto: il disprezzo verso De’ Liuzzi è cosa nota. Poterlo fermare con un’accusa tanto ignobile e grave avrebbe soddisfatto il suo animo rancoroso.
Troppo facile, però, è incolpare qualcuno: bisogna dimostrarlo e indagare. Il primo a farlo è proprio De’ Liuzzi, innocente fino a prova contraria. Nell’impresa, ardua, avrà al suo fianco la moglie Mina e il figlio. Mentre Pellai, e non solo lui, spingeranno dalla parte opposta, convinti della responsabilità del medico.
A vario titolo sfilano personaggi d’ogni genere e collocazione sociale. Altri delitti si sommano al primo. Che niente affatto era casuale. Nel groviglio d’indizi, depistamenti, sospetti quasi tutta Bologna è in allerta.
Quindi inquirenti, prelati, politici entrano, chi di dovere chi meno, nell’intricata indagine. A proposito dei politici, Colitto adopera un periodo interessante “… un’idea del genere poteva sbocciare solo nelle menti dei politici, così occupati dalle loro rivalità interne e dai complotti per accumulare potere da non riuscire a vedere le cose in maniera obiettiva.”
Quindi ciò che all’inizio appare come un caso aperto e chiuso si trasforma in inquietante e criminale vicenda. De’ Liuzzi, sempre più coinvolto in qualità di assassino e detective suo malgrado, deve dimostrare di essere innocente; ma intorno a lui spesso crollano certezze appena acquisite e montano feroci indizi. Da seguire in un’eccitante alternanza di dati scontati e fatti che per nulla lo sono.
Il romanzo affascina per il disegno appoggiato sulla magnifica cornice bolognese, interessa per forma e contenuto: non una parola più del necessario usa Colitto per trascinarci dentro il suo, e dar modo di farlo nostro. Dunque il romanzo, per bravura d’autore, si lascia compenetrare tra le righe, laddove è, sì spazio bianco, vi è comunque azione perché Colitto ci dà modo di osservare le scene a 360°. Niente è piatto nel Segreto dell’Alchimista, personaggi e scenografie paiono uscire dalle pagine e vivere sotto i nostri occhi.
Colitto crede nel suo scritto così come De’ Liuzzi è convinto di poter affermare la sua estraneità ai fatti.
Recensione di Gioia Verni.
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