Tiriamo su oggi la serranda del Thriller Café per servirvi un infuso di Yerba Mate per meglio predisporvi alla lettura della recensione di Il diavolo non sempre ci mette la coda dello scrittore uruguayano Pedro Peña, una voce potente che ci arriva dal Sud America, grazie a Dei Merangoli Editrice.

“Tastai la busta lunga e qualcosa nella sua consistenza non mi tornava. Provai ad aprirla dal lato della linguetta. Ci avevano messo dello scotch. Lo strappai e cadde un foglio bianco piegato in quattro e con un messaggio piuttosto conciso. ‘Signor A. Flores, la aspetto oggi al Parco Capurro alle 17. Un vero e proprio scoop. Indosso una giacca nera e ho la barba’. Bene… ma perché non mi aveva telefonato? ‘Vero e proprio’, quando dicono così… ‘Oggi’… Ma per ‘oggi’ intendeva oggi, lunedì?”

Augustín Flores è un giornalista di San José che fa fatica a mettere ordine nella propria vita, pigro e indolente qual è. La figlia Manuela avuta dall’ex moglie sempre lontana (ma a volte per sua dimenticanza), una quasi-relazione con la prostituta Valeria (che lo rincorre per “chiarire” le vicende che hanno portato all’ultima rottura), la vita di redazione tormentata dai suoi capi, Javier Quintana e Franklin Miguez, che a turno lo rimbrottano per riportarlo alle proprie responsabilità editoriali. Dopo un’avventura rocambolesca nello sperduto paesino di Rafael Alsina (Ormai nessuno vive più in certi luoghi), Augustín è alla ricerca di un posto tranquillo dove scrivere il libro che ha in testa da anni, magari in riva al mare, in un posticino defilato tra Montevideo e Playa Duarte. Ma il destino ha in serbo altro per lui. L’arrivo di una lettera anonima in redazione, che lascia intravedere la possibilità di uno scoop, lo spingerà a recarsi all’appuntamento con il misterioso interlocutore. Da quel momento in poi, gli eventi prenderanno una piega a dir poco rocambolesca. La fuga di Augustín si intersecherà con quella di un altro fuggiasco, finendo, sì, sulla strada per Playa Duarte ma con ben diversi, inaspettati esiti.

Lo sa, dottoressa, a cosa mi riferisco? Tutti noi abbiamo un oggetto così… come chiamarlo? Un feticcio della nostra professione. Lei, se non ricordo male, usa ancora quel cellulare vecchio e scassato, un aggeggio con lo schermo arrotondato, che non saprei spiegarmi il perché ce l’abbia ancora se non nel modo che le ho appena menzionato. gliel’ha regalato il suo primo fidanzato? Mi perdoni l’invadenza, a volte non riesco a scremare. La scrematura la lascio a lei. Io per ora devo accontentarmi di essere sincero. Di raccontare ogni particolare di ciò che mi viene in mente. E valuterà lei quanto siano dispersive e inutili le cose che sono solite venirmi in mente…

Seconda opera di Peña tradotta in Italiano, tratta dalla pentalogia dedicata ad Augustín Flores, Il diavolo non sempre ci mette la coda è un romanzo costruito a spirale, con l’alternanza di voci tra il fuggiasco nascosto sott’acqua nel canneto che apre la narrazione, e le vicende che travolgono Flores fin dal primo momento in cui accetta incautamente di incontrare il mittente della missiva anonima, fino all’incontro finale.

Ma ciò che rende estremamente affascinante il tutto è che l’alternanza delle voci corrisponde, in verità, ad una più singolare alternanza dei generi.

Già, perché, la storia del primo fuggiasco, narrata in terza persona, ha il sapore languido e maledetto di un western di stampo tarantiniano (penso alla scena con i cani ringhianti o all’amplesso quasi ferale con la chica), mentre l’andamento delle vicende di Flores è più noir, benché pervaso da una vena di umorismo, è narrato ad una terza persona, alla fantomatica dottoressa. Psichiatra o magistrato? Lo scoprirete solo alla fine.

È indubbio che la scrittura di Peña sia preziosa sotto molti aspetti, sia per quanto riguarda i temi che, più propriamente la lingua (che ne fa un maestro in patria).

Peña racconta con un misto di calcolata levità e atroce naturaleza la realtà sociale del suo Paese, che in qualche misura è rimasto socialmente arretrato e poco conosciuto, e che proprio per questo è ancora alle prese con logiche criminali antesignane di quelle più ciber del mondo occidentale. Il candido approccio di Augustin Flores ai fatti criminali nei quali è coinvolto, secondo il mio avviso, vuole dare la misura di quanto ci sia ancora di arcaico e primitivo nelle logiche adottate dai malviventi in quei luoghi, tanto da rendere quasi naif certe espressioni di violenza gratuite.

Mi preme sottolineare quanto Il diavolo non sempre ci mette la coda sia fuori dagli stereotipi di genere (Noir? Thriller?), e che siamo invece in presenza di un romanzo sociale dal sapore verista, parimenti distante anche dal realismo magico sudamericano.

Peña non banalizza il crimine rappresentandolo a volte nella sua pochezza, bensì lo riproduce con fedeltà, lasciando poi “alla dottoressa” il compito di “scremare”.

Lui si accontenta di essere sincero.

La notte scrissi il pezzo che dovevo girare a Javier. Tipico articolo di sondaggio, una specie di ‘vediamo che succede se…

Lo trascrivo.

Titolo: POLIZIA INDAGA IN NOTO STABILIMENTO BALNEARE

Sottotitolo: Dopo diverse denunce, le spiagge dell’ovest di Montevideo sono nel mirino.

Sviluppo: Fonti consultate da questo giornale ci hanno informato sui risultati di recenti indagini nelle spiagge occidentali.

Finalmente un protagonista che di professione fa il giornalista della carta stampata, in un paese dove il giornale cartaceo ha ancora un valore!

Peña, per bocca di Augustín, sottolinea che tutto quello che avrebbe scritto nell’articolo da spedire in redazione, magari sarebbe stato già messo in onda dalle televisioni, ma lascia lo spazio d’azione tipico dell’inviato sul campo, che fa sfruttare a Flores in più di una occasione.

Ne esce un ritratto, per noi nostalgico e amaro, del vecchio e affascinante mondo della carta stampata.

Who is who?

Pedro Peña, nato nel 1975 a San José in Uruguay, è scrittore e professore di Letteratura. Ha vinto diversi premi tra i quali, nel 2006, il Premios nacional de Narrativa al concorso Narradores de la Banda Oriental per il libro di fantascienza Eldor e, nel 2019 il Primo Premio nella Categoria “Leteratura per l’infanzia” al Premios Nacionales de Literatura, MEC (Ministerio de Educación y Cultura).

È autore di numerosi libri fra cui la trilogia fantasy Il libro de los mitos (Penguin Random House, Montevideo) e la pentalogia che narra le avventure del giornalista investigatore Augustín Flores (Estuario Editora, Montevideo).

Con dei Merangoli, nel 2020 pubblica La notte che non si ripete, romanzo dal quale in Uruguay è stata tratta l’omonima versione cinematografica e, nel 2019, Ormai nessuno vive più in certi luoghi, primo volume della saga di Augustín Flores.

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Il diavolo non sempre ci mette la coda
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Articolo protocollato da Monica Bartolini

Monica Bartolini (Roma 1964) si afferma nel mondo della scrittura gialla con i romanzi della serie del Maresciallo Nunzio Piscopo (Interno 8 e Le geometrie dell'animo omicida, quest'ultimo finalista al Premio Tedeschi nel 2011). Nel 2010 vince il Gran Giallo Città di Cattolica per il miglior racconto italiano in ambito mystery con il racconto Cumino assassino, compreso nell'antologia 10 Piccole indagini (Delos Digital, 2020). Autrice eclettica, per I Buoni Cugini Editori pubblica nel 2016 Persistenti tracce di antichi dolori, una raffinata raccolta di racconti gialli storici che ha per filo conduttore le vicende legate al ritrovamento di alcuni reperti storici, che ancora oggi fanno bella mostra di sé nelle teche dei musei di tutto il mondo, e nel 2019 la terza investigazione del suo Maresciallo dal titolo Per interposta persona. Collabora con i siti www.thrillercafe.it e www.wlibri.com per le recensioni ed è membro dell'Associazione Piccoli Maestri - Una scuola di lettura per ragazzi e ragazze che si occupa di leggere i classici nelle scuole italiane. Bibliografia completa in www.monicabartolini.it Contatti: [email protected]

Monica Bartolini ha scritto 88 articoli: